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Notiziario Marketpress di Martedì 14 Novembre 2006
 
   
  CRISTIANO TASSINARI SPAZIOBOCCAINGALLERIA 15 . 28 NOVEMBRE 2006

 
   
  Milano, 14 novembre 2006 - Cristiano Tassinari, nato nel 1980, è laureando all’Accademia delle Belle Arti di Bologna e oltre a numerosi inviti a mostre e testi critici ha vinto quattro primi premi ed è stato tra i tre artisti prescelti a Forlì a presentare un’opera commemorativa di Marco Palmezzano. Molti se e ma e pensieri si potrebbero fare sulla pittura contemporanea, è più giusto invece lasciare la memoria intrisa e impastata di testimonianze visive e poetiche, permettendo una migliore lettura dei lavori di Cristiano Tassinari. Corre nella sua pittura l’urgenza di raccontare e raccontarsi attraverso i caratteri corporeo-figurali che causticamente determinano la condizione basica dell’uomo. E la precipua appartenenza di sé che ci riconduce alle formulate e calibrate pose del corpo: teste, membra, articolazioni che, esfoliate dalle loro apparenti sembianze, ci rimandano in un’atmosfera complessa, in continua trasformazione. La forma richiama sé stessa, cerca di costruirsi nel ductus pittorico, materico e liquido, e tenta una via di separazione tra l’autore e il corpo dell’immagine. Tra i temi cari a Tassinari vi è la testa che si inscena dentro lo spazio infuocato dell’esistenza. Si comprime per non essere giudicata, si rapprende in sostanza pura, quasi fosse un organo, per nascondere la propria incapacità di appartenere ad una dimensione “morale” che pietosa mente dovrebbe non essere predisposta al pregiudizio e alla non accettazione del diverso, dell’estraneo. Scatta così un meccanismo “aggressivo” che consente di pervadere le strutture della forma di cui Tassinari, con perizia tecnica ed emotiva, ci fa perdere le coordinate, solleticando il movimento plastico che è insito nella verità dei soggetti. E curioso constatare nelle sue opere la dialettica esistente tra il rigo re geometrico delle parti, ludicamente composte, e la sostanza pittorica sciolta in una terragna e pervasiva fisicità. Nella costruzione cromatica delle sue figure l’esperienza tonale e quella grafica si intrecciano, quasi a comporre due momenti antitetici, dando adito al senso del non finito, frattura antologica che nel gesto interrotto si potenzia. Questa è la realtà coinvolgente della posizione estetica di Cristiano Tassinari. Lo vedo come Essere che non pensa più all’uomo nella sua integrità e centralità, in una apparente armonia, che invece è alterata dai “festosi” e “grotteschi” grafismi dove si adagia il sogno utopico, sempre affascinante, di un nuovo Umanesimo. Di Enrico Maria Davoli - Le incisioni di Cristiano Tassinari funzionano come un setaccio attraverso il quale far passare, filtrandoli, i motivi già presenti nell’attività pittorica. In questa i soggetti (figure intere e ritratti colti nella dimensione nuda, atemporale, dell’ atelier) galleggiano in un magma colorato, sorta di brodo di coltura che le nutre e le protegge, entrando quasi in osmosi con la loro identità. Nelle incisioni si assiste ad un prosciugamento delle immagini che permette loro di cagliare e rapprendersi. Ne restano come delle orme, degli stampi leggeri. In qualche caso la figura è ridotta al puro contorno. La linea è rigorosa e affermativa; si assottiglia e si fa delicata dove occorre suggerire un indizio di prospettiva, lasciare immaginare un trapasso chiaroscurale; diventa più spessa ed energica quando la superficie da racchiudere è ampia e levigata, o il passaggio dalla luce all’ombra si può immaginare improvviso, senza gradazioni intermedie. L’effetto è nitido, ineccepibile, la figura si staglia sul fondo quasi fosse modellata in filo di ferro e il bianco della carta fosse in realtà un ambiente tridimensionale. In altre circostanze il processo di stampa trascina con sé tonalità diffuse, chiaroscuri, grumi e smagliature che danno la sensazione della completa autonomia del supporto rispetto all’immagine, come se questa fosse una diapositiva che viene proiettata su più schermi colorati o su un muro rivestito con intonaci di grana diversa, con l’effetto di vederla ogni volta differentemente restituita e virata. A creare effetti di spazio orientato, abitabile, provvedono gli scorci che Tassinari sa dosare con maestria e virtuosismo, imponendo allo spettatore un punto di vista che lo catapulta dentro l’immagine, in rotta di collisione coi corpi e i volti raffigurati. Sono inquadrature insieme fortuite ed eleganti, che danno nobiltà compositiva anche alle presenze più anomale, alle fisionomie più prosaiche. Una versione moderna ed aggiornata della sprezzatura, cioè delle apparenze frettolose, “sporche”, con cui i maestri dei secoli passati insaporivano le proprie realizzazioni, stendendo un’ombra affascinante di casualità, d’indeterminatezza, sulla natura invece profondamente voluta di ogni vero lavoro d’artista .  
   
 

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