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Notiziario Marketpress di Giovedì 10 Giugno 2010
 
   
  SERVIZIO DIPLOMATICO DELL´UE: LE CONDIZIONI DEL PARLAMENTO IL NUOVO SERVIZIO DI AZIONE ESTERNA PRENDE FORMA MA IL PARLAMENTO HA ANCORA IMPORTANTI RISERVE

 
   
   Bruxelles, 10 giugno 2010 - Il futuro del Servizio di Azione dell´Ue - la nuova diplomazia europea guidata dall´inglese Catherine Ashton - sta diventando realtà. La settimana scorsa i deputati esperti di Affari esteri ne hanno ridiscusso. Il Parlamento è critico su alcuni aspetti del futuro organismo. Elmar Brok, Ppe, responsabile della questione insieme al leader liberale Guy Verhofstadt, ci ha spiegato perché. I negoziati sono a un punto cruciale: il Parlamento ha posto le sue condizioni, ora tocca a Lady Ashton e ai governi rispondere. Quello che chiedono i deputati è che il servizio abbia un mandato più ampio, che includa anche le politiche di sviluppo, aiuto umanitario e allargamento, e dipenda finanziariamente dalla Commissione europea. Il budget, il personale e la responsabilità verso il Parlamento e i cittadini sono questioni ancora aperte. Onorevole Brok. L´alto rappresentante Ashton ha incontrato molte difficoltà da quando è stata nominata. Il Servizio d´Azione esterna potrà aiutarla a sormontare gli ostacoli? Il Servizio servirà da supporto all´Alto rappresentante. Fino a oggi Catherine Ashton ha dovuto coprire tre posti: quello di Alto rappresentante, di vicepresidente della Commissione, e di presidente del Consiglio Affari esteri. Ma ha bisogno di sostegno per poterlo fare, soprattutto per coordinare i differenti settori. Voi come credete che il Servizio debba essere strutturato? Che cosa c´è in gioco, e perché i negoziati con il Consiglio e la Commissione sono così complessi? La complessità viene dal fatto che ci sono due basi giuridiche diverse. Una parte delle relazioni esterne, cioè la politica estera e di sicurezza, è di competenza dei governi. Tutte gli altri ambiti - la politica di vicinato, gli aiuti allo sviluppo eccetera - sono invece politiche comunitarie, afferenti alla Commissione. Tutto ciò deve essere riunito in uno stesso Servizio. Come organizzarlo senza modificare gli attuali equilibri istituzionali, è un compito delicato. Il Parlamento vorrebbe che la Ashton avesse dei sostituti nominati politicamente. Perché, che cosa cambierebbe? Catherine Ashton ha moltissime responsabilità, e non potrà sempre rispondere alla richiesta del Parlamento di essere tenuto al corrente. Non potrà andare di persona a tutte le riunioni e le negoziazioni. Quindi, i suoi vice devono essere responsabili politicamente, non possono essere semplici funzionari. Devono poterla sostituire e parlare a nome del Servizio, in modo che il Parlamento abbia un interlocutore politico. Secondo noi, i vice devono essere i commissari responsabili per quanto riguarda le aree di competenza comunitaria, e per le questioni intergovernamentali devono essere figure politiche nominate dai Governi. Che ruolo sta giocando il Parlamento nella creazione del Servizio? Il Parlamento è competente per il bilancio. Questo significa che il Servizio non può assumere un solo dipendente, senza l´approvazione del Parlamento. E noi chiediamo che il personale sia ben equilibrato, con una metà che viene dalla Commissione, e non solo dai governi, perché il Servizio rappresenta anche gli interessi comunitari. Quando pensa che la nuova diplomazia europea entrerà in servizio? Dipende da quando la Ashton e il Consiglio saranno pronti ad accettare compromessi su alcuni punti. Il Parlamento sa quali sono i punti fermi. Non accetteremo mai di rinunciare al metodo comunitario, di non fornire adeguati strumenti finanziari al servizio, e di abdicare dalla nostra funzione di controllo politico.  
   
 

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