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Notiziario Marketpress di Lunedì 21 Giugno 2010
 
   
  UE, JüRGEN KLUTE: TENERE SALDE LE REDINI DELLE AGENZIE DI RATING

 
   
  Bruxelles, 21 giugno 2010 - Mentre la crisi finanziaria scuote le economie dell´Unione europea, i deputati volgono lo sguardo alle agenzie di rating. Le loro valutazioni, seguite alla lettera dagli investitori, possono alzare i costi per ottenere prestiti da parte dei paesi fino a livelli insostenibili, come ha dimostrato il caso greco. Abbiamo parlato con Jürgen Klute, parlamentare tedesco della Sinistra unitaria, uno dei cinque deputati che ha interrogato la Commissione sul ruolo delle agenzie di rating questo martedì. Qual è il suo punto di vista sul ruolo delle agenzie di rating nell´escalation della crisi? C´è stato un conflitto di interessi, con le agenzie che venivano pagate dalle compagnie che vendevano questi prodotti finanziari agli investitori? Le agenzie di rating hanno fallito nella crisi degli anni ´90, hanno fallito ancora nel caso Enron all´inizio del nuovo millennio, hanno dato giudizi incorretti sui prodotti finanziari basati sui mutui americani nel 2007 e hanno continuato a dare rating alti alla Lehman Brothers nonostante la banca di investimenti stesse già barcollando. Le tre grandi agenzie - Standard & Poor´s, Moody´s e Fitch - sono imprese private. Esercitano il ruolo di arbitro ma allo stesso tempo sono giocatori nel campo finanziario, e cercano di ottenere il massimo profitto. Attualmente, le compagnie che rilasciano titoli pagano per il rating di azioni, bond e altri prodotti che vogliono vendere agli investitori. Far pagare gli investitori per rating più obiettivi porterebbe un minimo di correttezza nel gioco. Nelle ultime settimane abbiamo visto come le agenzie di rating possono far alzare il costo dei prestiti per intere economie quando declassano alcuni paesi. Visto quello che hanno fatto in passato, crede che sia giusto che esercitino una simile influenza? Gli Stati non dovrebbero essere confusi con le imprese. Organizzano e decidono il modo in cui le società convivono. Nell´attuale crisi della zona euro, comunque, il problema non sono le agenzie che confondono Stati e imprese, mi sembra che stiano creando un falso panico basato sulle loro opinioni riguardo a un improbabile default degli Stati meridionali Ue, incoraggiando la speculazione. Tassi d´interesse molto alti per la Grecia potrebbero essere utili alle ricapitalizzazioni delle banche internazionali, ma alla fine le agenzie si stanno giocando la propria credibilità. Oggi, l´attività di rating è lontana dal valutare i rischi: più che altro li crea. Secondo lei, cosa bisognerebbe fare per allineare l´attività di rating con quello di cui l´economia ha veramente bisogno? Perfino la Commissione europea è finalmente d´accordo sul fatto che abbiamo bisogno di un controllo pubblico, sottoponendo le agenzie a nuove regole ferree. Il potere che le agenzie private esercitano sulla vita pubblica è stato abusato, ora dobbiamo mettere un limite. Eppure, dubito che sarebbe abbastanza. Dopo la privatizzazione delle banche pubbliche, il problema dei paesi europei è la loro dipendenza dai mercati finanziari. La Banca centrale europea ha bisogno di rivalutare le sue politiche e imparare dai suoi vicini. Fare del rating una condizione per l´acquisto dei bond statali della zona euro ha conferito alle agenzie un ruolo ufficiale che non meritano. Inoltre, e ugualmente importante, abbiamo bisogno degli euro bond, che creerebbero un ambiente nel quale speculare contro i membri della zona euro sarebbe più difficile.  
   
 

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