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Notiziario Marketpress di Lunedì 21 Giugno 2010
 
   
  COREA: IL SUD GUARDA ALL´EUROPA, CON IL NORD TENERE CANALE DI COMUNICAZIONE APERTO

 
   
  Bruxelles, 21 giugno 2010 - Nelle ultime settimane gli occhi del mondo sono stati puntati sulla penisola coreana, a causa dell´ aumento delle tensioni fra Sud e Nord dopo che una barca sudocoreana è affondata il 26 marzo, forse silurata da un vascello nordcoreano. Oggi l´Aula ha discusso la situazione con l´Alto rappresentante per gli affari esteri Catherine Ashton. Prima del dibattito, abbiamo intervistato il deputato di centro-destra tedesco Christian Ehler, capo della delegazione del Parlamento per le relazioni con la Corea del Sud e del Nord. Una delegazione di parlamentari ha visitato la Corea a inizio giugno. Quali sono le sue impressioni? La cosa più impressionante è come la Corea del Sud prende sul serio il partenariato con l´Ue. Non si tratta solo dell´accordo di libero scambio, che è ovviamente la cosa economicamente più importante. Vogliono anche capire come siamo usciti dalla guerra, dalle dittature, dai conflitti, e siamo riusciti a costruire una comunità. Ci sono tantissime imprese europee impegnate in progetti di grande rilevanza in Corea del Sud, per esempio c´è una partnership euro-coreana per la produzione di batterie elettriche. Loro prendono la questione dell´ambiente molto sul serio. Abbiamo programmi aerospaziali comuni, e anche joint venture nell´industria dell´auto. Per molte imprese europee, la Corea è una porta d´ingresso alla Cina, e per questo di grande importanza strategica. Che ruolo può avere l´Ue nell´allentare le tensioni fra le due Coree? Non dobbiamo sovrastimarlo, noi non siamo nemmeno parte dei negoziati a sei (veri riquadro in basso). Ma quello che conta è il nostro partenariato con la Corea del Sud, loro vogliono imparare dall´esperienza dell´Europa. Il principale contributo che possiamo dare, è trasferire conoscenze verso la Corea del Sud. Nei confronti della Corea del Nord, siamo forse gli unici che hanno mantenuto un programma di aiuti alimentari, gli Usa e altri attori internazionali se ne sono andati. La nostra responsabilità mantenere un canale di comunicazione aperto. Qual è il messaggio dell´Ue al regime di Pyongyang? In realtà, non abbiamo molta libertà di manovra, i negoziati con un regime di quel tipo non sono come quelli con qualsiasi altro partner. Per esempio, quando gli si parla di diritti umani, loro rispondono che è un complotto della Cia! Per cui con loro bisogna ripetere sempre lo stesso messaggio, molto semplice e chiaro, e accontentarsi di piccoli, a volte quasi impercettibili, passi in avanti. I punti su cui noi continuiamo ad insistere sono la denuclearizzazione, la ripresa dei negoziati con le sei parti, il riavvicinamento all´Onu, i diritti umani e il mantenimento del programma alimentare, almeno sappiamo che una parte importante della popolazione non muore di fame. Dovevamo andare anche in Corea del Nord con la delegazione, avevamo negoziato con l´ambasciatore per sei mesi. Poi c´è stato l´incidente della nave sudcoreana silurata, e abbiamo rinunciato alla visita. Qual è l´esperienza umana che l´ha colpita di più in questo viaggio? Quando siamo andati al confine con la Corea del Nord, dal lato della Corea del Sud era molto verde, pieno di alberi. Dall´altro lato invece c´era una landa desolata, posti di artiglieria e mine terrestri. Sappiamo che in Corea del Nord ci sono oltre 2 milioni e mezzo di mine anti-uomo.  
   
 

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