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Notiziario Marketpress di Lunedì 21 Giugno 2010
 
   
  MANOVRA ALTERNATIVA: TASSARE LA SPECULAZIONE FINANZIARIA, LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE E INTRODUZIONE DELLA PATRIMONIALE

 
   
  Perugia, 21 giugno 2010 – “Così come ha argomentato la Presidente Marini, anche l’Umbria, si trova di fronte ad un profondo cambio di fase determinato dalla drammatica crisi economica e dall’incombente federalismo fiscale. Un tornante della storia del regionalismo umbro aggravato da un ‘irricevibile’ manovra economica imposta dal Governo Berlusconi, che scarica prevalentemente sulle Regioni, gli enti locali, i lavoratori del pubblico impiego, la ricerca, l’università, i ceti sociali più deboli, i costi di un risanamento senza politiche per lo sviluppo”. E’ quanto afferma,il 18 giugno. L’assessore regionale alle politiche abitative, edilizia sovvenzionata e programmazione delle opere pubbliche, Stefano Vinti. “Ormai è chiaro che la lotta alla mastodontica evasione fiscale che colpisce l’Italia, è pura propaganda da parte del Governo – ha detto l’assessore - Una proposta alternativa alla ‘macelleria sociale’ che i Governi europei hanno improntato per recuperare miliardi di euro, potrebbe essere tassare la speculazione finanziaria, vera lotta all’evasione fiscale e introduzione di una patrimoniale”. Per Vinti “in tanti hanno salvato la finanza ora c’è il rischio che la finanza possa uccidere chi l’ha mantenuta in vita. Non tanto i Governi, che hanno deciso nel momento della massima crisi di mettere a disposizione del sistema finanziario oltre 13mila miliardi (dal Fondo Mondiale Internazionale), quanto i cittadini e i lavoratori dei paesi che hanno visto aggravarsi i deficit pubblici, non a causa di un incremento della spesa pubblica per investimenti o welfare, ma per pubblicizzare banche o per costituire società ad hoc dove inserire titoli in immobili tossici”. “Una tassa sulle transazioni finanziarie è quindi un’urgenza, una necessità – prosegue l’assessore - uno dei primi obbiettivi per fermare e mettere un argine all’azione distruttiva del sistema finanziario globalizzato. Intervenire con una tassa globale è una battaglia di democrazia e trasparenza”. “Attraverso un piccolo prelievo fiscale è possibile portare alla luce i protagonisti dell’assalto alle materie prime e di quelli che hanno portato l’attacco all’euro. Gli introiti della ‘tassa globale’ possono essere utilizzati per risanare i conti pubblici, finanziare lo stato sociale, decidere strategie economiche basate sulla sostenibilità sociale e ambientale, sradicare la povertà”. Per Vinti “una tassa sulle transazioni finanziarie può dare un contributo non secondario per mettere le briglia ai mercati fuori controllo. Basti sapere che un terzo del fondo per la crisi creato dal congresso degli Usa su indicazione del governo, è finito ad una società di assicurazione privata, Aiq, che ha utilizzato il denaro pubblico per ripagare alcuni grandi operatori finanziari, Goldman Sachs in testa, che si erano assicurati contro il fallimento della Lehman Brothers. La tassa sulla transazione finanziaria serve ad evitare che il mondo possa essere travolto da una finanza fuori controllo e vivere meglio. In un paese dove l’evasione fiscale è di 120 milioni di euro all’anno, questo ci spinge a ragionare sulle possibili alternative. Limitando l’attenzione sulle entrate possiamo prenderne in esame due: la prima è l’Iva, la tassa più evasa in assoluto, ciò perché l’attuale sistema si può paragonare ad un vero e proprio bancomat dell’evasione fiscale, consentendo all’evasore, che non ha dichiarato il proprio fatturato, di utilizzare il credito Iva sulle merci acquistate per non pagare di tasca propria nuovi acquisti. Intervenendo sulle compensazioni orizzontali si potrebbe, molto probabilmente, consentire un incremento delle entrate e una riduzione del fabbisogno dai 3 ai 5 miliardi di euro. (A. Santoro, R. Romano). Il secondo aspetto, in una prospettiva di medio termine, è la reintroduzione nel nostro Paese della discussione sulla patrimoniale. Patrimoniale vista come una forma di imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, sia da capitale finanziario che da capitale immobiliare”. Per Vinti “l’imposta patrimoniale offre indubbiamente vantaggi, sia sul piano dell’efficienza che della stabilita economica, in quanto il gettito viene reso indipendente dal fluttuare dei valori delle borse, sia sul piano dell’equità, poiché il patrimonio è distribuito in modo più iniquo rispetto al reddito. Questo non significa che si debba rinunciare alla progressività dell’imposta sul reddito riducendo il numero delle aliquote, perché i redditi da lavoro non sono tutti uguali e sarebbe assurdo privilegiare i top manager pubblici o privati”. “Recentemente - conclude - il Fmi ha stimato che l’adeguamento dell’imposizione patrimoniale ai livelli medi di un insieme di Paesi di riferimento, porterebbe l’Italia ad un gettito di circa 15 miliardi di euro, vale a dire a 1 punto di Pil. Perciò sia da un punto di vista qualitativo sia da un punto di vista quantitativo, un’imposizione patrimoniale (in parte sostitutiva, in parte integrativa di imposte esistenti) costituisce un’alternativa di sicuro interesse”.  
   
 

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