Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Giovedì 16 Novembre 2006
 
   
  INVESTITORI E FONDI DIVISI DALLE PERFORMANCE FREQUENTI INGRESSI E USCITE PENALIZZANO I RENDIMENTI EFFETTIVI REALIZZATI DAI RISPARMIATORI. E NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI UNA SCORRETTA ASSET ALLOCATION È LA CAUSA DI RITORNI DELUDENTI. IL TEMA È STATO OGGETTO DI UN CONVEGNO ORGANIZZATO DA MORNINGSTAR E IBBOTSON IERI A MILANO.

 
   
   Milano, 15 novembre 2006 - Le performance di un fondo raramente coincidono con il guadagno dell´investitore. Non solo, diversi studi dimostrano che il 90% dei ritorni di un portafoglio è spiegato dalla strategia. Di allocazione adottata dai gestori nel tempo. Come aumentare le probabilità di successo nelle scelte di investimento e quali metodologie impiegare per creare una reale diversificazione delle risorse finanziarie in modo da ottimizzare il rapporto rischio/rendimento è stato l´oggetto del convegno "L´evoluzione dell´asset allocation da Markowitz a Black-litterman", che si è svolto oggi a Milano, promosso da Morningstar, leader mondiale nell´analisi e nella valutazione dei fondi d´investimento, e Ibbotson Associates, società specializzata nei servizi di asset allocation e acquisita da Morningstar nel marzo 2006. Come ha spiegato Don Phillips, managing director di Morningstar Inc. , frequenti ingressi e uscite da un fondo penalizzano il ritorno dell´investitore, indipendentemente dal suo andamento. In base a un recente studio, nel caso di un fondo bilanciato (60% azionario e 40% obbligazionario), la performance decennale è pari al 9%, ma quella realizzata da un risparmiatore medio nello stesso periodo è inferiore (8,75%). La differenza è maggiore se si considera un prodotto settoriale, il 10,4 contro il 7,6%. L´analisi mostra che per gli strumenti più volatili (maggior deviazione standard) la probabilità di successo dell´investitore è minore, in quanto entra in gioco il fattore emotivo che spinge a una maggior movimentazione di portafoglio. Per aumentare il grado di soddisfazione dell´investitore, spiega Phillips, esistono diverse vie: l´identificazione di prodotti di qualità e, ancor più importante, la determinazione di una corretta asset allocation. E´ rilevante anche l´impegno delle società di gestione nella formazione per migliorare le competenze del cliente, perché, conclude Phillips: "Se l´investitore non vince, perdiamo tutti". La ricerca del miglior rapporto tra rischio e rendimento e il conseguente concetto di "frontiera efficiente" sono stati fino a tempi recenti la base per la costruzione dei portafogli, ma tali modelli hanno il difetto di ipotizzare l´esistenza di un unico scenario di riferimento, mentre la realtà attuale è molto complessa. Inoltre, considerano solo tre fattori: i rendimenti attesi, la volatilità (deviazione standard) e la correlazione tra le classi di attivo. Per superare tali limiti sono stati sviluppati nuovi modelli, tra i più recenti quello di Fischer Black e Robert Litterman, che integra le opinioni del comitato di investimento in un modello di previsione basato sulla capitalizzazione di mercato. A ciascuna opinione è associato un livello di confidenza che equilibra l´impatto sull´asset allocation finale rispetto a un modello matematico-statistico. Il risultato, ha spiegato Thomas Idzorek, direttore della ricerca e dello sviluppo prodotti di Ibbotson Associates, è un´asset allocation più diversificata, che incorpora anche la visione del gestore. "Il computer non ha sempre ragione", dice Michele Gambera, senior research analyst e capo-economista di Ibbotson Associates. "La frontiera efficiente non è un´invenzione del pc, ma un calcolo basato su determinati input (rendimenti attesi, varianza e covarianza), e, di conseguenza sulle attese del gestore, in merito ai ritorni e alla correlazione tra le diverse classi di attività". Spesso ne derivano asset allocation estreme, poco adatte per un investitore comune. Per contro, metodologie come la Black-litterman e il ri-campionamento (ossia la costruzione di frontiere efficienti che superano i limiti di quella tradizionale) consentono di impiegare una molteplicità di set di input e quindi la simulazione di diversi tipi di portafoglio, arrivando a definire quello ottimale. Come per i fondi comuni, anche per gli hedge fund si pone il problema della differenza tra rendimenti del prodotto e risultati conseguiti dall´investitore. Eppure, secondo un recente studio di Ibbotson, l´alfa (il valore aggiunto generato dalla selezione dei titoli effettuata dal gestore rispetto all´indice di riferimento) è in media positivo in linea con le commissioni di gestione a significare che l´extra-performance è equamente divisa tra investitori e gestori. Ma qual è l´impatto della crescita del patrimonio? E´ vero che all´aumentare degli asset, l´extra-rendimento diminuisce? In base a un´analisi presentata al convegno dal professor Andrea Beltratti, Pro-rettore dell´Università Bocconi di Milano (realizzata in collaborazione con Claudio Morana, professore dell´Università del Piemonte orientale), esiste una correlazione positiva tra rendimenti passati e flussi netti, mentre è meno forte la relazione tra performance attuali e raccolta passata. In altre parole, l´aumento dei flussi ha un impatto negativo solo sui ritorni futuri dei fondi che adottano strategie non direzionali (non correlate alle dinamiche dei mercati), in particolare event driven (detenzione di posizioni significative in pochi titoli caratterizzati da situazioni particolari, come spin off, fusioni e acquisizioni, ecc. ), non per la maggior parte delle categorie, nonostante i profitti siano ciclici. .  
   
 

<<BACK