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Notiziario Marketpress di Giovedì 08 Luglio 2010
 
   
  COLDIRETTI: GRANO CANADESE DIVENTA PASTA MADE IN ITALY CENTINAIA DI COLTIVATORI MANIFESTANO DAVANTI AL MOLINO DI MELFI

 
   
  Dopo le segnalazioni dello sbarco di ingenti quantità di grano duro canadese trasportato via mare e approdato nel porto di Bari, ieri in mattinata, la Coldiretti di Basilicata ha organizzato un Comitato di accoglienza, formato da centinaia di cerealicoltori lucani reduci dal presidio del Brennero, nella zona industriale di San Nicola di Melfi, presso la Candial Commercio Spa. Lo riferisce il presidente della Coldiretti lucana, Piergiorgio Quarto. Molti dei tir provenienti dal porto del capoluogo barese, carichi di grano duro canadese, erano di fatti destinati alla sede lucana della Candial Commercio. Azienda già nota ai consumatori per la vicenda del grano duro canadese risultato contaminato da ocratossina. Per accertarsi della provenienza del grano, i rappresentanti Coldiretti hanno chiesto le bolle d’accompagnamento agli autotrasportatori, prova della provenienza d’oltreoceano del cereale. Nella mattinata si sono avvicendati Tir in entrata ed in uscita dall’azienda. Il grano canadese, ha spiegato Quarto, entra in Candial Commercio e viene dirottato ai grossi produttori quali Barilla, Colussi, Divella. In pratica il grano canadese arriva sulle tavole dei consumatori sottoforma di pasta Made in Italy. Tant’è vero che le bolle di uscita riportavano l’indicazione della merce come “semola di grano duro standard” o “semola di tipo A” facendo dimenticare la provenienza del grano. Un grave furto di valore e d’identità per l’agricoltura italiana. “La lotta che Coldiretti porta avanti – ha affermato il Presidente di Coldiretti Basilicata Piergiorgio Quarto - per un’etichettatura chiara e dettagliata, serve a smascherare anomalie come questa. La concorrenza sleale dell’importazione di grano duro straniero, che ha portato ad un netto calo del prezzo del cereale a danno delle imprese agricole, sta mettendo in ginocchio il settore cerealicolo lucano. Solo in minima parte la produzione del mal pagato grano lucano viene utilizzata per la produzione di semola di grano duro o farina. E le spese di questa speculazione non le fanno solo gli imprenditori agricoli ormai al collasso, ma soprattutto i consumatori, dato che com’è noto, viene importato anche grano nocivo alla salute umana. Per questo è arrivato il momento che ai consumatori sia riconosciuto il diritto di essere informati sulla provenienza delle materie prime utilizzate e ai produttori lucani la possibilità di difendersi da chi, con una concorrenza sleale, cerca di appropriarsi della qualità e della certificazione dei frutti del loro lavoro. È noto che gli standard qualitativi dei prodotti dell’agricoltura italiana sono altissimi e rappresentano una garanzia per il consumatore in quanto a sicurezza alimentare date le restrizioni e i severi controlli legati all’impiego di fitofarmaci non nocivi alla salute. Per questo motivo Coldiretti si batterà sempre per la tutela e la difesa del Made in Italy”.  
   
 

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