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Notiziario Marketpress di Lunedì 12 Luglio 2010
 
   
  ASSEMBLEA ANNUALE FEDERMACCHINE: L’INDUSTRIA ITALIANA DEL BENE STRUMENTALE PREPARA LA RIPRESA MA IL MERCATO INTERNO E’ DEBOLE

 
   
   Milano, 12 luglio 2010 - Bilancio 2009 da dimenticare per l’industria italiana del bene strumentale che, dopo la sostanziale stagnazione del 2008, ha registrato cali pesantissimi di tutti i principali indicatori economici, segno dei profondi effetti lasciati dalla crisi finanziaria. Secondo i dati elaborati dal Gruppo Statistiche Federmacchine, la federazione dei costruttori italiani di beni strumentali, nel 2009, la produzione di settore è scesa, del 29,9% a 28.670 milioni di euro, provata dal negativo riscontro raccolto dai costruttori sia sul mercato interno che estero. Calato del 30% rispetto all’anno precedente, nel 2009, l’export italiano di settore si è attestato a quota 18.873 milioni di euro. Negativa anche la risposta del mercato interno, ove i costruttori hanno visto scendere le consegne, del 29,8%, a 9.797 milioni, penalizzate dal crollo del consumo che, sceso del 32,4% non è andato oltre quota 14.269 milioni di euro. Differente è il quadro che si prospetta per il 2010 che, come emerge dall’indagine previsionale condotta dal Gruppo Statistiche Federmacchine su un campione rappresentativo di imprese del comparto, evidenzia miglioramento sia sul fronte domestico che estero. Nel primo trimestre 2010, soltanto il 23,4% degli intervistati considera basso il livello della domanda interna; nel trimestre precedente era il 43% a esprimere giudizio così negativo. Ben il 42,1% considera buona la situazione del mercato nazionale e il restante 34,5% normale; nell’ultimo trimestre dell’anno precedente i soddisfatti erano il 32,3% del totale, i moderatamente soddisfatti il 24,8%. Con riferimento al mercato estero, l’80% degli intervistati esprime valutazione positiva. Le previsioni di breve medio periodo, indicano ulteriore miglioramento: il 42% degli intervistati si aspetta un aumento della domanda interna, d’altro canto, la percentuale di coloro che si attendono una crescita della domanda estera è pari al 56,5%, segno che l’inversione di tendenza è in atto. Questi in sintesi i dati che saranno presentati questo pomeriggio da Alberto Maria Sacchi, presidente Federmacchine, in occasione della assemblea annuale che ospiterà il convegno “Il bene strumentale: la finanza a supporto dell’internazionalizzazione”, cui interverranno Alessandro Castellano, amministratore delegato Sace, e Giancarlo Lanna, presidente Simest. “Dall’analisi di lungo periodo - afferma il presidente di Federmacchine, Alberto Sacchi - emerge chiaramente il trend di crescita dell’industria italiana di settore che, tra il 2000 e il 2008, ha incrementato la produzione del 24%”. A trainare la crescita del settore è stato l’andamento delle vendite all’estero, come testimonia l’incremento del rapporto export/produzione, passato dal 60% del 2000, al 66% del 2009. Nel 2009, principali mercati di sbocco dell’offerta di made in Italy di settore sono risultati: Germania (1.794 milioni di euro), Francia (1.662 milioni), Cina (1.304 milioni), Stati Uniti (1.222 milioni), Spagna (759 milioni), Polonia (600 milioni), Russia (586 milioni), Gran Bretagna (569 milioni), Turchia (509 milioni), India (452 milioni). L’entità e la diffusione della crisi non ha risparmiato nessuna area, in ragione di ciò, nel 2009, le variazioni di export sono risultate tutte di segno negativo. Se le vendite di made in Italy settoriale destinate a Asia e Africa sono scese circa del 10% rispetto all’anno precedente, particolarmente negativa è stata la risposta dell’area dell’Unione Europea (-33,6%) e dei paesi extra-Ue (-42,2%). Negativo il riscontro proveniente dalle Americhe (Nord America -32,9%; America del Sud -28%). Il saldo commerciale dell’industria italiana di settore è risultato positivo per 14,4 miliardi di euro. Per comprendere il contributo dell’industria del comparto all’economia paese è sufficiente considerare che il saldo complessivo delle merci è stato passivo per 4,1 miliardi di euro. D’altra parte la ripresa delle vendite sul mercato estero è confermata dal dato di export di beni strumentali che, nel periodo gennaio-marzo 2010, è tornato a crescere, del 3,2%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nelle prime dieci posizioni della classifica dei mercati di sbocco sono presenti, accanto alle tradizionali aree di destinazione dell’offerta italiana, tutti i paesi del Bric, a conferma dell’interesse crescente della domanda espressa da zone che fino a qualche anno fa erano escluse dalla geografia economica mondiale. L’incremento della domanda di beni strumentali espressa dalle aree emergenti, a partire dall’Asia, impone alle imprese investimenti mirati dedicati al presidio di questi mercati. In questo senso - afferma Alberto Sacchi - è fondamentale che tutti gli attori, imprese, associazioni, istituzioni, istituti di credito, mondo della politica, società di servizio lavorino per l’obiettivo comune che è rappresentato dal mantenimento della leadership internazionale che l’industria italiana di settore ha acquisito nel corso degli anni e che può trovare conferma solo attraverso una forte attività a sostegno dell’internazionalizzazione” "Anche la meccanica strumentale, uno dei settori di eccellenza del Made in Italy, sta mostrando segnali di ripresa - ha dichiarato Alessandro Castellano, amministratore delegato di Sace - Per questo stiamo valutando una revisione al rialzo delle nostre previsioni di crescita dell´export italiano in questo settore: nel 2010 stimiamo una crescita del 6%, che vedrà un´accelerazione nel prossimo biennio. È ora più importante che mai puntare sulla diversificazione delle destinazioni: non solo difendere le quote acquisite nei mercati tradizionali ma guardare a mercati nuovi come quelli asiatici e latinoamericani, dove esportare, dislocare filiere produttive, creare joint venture produttive e distributive e, soprattutto, valorizzare il brand. Sace in questo intende giocare un ruolo decisivo, offrendo strumenti assicurativo-finanziario che consentano alle imprese di penetrare mercati ad alto potenziale ed incrementare la propria competitività". Nel corso del suo intervento il presidente della Simest Giancarlo Lanna ha sottolineato l’importanza dell’export delle macchine strumentali in cui l’Italia è leader nel mondo. “Tra le misure messe a disposizione da Simest per lo sviluppo delle imprese italiane all’estero, l’export credit ha avuto negli ultimi due anni una notevole crescita. Con Nel 2009, infatti, sono stati approvati 355 progetti, per un valore complessivo di circa 4 miliardi e 800 milioni di euro in particolar modo a supporto dell’esportazione di macchine strumentali, comparto strategico del paese”. D’altra parte -aggiunge Alfredo Mariotti, segretario generale della federazione – ciò che continua a preoccupare i costruttori italiani è la debolezza del mercato interno, ove la domanda di beni strumentali è tornata a crescere poiché sostenuta dalla Tremonti-ter. A questo proposito - continua Mariotti - non comprendiamo la decisione del governo che non intende prorogare la misura fino alla fine dell’anno. Considerato la capacità di stimolare gli investimenti, il provvedimento Tremonti--ter, si sarebbe tra l’altro in parte ripagato. Maggiori vendite di macchinari si traducono, infatti, in maggiori utili per le imprese, che andrebbero a versare maggiore Ires e Irap. Oltre a ciò va considerato che maggiori vendite comportano maggiori introiti per l’erario derivanti dall’Iva oltre al minor utilizzo della cassa integrazione, pesante voce di costo per lo stato”.  
   
 

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