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Notiziario Marketpress di Giovedì 15 Luglio 2010
 
   
  EDILIZIA: DURC” NON VA ELIMINATO, NO DA REGIONE UMBRIA A PROGETTO GOVERNO

 
   
  Perugia, 15 luglio 2010 – “Diciamo un fermo ‘no’ al progetto del governo Berlusconi di eliminare il ‘Durc’, il documento di regolarità contributiva, uno strumento fondamentale che ha garantito in Umbria qualità e sicurezza del lavoro, trasparenza ed efficienza nel settore delle costruzioni”. È quanto dichiara l’assessore regionale ai Lavori pubblici e alle Politiche abitative, Stefano Vinti. “Con l’approvazione della manovra finanziaria – sottolinea - sarà sempre più difficile contrastare il sommerso e il lavoro nero, l’evasione fiscale e contributiva, la concorrenza sleale nel settore dell’edilizia e delle costruzioni, obiettivi che in Umbria da più di un decennio sono invece stati considerati prioritari nell’azione delle istituzioni, delle associazioni delle imprese e dei sindacati. Il decreto in discussione al Senato – spiega Vinti - prevede infatti misure di semplificazione che sostituiscono la dichiarazione di inizio attività con una semplice comunicazione che rende immediatamente operativo l’avvio del cantiere e l’eliminazione dell’obbligo da parte del committente di presentare il documento di regolarità contributiva, (‘Durc’) agli sportelli dell’edilizia dei Comuni, con grave pregiudizio degli obiettivi in precedenza richiamati. “L’umbria – ricorda l’assessore regionale - è stata la prima Regione a introdurre il ‘Durc’, che si è configurato come uno strumento fondamentale di prevenzione delle irregolarità contributive e fiscali sul lavoro. Uno strumento che è stato poi adottato a livello nazionale e che consiste in una certificazione da parte di Inps, Inail e Cassa edile della correttezza dei pagamenti e degli adempimenti previdenziali, assistenziali, assicurativi dell’impresa a favore dei dipendenti impiegati”. “Il possesso di questa certificazione all’inizio e alla fine dei lavori – prosegue - è una condizione richiesta all’impresa per non incorrere in sanzioni, per non vedersi negare il certificato di agibilità e in Umbria per non essere inserita in una lista di imprese inadempienti, e quindi per non incorrere nell’esclusione per due anni dagli appalti e subappalti per l’affidamento di lavori pubblici e privati di competenza di Regione, enti locali e amministrazioni pubbliche regionali, nonché nell’esclusione da agevolazioni o finanziamenti pubblici”. “Nella nostra regione, inoltre, - ricorda ancora Vinti - il ‘Durc’ ha subito nel corso degli anni un’ulteriore evoluzione a garanzia di una regolarità “sostanziale”, oltre a quella formale, delle imprese. E così oggi la cassa edile rilascia una certificazione ulteriore che verifica la cosiddetta congruità dell’incidenza della manodopera impiegata nel cantiere, per i lavori pubblici e privati, rispetto al bene o al servizio che si produce, sulla base di alcuni indici che sono stati elaborati dall’amministrazione con il contributo degli operatori del settore edilizio, dei sindacati e degli ordini professionali”. “Ora – afferma l’assessore regionale - questo straordinario impegno per la prevenzione del lavoro irregolare e sommerso, che ha significato una decisa qualificazione del settore produttivo delle costruzioni ed edilizio dell’Umbria e ha attraversato tutto il periodo della ricostruzione post-terremoto continuando a dispiegare i suoi effetti ed evolvendosi in istituti all’avanguardia per la tutela della sicurezza sul lavoro e della concorrenza sleale, viene vanificato dalla decisione del Governo di mettere nel cassetto il controllo della pubblica amministrazione e l’obbligo della trasmissione del ‘Durc’ da parte del committente ai Comuni”. “L’intento dichiarato dal Governo – aggiunge - è quello di sburocratizzare l’iter dell’inizio delle attività del privato secondo lo slogan ‘un’impresa in un giorno’; in realtà l’obiettivo non è la semplificazione, ma la completa deregolamentazione e l’impossibilità per la pubblica amministrazione di verificare le eventuali irregolarità e di esercitare la propria fondamentale funzione di controllo e di autorizzazione”. “Se consideriamo i ‘Durc’ emessi in Italia dal 2006 al giugno 2010 da Inail, Inps e Casse edili – rileva ancora Vinti - vediamo che la cifra è ragguardevole, in totale circa otto milioni e 400mila certificazioni, mentre nella nostra regione nella provincia di Perugia, ad esempio, dal 1997 al 2009 sono stati rilasciati 15.334 attestati vari (attestati poi sostituiti dal ‘Durc’ nazionale), 35.198 ‘Durc’ nazionali, 78.459 ‘Durc’ Sisma (dal 1999), 38.155 certificati di congruità pubblici e privati extra-ricostruzione. Il tutto con tempi di attesa per il rilascio minimi (da 4 a 10 giorni), con una procedura per la richiesta e il rilascio che è anche telematica, e con la possibilità di invio delle certificazioni con posta elettronica certificata”. L’elemento della semplificazione, secondo l’assessore regionale ai Lavori pubblici “rischia di diventare dunque soltanto un pretesto, mentre la previsione della scomparsa della presentazione del ‘Durc’ e la configurazione della Scia, al posto della Dichiarazione di inizio attività (‘Dia’) come una semplice comunicazione di avvio del cantiere, senza bisogno di ulteriori autorizzazioni, rappresentano un concreto colpo ad un sistema di regole e controlli, che nell’opinione comune dei soggetti pubblici e privati che operano nel settore dell’edilizia, ha significato qualità del lavoro e della produzione, competitività ed efficienza, aumento della professionalità, prevenzione degli incidenti e potenziamento della sicurezza sul lavoro, diminuzione della permeabilità all’infiltrazione delle organizzazioni criminali”. “Per questi motivi – conclude Vinti - chiediamo al Governo di non sopprimere il ‘Durc’ perché si tratta di uno strumento che in Umbria si è rivelato fondamentale, efficace ed efficiente, e ha rappresentato un modello per la generalizzazione a livello nazionale dell’istituto della regolarità contributiva come requisito per l’avvio dei lavori nei cantieri e per l’aggiudicazione di appalti di lavori, forniture e servizi, garantendo trasparenza e qualità del lavoro e delle produzioni”.  
   
 

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