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Notiziario Marketpress di Mercoledì 21 Luglio 2010
 
   
  STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE DELLA CHIRURGIA VERTEBRALE MININVASIVA ISTITUZIONI E MEDICI SPECIALISTI A CONFRONTO IN OCCASIONE DI UN SEMINARIO SVOLTOSI IERI PRESSO IL SENATO DELLA REPUBBLICA DEDICATO AI PERCORSI TERAPEUTICI E ALL’ACCESSO ALLE CURE PER CHI SOFFRE DI PATOLOGIE DELLA COLONNA VERTEBRALE

 
   
   Roma, 21 luglio 2010 – Innovazione, tecnologie, qualità della vita e procedure minivasive per un più rapido decorso per il paziente: questi i principali temi dell’incontro organizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore Sanità dal titolo “La nuova frontiera della chirurgia vertebrale percutanea”, tenutosi ieri, a Roma presso la Biblioteca del Senato Giovanni Spadolini, dedicato allo stato dell’arte della chirurgia vertebrale in Italia e alle prospettive future per un approccio tecnologicamente avanzato. Tra i relatori, Antonio Tomassini, Presidente della Xii Commissione Permanente Igiene e Sanità del Senato, Daniele Bosone, Vice Presidente della Xii Commissione Permanente Igiene e Sanità del Senato, Raffaele Calabrò, Antonio Fosson, Michele Saccomanno, componenti della Xii Commissione Permanente Igiene e Sanità del Senato, Franco Postacchini, Presidente Gis – Società Italiana di Chirurgia Vertebrale, Gruppo Italiano Scoliosi, Alberto Delitala, Direttore della Struttura Complessa di Neurochirurgia dell´Ospedale San Camillo di Roma, Stefano Boriani, Responsabile del Reparto di Chirurgia Vertebrale a indirizzo Oncologico e Degenerativo dell´Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, Carlo Antonio Logroscino, Responsabile della Struttura Complessa di Chirurgia Vertebrale del Policlinico Agostino Gemelli di Roma e Claudio Cricelli, Presidente Simg -Società Italiana di Medicina Generale. In Italia si stima sianocirca 15 milioni le persone che soffrono didolori alla colonna vertebrale. L’impatto sociale di questo fenomenoe gli effetti sulla qualità della vita sono estremamente negativi se si pensa che 1/3 dei casi deve sospendere temporaneamente l’attività lavorativa. E’ evidente che le cause del mal di schiena sono diverse, ma i fattori “meccanici” come discopatie, stenosi, ernie del disco e fratture sono di gran lunga l’origine più diffusa del disturbo (dall’85% al 90% secondo le statistiche). Non tutte le cause possono essere rimosse efficacemente con i trattamenti conservativi come fisioterapia, busto o terapie farmacologiche. Quando questi approcci, infatti, risultano fallimentari è possibile fare ricorso al trattamento chirurgico che, grazie alla continua evoluzione dei dispositivi utilizzati, è diventato sempre meno invasivo. “I progressi tecnologici, compiuti nell´ambito dei dispositivi medici, hanno permesso la messa a punto di nuove tecniche chirurgiche per trattare i problemi di schiena e collo che si stanno rivelando altrettanto efficaci e risolutive, prima di ricorrere a interventi più complessi – ha dichiarato il senatoreAntonio Tomassini, aprendo i lavori dell´incontro - Il risultato più sorprendente dell’applicazione di questi nuovi metodi è la rapidità con cui il malato può tornare alla vita di tutti i giorni. Si tratta, quindi, di un grande passo avanti nella soluzione di questi problemi che affliggono un altissimo numero di persone e che rappresentano una delle maggiori cause di inabilità e di assenza dal lavoro, riducendo il ricorso ad antidolorifici, anti infiammatori e ricoveri ospedalieri, consentendo, di conseguenza, un considerevole risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale”. Oggi, le principali patologie del rachide, discopatie degenerative, ernie del disco, stenosi lombari, fratture vertebrali, possono essere trattate con approcci chirurgici percutanei mininvasivi, grazie anche all’utilizzo di dispositivi all’avanguardia che permettono di far recuperare in modo migliore l’assetto anatomico-funzionale della colonna vertebrale, a fronte di una riduzione sostanziale del trauma chirurgico, e delle complicanze post operatorie (dolore, cicatrici estese, rischio di infezioni e lunghi tempi di ripresa per il paziente) che comporterebbe l’impiego delle procedure convenzionali. “L’italia è senza dubbio una delle realtà più avanzate da questo punto di vista, ma l’approccio chirurgico minivasivo – continua Tomassini – è ancora poco diffuso ed è praticato solo in alcuni centri specialistici. Basti pensare che le unità di chirurgia vertebrale sono presenti solo nel 20% degli ospedali del nostro Paese”. “Ad oggi, gli interventi sulla colonna vertebrale vengono eseguiti da ortopedici o da neurochirurghi – afferma il professor Franco Postacchini, Presidente della Società Italiana di Chirurgia Vertebebrale- Gruppo Italiano Scoliosi, ma è giunto il momento di attribuire un’identità ben distinta allo specialista che pratica questa disciplina. Per questo motivo è assolutamente necessario dare vita alla Specialità di Chirurgia Vertebrale, per formare specialisti in grado di trattare ogni tipo di patologia della colonna vertebrale. Vertebrale”. Un altro fattore responsabile della ancora limitata diffusione della chirurgia vertebrale mininvasiva, secondo il professor Postacchini, è rappresentato dalla legislazione del nostro Paese, relativa alle problematiche medico-legali. “Sarebbe necessaria – aggiunge Postacchini - una revisione della normativa vigente, che in Italia non “protegge” adeguatamente la classe medica. Il rischio medico-legale pesa molto sull’attività dei chirurghi italiani, tanto da indurli ad adottare comportamenti di “medicina difensiva”, ovvero a ridurre la propria esposizione al rischio di venire accusati di malpractice. Ma l’uso difensivo delle tecnologie diagnostiche e terapeutiche contribuisce a impoverire la qualità dell’assistenza sanitaria. La chirurgia vertebrale mininvasiva – conclude Postacchini - dove è richiesta un’alta specializzazione e una grande perizia tecnica, spesso non viene praticata per questo motivo”. Il chirurgo vertebrale, dunque, oggi può avvalersi delle tecniche più evolute, ma la diffusione responsabile di queste tecnologie renderà sempre più cruciale l’identificazione dei pazienti attraverso i quali poter esprimere al meglio le proprie potenzialità. Per questo motivo diventa fondamentale la corretta e tempestiva diagnosi della patologia, fin dalle prime fasi. “Il ritardo della diagnosi di alcuni “mal di schiena” provoca l’evoluzione di molte patologie vertebrali che possono oggi essere adeguatamente trattate solo se il Medico di Medicina Generale è messo nelle condizioni di riconoscerle, diagnosticarle, ricercando adeguate tecniche terapeutiche di contenimento e ricostruzione – dichiara Claudio Cricelli, Presidente Simg- Società Italiana di Medicina Generale - Per tali ragioni, siamo forti sostenitori della necessità che tutti i Medici di Famiglia siano inseriti nel circuito informativo di tecniche, strumenti, modelli terapeutici basati su tecnologie convenzionali o biotecnologiche per un utilizzo tempestivo ed appropriato delle stesse”. “Il dolore lombare legato alla patologia della colonna vertebrale è una delle condizioni cliniche che impattano maggiormente nella società in termini sia di costo farmaceutico sia di temporanea inabilità – aggiunge il senatore Daniele Bosone - È chiaro, quindi, che qualsiasi approccio innovativo di tipo microchirurgico mini-invasivo è benvenuto, soprattutto se va a sostituirsi a pratiche più invasive e quindi più rischiose per esiti che talora possono essere molto invalidanti. Tuttavia sappiamo che i pazienti da sottoporre a tecniche mini-invasive devono essere attentamente selezionati, in base alle caratteristiche di appropriatezza, da centri specialistici di riferimento. La soluzione al dolore vertebrale va infatti affidata a un approccio integrato medico-chirurgico, sapendo che la chirurgia, seppur sempre più evoluta, costituisce però solo una risposta parziale da praticare comunque con sapienza e grande perizia tecnica. Nell’ambito della medicina integrativa sono poi da considerare con attenzione i risultati ottenuti con l’agopuntura, ormai considerata gold-standard nel trattamento della lombalgia, che deve essere affiancata alle pratiche medico-chirurgiche più tradizionali“. “Il paziente deve essere messo al centro di ogni decisione clinica e politica che venga presa – conclude Tomassini - Parlare di innovazione vuol dire cercare ambiti migliorativi, traducendoli in scelte innovative per favorire politiche di prevenzione e di cura in linea con i concetti cardine di appropriatezza e accesso. In questo contesto sinergico rientrano anche le istituzioni politiche, che lavorano di concerto con le società scientifiche per cercare consulenza tecnica, per dare gli strumenti normativi migliori, per eliminare le barriere e le problematiche che il paziente riscontra nel suo rapporto con la prestazione sanitaria, in particolar modo chirurgica".  
   
 

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