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Notiziario Marketpress di Mercoledì 21 Luglio 2010
 
   
  COMMENTO DEL PRESIDENTE BASILICATA DE FILIPPO AL RAPPORTO SVIMEZ 2010 IL DOCUMENTO È STATO PRESENTATO IERI A ROMA

 
   
  Potenza, 21 luglio 2010 - “Per uscire dalla crisi che, in modo devastante, ha colpito soprattutto le Regioni del Mezzogiorno, come si evince dalla lettura del Rapporto Svimez 2010, la Basilicata è pronta a fare la propria parte nell’ambito del nuovo “progetto Paese” proposto ieri a Roma dall’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno. Nell’ambito di questo progetto, con il Sud chiamato a ricoprire il ruolo di “frontiera” rispetto alle economie del Mediterraneo, è però necessario che vengano completate alcune grandi infrastrutture, a partire dall’autostrada Salerno-reggio Calabria e dalla statale “Jonica”, soprattutto nei tratti che, più da vicino, riguardano la Basilicata. Per non parlare delle Ferrovie dello Stato: la nostra – come vado sostenendo da tempo - è la regione meno “trenitalizzata”d’Italia. E questo non è giusto. Il Rapporto Svimez ha posto in evidenza, con la asettica drammaticità dei numeri, ciò che le Regioni meridionali sostengono da tempo. E cioè che da almeno cinque anni a questa parte si è verificato un progressivo ridimensionamento della politica industriale per il Sud. Dopo la scomparsa di importanti strumenti, tra i quali, in primo luogo, la legge 488/92, sono rimasti inattuati tutti gli interventi di incentivazione, anche quelli per i quali era prevista nel 2009 l’attivazione, come le Zone franche urbane, i nuovi contratti di programma e i contratti di sviluppo, ancora in attesa di una regolamentazione. La crisi degli ultimi due anni ha riproposto la necessità di una politica industriale specifica per il Mezzogiorno, da attuare attraverso una vera fiscalità di vantaggio, intesa – per dirla con la Svimez – come fiscalità differenziata a favore delle regioni meridionali nel loro complesso e non di semplice accentuazione a favore del Sud di misure buone per l’intero sistema produttivo nazionale. Da questo punto di vista, sono fortemente perplesso rispetto agli interventi previsti nell’ultima manovra governativa, perché se è vero che le Regioni del Mezzogiorno potrebbero teoricamente modificare le aliquote (fino ad azzerarle) dell’Irap; è altrettanto innegabile che dopo i tagli previsti dalla manovra stessa le Regioni del Sud non avranno le risorse per avviare una reale concorrenza fiscale per rendere competitivi i propri territori a frnte di nuove iniziative imprenditoriali. Una vera fiscalità di vantaggio non può che essere alimentata da risorse nazionali, se si vogliono veramente correggere i ritardi del Sud. E’ vero ciò che dice la Svimez: sono i giovani le vere “vittime silenziose” di quella che è stata definita una delle crisi più gravi nella storia dell’Italia repubblicana. Ma per saldare il debito storico accumulato negli anni con le nuove generazioni bisogna dire le cose come stanno. E cioè che il Mezzogiorno è stato stralciato dall’agenda del governo nazionale. Basti ricordare che negli ultimi anni la spesa in conto capitale che doveva essere aggiuntiva è valsa a mala pena a compensare il deficit della spesa ordinaria. Ancor più emblematica è stata la vicenda dei Fas, i fondi per le aree sottosviluppate, utilizzati nel corso del 2008 e del 2009 e nei primi mesi del 2010 per interventi del tutto estranei alle politiche di coesione nazionale. Anzi – come la stessa Svimez ha accertato – la quota di risorse nazionali del Fas complessivamente dirottata verso altri indirizzi è stata di circa 26 miliardi di euro. Troppi, per non parlare di un vero e proprio “scippo” ai danni del Sud. Di fronte a questo evidente strabismo territoriale da parte del governo nazionale, credo che sia ormai ineludibile una rinnovata programmazione degli interventi strategici per il Mezzogiorno da attuare in un rapporto costante di collaborazione tra la Conferenza delle Regioni Meridionali, da un lato, e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dall’altro. Si tratta di creare, come suggerisce la Svimez, una sorta di “Consiglio per la coesione nazionale”. Che è poi l’unico modo per riempire di contenuti i programmi che in questi giorni si vanno stilando per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia”.  
   
 

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