UNO STUDIO EVIDENZIA IL RUOLO DELLE TECNOLOGIE DI ABBATTIMENTO NELLA LOTTA CONTRO IL RISCALDAMENTO GLOBALE
Bruxelles, 20 novembre 2006 - L´applicazione degli attuali protocolli mondiali sulla qualità dell´aria potrebbe non essere sufficiente per ridurre i danni ambientali causati dalle elevate emissioni di azoto e da maggiori concentrazioni di ozono; solo l´attuazione di tecnologie di abbattimento potrebbe contrastare l´inquinamento atmosferico e il riscaldamento globale. Sono queste le principali conclusioni di uno studio condotto dagli scienziati del Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione europea e di Accent, una rete di ricercatori finanziata dall´Ue. Su un articolo pubblicato dall´«Environmental Science and Technology Journal» gli scienziati spiegano il processo di valutazione dei cambiamenti che potrebbero verificarsi nell´ambiente atmosferico globale tra il 2000 e il 2030. I ricercatori si sono avvalsi di una serie di 26 modelli globali di chimica e di tre diversi scenari di emissione. Dall´analisi degli scenari è emerso che l´applicazione delle normative ha un impatto molto lieve sulla riduzione del livello di emissioni globali e dell´inquinamento atmosferico. Gli scienziati prevedono che entro il 2030 i livelli di ozono superficiale aumenterebbero globalmente di circa il 5% se fossero attuati i protocolli, mentre si registrerebbe un ulteriore incremento del 15% se non fosse preso alcun provvedimento. Gli scienziati hanno riscontrato una riduzione del livello di concentrazione di ozono superficiale di addirittura l´8% solo nello scenario che prevede l´introduzione di rigorose tecnologie di abbattimento per affrontare il problema dei livelli di emissione degli ossidi di azoto (Nox) e di composti organici volatili (Cov). A differenza dello strato protettivo di ozono che si forma nell´alta atmosfera (stratosfera), l´ozono superficiale è un agente inquinante nocivo. Esso viene prodotto quando sostanze quali il monossido di carbonio, il metano o altri composti simili reagiscono con gli ossidi di azoto derivanti dal traffico, dalle attività industriali o dal consumo domestico di energia (riscaldamento o cottura). Si ritiene che a livello superficiale il gas aggravi i sintomi delle malattie polmonari e la frequenza di attacchi di asma. L´ozono è inoltre un gas a effetto serra e contribuisce pertanto al riscaldamento globale. Lo studio ricorda tempestivamente ai governi di tutto il mondo la necessità di potenziare gli sforzi necessari per affrontare il problema del cambiamento climatico globale e di concordare approcci comuni, come quello definito nel Protocollo di Kyoto, e patti futuri per la riduzione dell´inquinamento atmosferico. Per gli scienziati del Ccr e di Accent la prossima fase consisterà nell´elaborazione di linee guida pratiche sulle modalità di applicazione dei risultati dello studio. Per ulteriori informazioni sulla rete Accent visitare il sito: http://www. Accent-network. Org Per maggiori informazioni sull´unità Cambiamento climatico del Ccr visitare: http://ccu. Jrc. It/ .