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Notiziario Marketpress di
Martedì 21 Novembre 2006 |
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UNA FORZA NAVALE EUROPEA NEL MEDITERRANEO
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Bruxelles, 21 novembre 2006 - La strategia europea di sicurezza andrebbe integrata per tenere conto delle nuove sfide globali, quali la concorrenza in materia di risorse idriche ed energetiche. E´ quanto afferma il Parlamento, elencando una serie di esigenze affinché l´Ue possa divenire una vera Unione di difesa e sicurezza, tra cui una forza navale nel Mediterraneo. I deputati chiedono regole di comportamento vincolanti per i militari Ue e lo sviluppo del mercato interno degli armamenti. Adottando con 414 voti favorevoli, 117 contrari e 12 astensioni la relazione d´iniziativa di Karl von Wogau (Ppe/de, De), il Parlamento sottolinea che l´Unione europea deve essere in grado di fornire un contributo sostanziale per difendersi «da ogni minaccia reale ed inequivocabile alla sua sicurezza». Deve quindi poter garantire la pace e la stabilità (conformemente ai principi della Carta delle Nazioni Unite), condurre interventi umanitari e operazioni di salvataggio, prevenire e gestire i conflitti e promuovere la democrazia e il rispetto dei diritti umani nonché promuovere il disarmo a livello regionale e mondiale. In tale contesto, riconosce che la Strategia Europea di Sicurezza (Ses), adottata dal Consiglio nel dicembre 2003, comporta «un´eccellente analisi delle minacce cui deve far fronte il mondo moderno e indica i principi informatori della politica estera dell´Ue». Ritenendo che la strategia debba essere rivista ogni cinque anni ed essere discussa in seno al Parlamento europeo e ai parlamenti degli Stati membri, i deputati, sottolineano la necessità di monitorarne l´applicazione in modo costante, per poter reagire agli sviluppi geopolitici. Infatti, rilevano che la Ses considera a giusto titolo che «le principali minacce che pesano sull´Unione europea e sui suoi cittadini» sono il terrorismo internazionale, la proliferazione delle armi di distruzione di massa, i conflitti regionali, il fallimento degli Stati e la criminalità organizzata. Ma sottolineano anche che, nell´ulteriore evoluzione della strategia europea di sicurezza, si dovrà includere come obiettivo strategico quello di affrontare la crescente concorrenza a livello mondiale in materia di risorse idriche e di fonti energetiche, nonché le catastrofi naturali e la sicurezza delle frontiere esterne dell´Unione. Il Parlamento, d´altra parte, ribadisce la propria posizione secondo cui l´Unione, tramite la Pesd, deve attuare i propri compiti in primo luogo con mezzi civili e pacifici, mentre il ricorso a mezzi militari «può avvenire solo dopo aver scandagliato senza risultati tutte le possibilità negoziali». Ritiene inoltre che, nell´attuazione di questi compiti legittimi, al primo posto dovrebbe esserci il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei cittadini all´interno e all´esterno delle frontiere dell´Unione. I deputati, inoltre, ribadiscono che «nessuna missione militare in cui intervenga l´Unione europea dovrebbe iniziare prima che il Parlamento europeo sia stato debitamente informato e consultato». I deputati notano che l´Ue si accinge a divenire anche un´Unione di sicurezza e di difesa, con compiti che riguardano la sicurezza esterna, nonché diversi aspetti della sicurezza interna, la lotta contro il terrorismo in tutte le sue forme e la gestione di catastrofi naturali. A loro parere, ciò comporta l´impegno degli Stati membri a schierare 60 mila soldati entro 60 giorni e mantenerli per un anno per operazioni di mantenimento e di ripristino della pace nonché la creazione di 13 raggruppamenti tattici schierabili rapidamente, lo sviluppo delle capacità di gestione di crisi civili nei settori di attività di polizia, stato di diritto, amministrazione civile e protezione civile. L´unione, inoltre, deve poter contare su una struttura europea di comando composta da un Comitato politico e di sicurezza, un Comitato militare, uno Stato maggiore e una Cellula civile-militare con un centro operativo nascente, sull’Agenzia europea di difesa, su Europol e il mandato di arresto europeo. Ma anche sulla forza di gendarmeria europea, con quartier generale Vicenza, che dovrebbe essere impiegata per la futura missione di polizia in Kosovo, su norme comuni per l’approvvigionamento e le esportazioni di armi e su un programma di ricerca europea in materia di sicurezza. Questo processo, per il Parlamento, deve essere rafforzato attraverso la creazione di un mercato europeo degli equipaggiamenti di difesa, un sistema comune di informazione aerea e satellitare e norme comuni di telecomunicazione di cui possano disporre l’esercito, la polizia e i servizi di gestione delle catastrofi. E´ anche necessaria la creazione di una forza navale europea permanente, compreso un servizio di guardacoste, attiva nel Mar Mediterraneo, «volta ad attestare una presenza europea e ad accrescere il potenziale dell´Ue in materia di gestione delle crisi in questa regione di somma importanza per i suoi interessi in materia di sicurezza». Inoltre, ritiene necessario che il bilancio europeo non copra soltanto gli aspetti civili ma anche quelli militari della sicurezza. Occorre poi disporre di un sottosegretario agli affari esteri europeo incaricato della politica di sicurezza e di difesa nonché di una forza di protezione civile europea e di Corpi civili di pace europei. La relazione sottolinea anche la necessità di dotare l´Ue della capacità di garantire prontamente i trasporti aerei e marittimi in caso di operazioni di soccorso a seguito di calamità, di operazioni di salvataggio e di difesa. Tutti ciò - è anche precisato - necessita di un adeguato controllo parlamentare esercitato dai parlamenti degli Stati membri e dal Parlamento europeo. Per i deputati, «la sicurezza e la lotta contro il terrorismo internazionale sono elementi prioritari dell´Ue». A tale riguardo, riconoscendo che la lotta «non può essere portata avanti soltanto con mezzi militari», sostengono che, per prevenire e reprimere il terrorismo, «occorre tutta una serie di misure non militari», come lo scambio di informazioni e la cooperazione giudiziaria e di polizia. Queste misure, è precisato, «presuppongono a loro volta la piena cooperazione tra le istituzioni e tra i vari pilastri». Uno dei maggiori contributi dell´Unione europea alla prevenzione del terrorismo internazionale - aggiungono i deputati - «è costituito dalla sua capacità di affrontare in modo efficace la creazione e il ripristino di istituzioni democratiche, di infrastrutture sociali ed economiche, del buon governo e della società civile, opponendosi con successo al razzismo e alla xenofobia». Il Parlamento sottolinea inoltre che l´Ue deve garantire la sicurezza delle frontiere esterne, proteggere le infrastrutture vitali, eliminare le reti di finanziamento del terrorismo internazionale e lottare contro la criminalità organizzata. A tale riguardo, la Commissione e gli Stati membri sono invitati ad elaborare un sistema di gestione integrata delle frontiere esterne dell´Unione, «senza introdurre limitazioni quanto al rispetto dei diritti umani e fondamentali e del diritto umanitario, in particolare per quanto concerne i rifugiati e i richiedenti asilo». Il Parlamento accoglie «con estrema soddisfazione» il fatto che il comportamento del personale di tutte le operazioni Pesd è disciplinato da una serie di orientamenti e regole generali di comportamento figuranti in vari documenti. Al riguardo, valuta positivamente i primi segnali contenuti in tali orientamenti e regole per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani. I deputati, d´altra parte, insistono sulla necessità che l´osservanza di tali regole sia assolutamente obbligatoria e che i comandanti in campo rispondano della disciplina e del comportamento dei loro subordinati, «anche in condizioni di stress estremo durante situazioni di guerra». D´altra parte, ritengono che se la struttura di comando, l´equipaggiamento o l´armamento non sono adeguati ai compiti loro affidati, «i soldati sono esposti a rischi inutili». Reputano quindi particolarmente importante badare a che le unità da porre sotto comando dell´Ue «siano correttamente equipaggiate». In proposito, per ovviare all´aumento dei costi e alla riduzione dell´efficienza dovuta al ricorso di equipaggiamenti diversi incompatibili, chiedono anche la promozione di misure di concertazione in materia di equipaggiamenti e armamenti per ottimizzare l´impiego delle risorse e l´efficacia delle azioni multinazionali. Inoltre, sottolineando la necessità di potenziare la capacità collettiva dell´Ue di proteggere le sue frontiere esterne, il Parlamento si dice preoccupato per l´incompatibilità e le qualità degli equipaggiamenti di sorveglianza e pone in rilievo la necessità di nuove tecnologie per ovviare a questa situazione. D´altra parte, ritiene che l´uso efficace delle capacità militari «non sarà possibile senza una significativa valorizzazione della capacità europea di proiezione di potenza», compresa la capacità di trasporto aereo e marittimo. E, in tale contesto, i deputati riconoscono gli sforzi compiuti da vari paesi per aumentare le proprie capacità in materia di trasporto aereo e mezzi anfibi, nonché i piani per acquisire un maggior numero di portaerei. Il Parlamento rileva che è della massima importanza coordinare con efficacia gli elementi civili e militari della risposta della comunità internazionale a una situazione di crisi. I deputati, in proposito, sottolineano che, in caso di attacco sferrato da forze armate di un paese terzo sul territorio dell´Unione, «la Nato resta il garante della difesa collettiva». Tuttavia, si attendono dall´Ue che agisca solidalmente e fornisca allo Stato membro attaccato tutta l´assistenza necessaria. Al contempo si compiacciono per la crescente capacità di agire al di fuori del proprio teatro di operazioni e sottolineano come la Nato sia «la sede opportuna per il dialogo transatlantico sulle questioni di sicurezza». Il Parlamento sottolinea inoltre la "autonomia strategica" che caratterizza la Strategia europea in materia di sicurezza - segnatamente, la capacità di condurre operazioni nel suo ambito d´azione indipendentemente da altri attori - che richiede l´interoperabilità e una catena di approvvigionamento più sostenibile e affidabile basata sul sostegno e l´assistenza reciproci, evitando i doppioni e un impiego non ottimale di risorse scarse a livello europeo o tra Stati membri. D´altra parte, mette anche in guardia «dalle duplicazioni di sforzi fra la Nato e l´Ue e fra gli Stati membri dell´Ue». D´altra parte il Parlamento considera che la Pesd «dispone attualmente soltanto di risorse limitate per operazioni civili e militari» e, pertanto, chiede all´Unione europea di concentrare le proprie capacità sulle regioni ad essa geograficamente vicine, in particolare i Balcani, «onde rafforzare la sua credibilità in veste di attore globale». Allo stesso tempo, contempla la possibilità di sviluppare ulteriori capacità che consentano all´Ue di apportare un contributo attivo alla risoluzione dei conflitti anche in altri parti del mondi. Il Parlamento sottolinea che la strategia europea di sicurezza presuppone un´industria della difesa europea «forte e indipendente» nonché una capacità di ricerca e sviluppo tecnologico autonoma, «in grado di tutelare adeguatamente gli interessi essenziali di sicurezza dell´Unione europea e degli Stati membri». Ricorda poi che il trattato mantiene inalterato l´obbligo, per le istituzioni comunitarie, di legiferare sulla realizzazione del mercato interno per quanto riguarda le attrezzature e i servizi connessi alla difesa, a condizione che la legislazione in materia tuteli gli interessi essenziali di sicurezza degli Stati membri e dell´Unione. In merito agli appalti pubblici, i deputati sottolineano che, per garantire gli interessi essenziali di sicurezza dell´Ue, le norme in materia dovrebbero privilegiare i prodotti di difesa di origine europea rispetto a quelli provenienti dai paesi terzi. D´altra parte, accolgono con favore il codice di condotta sugli appalti pubblici dell´agenzia europea di difesa e invitano tutti gli Stati membri a sottoscriverlo. Ritengono inoltre necessario potenziare le attività di detta agenzia nel contesto della Pesd. Chiedono infine che il codice di condotta sulle esportazioni delle armi divenga giuridicamente vincolante e sia efficacemente applicato e fatto rispettare in tutti gli Stati membri. . . |
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