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Notiziario Marketpress di Lunedì 27 Settembre 2010
 
   
  INDAGINE CONGIUNTURALE SULLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE DEL LAZIO I SEMESTRE 2010

 
   
  Roma, 27 Settembre 2010 - Le avvisaglie di una ripresa che agli inizi di gennaio avevamo definito “fragile”, “incerta”, “discontinua”, “precaria” si sono ampiamente radicate nel primo semestre 2010. Difatti se guardiamo alle dinamiche di alcuni indicatori, esse sono positive ed in progressivo, robusto aumento, pur provenendo da un biennio che si è contraddistinto per pesanti contrazioni. Sembrerebbe dunque che l’economia abbia iniziato a risalire la china, avendo imboccato la strada verso l’uscita dal tunnel della crisi economica, sebbene con la necessaria cautela, trattandosi di un processo, quello dell’archiviazione della crisi, che sarà certamente laborioso e lungo. In tale scenario, quindi, si staglia una previsione sul Pil nazionale 2010 indicato al +0,9%, valore che, a fronte del definitivo -5,1% del 2009 e del –1,3% del 2008, è certamente incoraggiante, se non altro per aver finalmente davanti a sé un segno positivo. Rispetto al quadro nazionale, il Lazio, secondo le stime più recenti, ha concluso il 2009 con una variazione del prodotto interno lordo intorno al -3,5%. Un valore che ha mostrato come, anche in questo anno, la regione presenti una situazione un po’ meno negativa rispetto al dato dell’Italia (-5,0%), almeno in riferimento al Pil, mentre per le altre variabili economiche le tendenze sono, in alcuni casi, allineate. Se consideriamo, infatti, la demografia delle imprese, nel secondo trimestre 2010 si nota un certo allineamento tra i tassi di crescita nel Lazio (+0,79%) e quelli dell’Italia (+0,78%), entrambi positivi Tav.1.3- Lazio: demografia delle imprese nel 2° trimestre 2010
Tutti settori Registrate Attive Iscrizioni Cessazioni* Saldo Tax crescita Tax natalità Tax mortalità
Viterbo 38.165 34.335 742 426 316 0,83 1,94 1,24
Rieti 15.280 13.396 286 154 132 0,87 1,88 1,03
Roma 438.522 325.351 8.187 4.614 3.573 0,82 1,88 1,21
Latina 57.733 47.729 1.130 740 390 0,68 1,96 1,65
Frosinone 45.686 38.899 897 607 290 0,64 1,97 1,33
Lazio 595.386 459.710 11.242 6.541 4.701 0,79 1,90 1,26
Italia 6.099.799 5.280.743 107.306 60.085 47.221 0,78 1,76 1,09
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Federlazio su dati Movimprese. (*) cessazioni al netto delle cessate d’ufficio. Per quanto riguarda il commercio con l’estero, rispetto allo stesso periodo del 2009, nel primo semestre del 2010 le esportazioni e le importazioni del Lazio sono, rispettivamente, aumentate del +16,4% (in Italia del + 12,6%) e dell’11,9% (in Italia del +18,5%). In particolare, le esportazioni del Lazio sono aumentate maggiormente verso l’Unione Europea, con un +19,8% (contro il +12,2% rilevato per l’Italia), rispetto alla crescita avuta sul mercato extra Unione Europea (+11,5%, rispetto al +13,2% rilevato per l’Italia). In termini di quota di beni e servizi esportati dal Lazio sul totale nazionale esportato, nel confronto con lo stesso periodo del 2009, essa passa dal 4,1% al 4,2%. Infine, nel primo semestre 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009, le ore di cassa integrazione guadagni complessivamente autorizzate nel Lazio sono aumentate del 33,6%, un valore inferiore alla metà del valore calcolato a livello nazionale, pari a +71,2%. Per tipologia di gestione, nel Lazio il tasso di crescita della Cig Ordinaria è stato negativo e pari al -30,17%. Si tratta di una contrazione più ampia rispetto alla variazione riscontrata a livello nazionale (-20,57%). Per quanto concerne la Cig straordinaria invece, nel primo semestre 2010 questa è aumentata del +38,49% nel Lazio, un tasso inferiore a quello rilevato per l’Italia, pari al +225,27%. Dal quadro qui sommariamente descritto sulla base delle fonti istituzionali, passiamo ora ai risultati della nostra indagine, svolta su un campione di 350 aziende associate, e relativa al primo semestre 2010. Nel corso del primo semestre 2010 il saldo di opinioni sull’andamento degli ordini ottenuti in base al mercato di provenienza mostra un generale miglioramento rispetto agli esiti dello scorso semestre che, a loro volta, già erano in lieve progresso (graf. 2.1). Si nota dunque una certa evoluzione positiva degli ordini ricevuti dalle imprese. In particolare, si distingue l’ampio recupero registrato dagli ordini ricevuti dai paesi dell’Unione Europea (saldo da -29 a +13), cui segue l’andamento degli ordini provenienti dall’area extra-Unione Europea (saldo da -11 a +24). Più attenuato il dinamismo dal mercato nazionale: il saldo permane negativo, da -19 a – 9, ma recupera 10 punti. Correlato all’andamento rilevato per gli ordinativi, anche il fatturato ha mostrato un certo miglioramento in questo primo semestre 2010. In particolare, il miglioramento è stato più rilevante per quanto concerne il fatturato realizzato sul mercato dell’Unione Europea (saldo da -37 a +9), cui segue il recupero conseguito sull’area extra Unione Europea (saldo da -15 a +17) mentre resta contenuto il recupero sul mercato nazionale: qui il saldo di opinioni delle imprese è ancora negativo, ma in discreta attenuazione rispetto a sei mesi fa (da -15 a -8). Prosegue il recupero del saldo di opinioni sull’andamento della produzione che, nella prima parte del 2010, pur se di entità contenuta, assume valore positivo, pari a +1, in netta inversione di tendenza rispetto al precedente -15. Nel questionario è stata per la prima volta introdotta una domanda volta ad accertare quanto sia diffusa la subfornitura tra le imprese. Ne è emerso che il 33,8% delle imprese del campione lavora in conto terzi e, tra queste, l’88% afferma che tali commesse incidono fino al 75% sul proprio fatturato complessivo. Sul versante degli investimenti, la percentuale di imprese che ha dichiarato di averne effettuati nel primo semestre 2010 è pari al 34,5%, in crescita rispetto al precedente 29,3%. Sul versante dell’occupazione, nel primo semestre 2010, nonostante un certo aumento delle imprese che hanno assunto, continua a prevalere la percentuale di quelle che hanno ridotto il personale (graf. 2.8), con ciò determinando un peggioramento del saldo di opinioni da -11 a -14. La nostra indagine ha rilevato anche le previsioni a breve sui prossimi sei mesi, dalle quali emerge che, per quanto concerne gli ordinativi, (graf. 2.2), le imprese si attendano un certo recupero sia dal mercato dell’Unione Europea che da quello interno, sebbene sull’Ue le imprese sembrano riporre maggiori aspettative (saldo atteso da -3 a +4), mentre più contenute sono le attese espresse sul traino che potrebbe esercitare il mercato domestico (saldo atteso a +17 dal precedente +14). Sul mercato extra-Unione Europea invece, le imprese non sembrano aspettarsi per il prossimo semestre molto più del precedente, essendo sostanzialmente invariate le attese per gli ordini ne che potrebbero giungere: il saldo è +14 da precedente +13. Abbiamo poi chiesto alle imprese del campione di esprimersi sulla loro previsione di ampliamento dell’organico nei prossimi sei mesi. In questo caso, tali previsioni non sono favorevoli, in quanto il saldo atteso peggiora, passando da -1 a -3 soprattutto per la diminuzione della percentuale di imprese che prevedono di aumentare l’organico . Infine, per quanto concerne le previsioni d’investimento, il 32,1% delle imprese prevede di fare investimenti nel secondo semestre 2010. Si tratta di una percentuale in netto calo rispetto al 59,2% del semestre precedente, coerentemente col quadro generale di tiepido ottimismo espresso dalle imprese. Come di consueto abbiamo poi invitato gli imprenditori del campione a segnalare le principali problematiche che, a loro avviso, avrebbero influenzato più negativamente l’attività della propria azienda nel primo semestre 2010. Il 41,9% delle imprese ha indicato nella “insufficienza della domanda” la problematica maggiormente riscontrata (graf. 2.10) nella prima parte dell’anno, seguita dal “ritardo dei pagamenti da parte di clienti privati”, selezionato nel 21,6% dei casi e “da parte della P.a.” (13,5%). Un risultato che, se letto insieme a quello che indica l’impatto delle commesse conto terzi sul fatturato complessivo - che per l’88% delle imprese che lavorano in subfornitura è intorno al 75% - mostra quanto sia problematico il ritardo dei pagamenti per la Pmi. Nel questionario sono state poi per la prima volta introdotte, alla fine, alcune domande di carattere più generale riguardanti la percezione dello stato evolutivo della crisi, la riforma federalista e il ruolo di Roma nel Lazio. Per quanto riguarda la prima (tav. 2.8), il campione si è sostanzialmente polarizzato su due posizioni di cui quella maggioritaria (59,2%) ritiene che “Ci troviamo ancora nel mezzo della crisi e gli esiti finali non sono ancora prevedibili” mentre il 40,0% delle imprese, invece, ritiene che “Il peggio può dirsi superato, ma la strada per uscirne definitivamente è ancora lunga”. Solo uno 0,8%, dunque una percentuale pressoché irrilevante, si dimostra ottimista ritenendo che “La crisi è decisamente alle nostre spalle e abbiamo già imboccato un percorso di crescita”. Tav.2.8 – Valutazioni sulla crisi: grado di condivisione delle affermazioni
Ci troviamo ancora nel pieno della crisi e gli esiti finali non sono ancora prevedibili 59,2
Il peggio può dirsi superato, ma la strada per uscirne definitivamente è ancora lunga 40,0
La crisi è decisamente alle nostre spalle e abbiamo già imboccato un percorso di crescita 0,8
Fonte: Indagine Congiunturale Federlazio. Un’altra domanda introdotta è stata quella sul federalismo (tav. 2.10), volta a capire quale fosse l’opinione delle imprese sull’assetto che il paese potrà assumere con tale riforma, ormai all’ordine del giorno dell’agenda politica. Ebbene, per la maggior parte delle imprese (72,9%), la legge sul federalismo “non cambierà molto”, mentre per il 13,6% il nuovo assetto istituzionale porterà “più svantaggi”; l’11,7% delle imprese ritiene invece che l’assetto federalista arrecherà “più vantaggi”. Tav.2.10 – Valutazioni sulla legge sul federalismo
Non cambierà molto 72,9
Più svantaggi 13,6
Più vantaggi 11,7
Fonte: Indagine Congiunturale Federlazio. Infine, alle imprese è stata richiesta un’opinione sull’ipotesi da alcuni ventilata che si crei una nuova Regione che escludendo Roma, sia composta dalle restanti quattro province del Lazio (tav. 2.11). La maggioranza delle imprese (56,2%) “pensa che non sia una buona idea”, mentre un’opinione positiva è stata espressa dal resto delle imprese. Tra esse tuttavia, solo il 14,6% del campione “pensa che sia una buona idea e si augura che si realizzi quanto prima”, mentre il 29,2% “pensa che sia una buona idea, ma non crede sia praticabile”. Tav.2.11 – Valutazioni sull’ipotesi di una nuova Regione Lazio senza Roma
Penso che non sia una buona idea 56,2
Penso che sia una buona idea e mi auguro che si realizzi quanto prima 14,6
Penso che sia una buona idea, ma non credo sia praticabile 29,2
Fonte: Indagine Congiunturale Federlazio. Per ricapitolare in conclusione, possiamo affermare che i risultati della nostra indagine convergono, nel loro insieme, a disegnare un quadro dove le ragioni di un certo ottimismo prevalgono nettamente su quelle del pessimismo. I segnali che già nell’indagine precedente indicavano un sistema in recupero e un’iniziale inversione di tendenza, risultano ad oggi confermati e lievemente consolidati nella loro intensità. Gli indicatori esaminati dunque ci autorizzano a pensare che si sia imboccata – lentamente e non senza contraddizioni – la strada verso il superamento della fase più acuta della crisi. Siamo naturalmente ben lontani dall’aver ripristinato la situazione ante-crisi, tanto è vero che la percezione degli stessi imprenditori è tale per cui, in percentuale pari all’incirca al 60%, essi ritengono che non si sia ancora usciti definitivamente dal tunnel. Tuttavia il clima generale consente di affermare che qualche nube può dirsi allontanata e anche le attese degli imprenditori per il futuro prossimo sono improntate all’ottimismo più di quanto non fosse nel semestre appena trascorso. Merita in ogni caso ricordare che, prima che questi prodromi di ripresa possano trasmettersi più diffusamente al tutto il sistema della Pmi e trasformarsi in impulsi capaci di far compiere a quest’ultimo un poderoso passo in avanti, occorre ancora tempo e soprattutto occorre attendere che molti nodi giungano a soluzione. E qui entra in gioco inevitabilmente il sistema politico e istituzionale, il quale deve farsi carico della soluzione di tali nodi per non deludere le attese e non vanificare gli sforzi che le Pmi stanno mettendo in campo. Queste ultime, hanno più di ogni altra cosa bisogno: a. Che si riduca significativamente la pressione fiscale; b. Che venga garantito l’accesso al credito, in un momento in cui le banche lo stanno restringendo e l’accordo denominato “Basilea 3” prevede norme che rischiano di restringerlo ancora di più. Anche alla luce di questo non ci stancheremo mai di richiamare la Regione al compito di dare, da un lato, piena operatività a Bil e, dall’altro, una rinnovata valorizzazione dei Confidi i quali, proprio in questo scenario, sono chiamati a giocare un ruolo insostituibile; c. Che si semplifichi l’apparato burocratico e normativo; d. Che si metta mano almeno a quelle infrastrutture pronte per partire e già finanziate, di cui la Roma-latina è solo un esempio; e. Che non venga meno il supporto al processo di internazionalizzazione che le Pmi stanno sostenendo, anche per ricercare sui mercati esteri quella domanda che il mercato nazionale non riesce ad esprimere da un po’ di tempo. Il che significa intanto procedere ad un congruo rifinanziamento della legge regionale 5/2008 sull’internazionalizzazione. F. Infine, il sistema delle imprese, ma direi i cittadini tutti, hanno bisogno che non si arresti, ma che anzi si intensifichi la lotta agli sprechi da parte della Regione – e di tutte le pubbliche amministrazioni – di cui ad esempio il riordino del sistema delle società regionali è una componente importante. Oggi le Pmi avvertono con forza la necessità che si costruisca intorno a loro un habitat industriale favorevole. Il recente richiamo del Governatore Draghi a perseguire un innalzamento del nostro potenziale competitivo è un richiamo che noi, come mondo della Pmi, facciamo nostro, ma che non possiamo non estendere, a nostra volta, alle Istituzioni. Queste ultime debbono predisporre le condizioni di contesto, realizzando, ad esempio, un ammodernamento dell’assetto infrastrutture, della rete dei servizi, del sistema decisionale, dei fattori di sistema, ed anche, perché no, impegnandosi a pagare puntualmente le Pmi fornitrici, per molte delle quali – questo va detto in modo esplicito – una causa non secondaria della crisi risiede proprio nell’eccessivo ritardo dei pagamenti da parte della P.a. Purtroppo però la fibrillazione che si è impadronita oggi del sistema politico non fa presagire nulla di buono. La Politica sembra principalmente assorbita in tutt’altre faccende rispetto a quelle che più starebbero a cuore alle imprese. La prospettiva di elezioni politiche anticipate non sembrano ancora del tutto scongiurate con le inevitabili conseguenze che ciò comporterebbe sull’attività parlamentare, l’azione di governo, l’economia. Dall’altro lato, al centro del dibattito parlamentare si trova oggi un tema, quella del federalismo, che non sembra scaldare particolarmente le Pmi del Lazio, se è vero, come emerge dalla nostra indagine, che oltre il 70% degli intervistati mostra un certo scetticismo e disincanto in ordine ai cambiamenti che potrebbe portare con sé la riforma federalista. Così come ugualmente scettiche si rivelano le nostre imprese nei confronti di un’ipotesi che circola da qualche tempo in alcune aree del Lazio, che vorrebbe ridisegnare i confini di una nuova regione escludendo Roma. Ebbene, oltre il 56% del campione ritiene che questa non sia affatto una buona idea, mentre per un altro 30% circa questa strada, anche se non disdegnata di per sé, appare tuttavia impraticabile. Ipotesi di questo tipo francamente non solo non c’intrigano, ma le riteniamo anche dannose, in quanto illudono di poter risolvere alcuni problemi reali, legati a fenomeni di squilibrio interno al territorio regionale, con iniziative drastiche e quasi mai risolutive. Concludiamo dunque, auspicando innanzitutto che si esca dalla situazione di stallo in cui versa attualmente la Politica un po’ a tutti i livelli, compreso quello regionale, e poi che lo stesso sistema delle imprese romane sappia anche imprimere un nuovo impulso ad un altro attore indispensabile della vita economica e imprenditoriale qual è la Cciaa recentemente rinnovata. Quello dell’ente camerale è stato sempre un ruolo centrale nel processo di modernizzazione di questa città e così dovrà continuare ad essere. Il sistema economico ha bisogno che non si fermi il processo di infrastrutturazione di qualità in questo territorio e che le imprese siano adeguatamente supportate da una rete di servizi all’altezza. Per ottenere questo la Cciaa deve subito riprendere a funzionare, dopo un lungo periodo di attività ridotta. Conoscendo e apprezzando le qualità e l’esperienza imprenditoriale del nuovo presidente Giancarlo Cremonesi, siamo sicuri che l’ente camerale sarà in grado di riprendere a svolgere il ruolo che le compete – in sinergia con gli enti locali, con le altre camere di commercio della regione e con il mondo delle associazioni – soprattutto alla luce dei grandi progetti che attendono questo territorio, primo fra tutti le Olimpiadi del 2020. Auspichiamo, altresì, che anche alcuni “attriti” manifestatisi nella elezione del nuovo presidente vengano superati, e che l’ente possa contare sul contributo e sulla collaborazione di tutte le componenti associative e di tutte le autorevoli personalità che da sempre ne sono state protagoniste.
 
   
 

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