Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Martedì 28 Settembre 2010
 
   
  ALLE SCUDERIE DEL CASTELLO VISCONTEO DI PAVIA TORNA LA GRANDE ARTE DEL NOVECENTO. MATISSE. I CAPOLAVORI DELLA GRAFICA

 
   
  Milano, 28 settembre 2010 - Le Scuderie del Castello Visconteo presentano il Maestro consegnato alla storia come “fauve”, genio del colore e della linea, svelato dai suoi libri più belli. Circa ottanta opere su carta diversissime per stile, tecnica e argomento raccontano un artista a tutto tondo che, con pennelli e forbici come con matite e inchiostri tipografici, perseguiva lo stesso progetto artistico. Il critico Louis Vauxcelles, entrando nel 1905 nella settima sala del Salon d’Automne, si lasciò andare a una esclamazione rivolta a Matisse che finì per consegnare il nome a un movimento destinato a diventare celebre come una delle rivoluzioni pittoriche più radicali del secolo: lo definì “fauve”. E ciò per i colori vivi e violenti, stesi in ampie campiture piatte, capaci di eliminare la terza dimensione, che divennero la costante dei capolavori del maestro. Ma nella vita di Matisse, dopo l’esperienza del fauvismo, furono gli anni estremi, segnati dalle tragedie della guerra e dalle sofferenze causate dalla malattia, a segnalarsi per la forte spinta innovatrice, per quello stesso stimolo creativo che aveva caratterizzato i primi anni di attività. In questo secondo periodo il maestro scoprì la straordinaria tecnica dei papiers découpés, le carte colorate che ritagliava e ricomponeva, creando immagini di sorprendente sintesi formale. Ma si dedicò anche e soprattutto ai libri illustrati, tutti appartenenti appunto agli anni della maturità e all’ultima stagione della sua vita. Lungo tutta la carriera, ma specialmente nella fase tarda, la produzione di Matisse va considerata, quindi, a tutto tondo: pennelli e forbici, matita e inchiostri tipografici, tutti gli strumenti e le tecniche assumono la stessa importanza nella ricerca di un unico e coerente progetto artistico. La produzione grafica del maestro, che si distingue per originalità e competenza, è raccolta nella mostra Matisse. I capolavori della grafica, promossa dal Comune di Pavia e dalla Provincia di Pavia, prodotta e organizzata da Alef – cultural project management, che presenta i più bei libri che egli abbia mai realizzato, capolavori molto diversi l’uno dall’altro: per argomento, per stile e per tecnica. Artista non solo del colore, ma anche e soprattutto della linea dunque, Matisse lavora alla nascita di un vero e proprio libro illustrato solo nel 1930, l’anno dell’incontro con Albert Skira. Ha superato i sessant’anni ma vivo è ancora in lui il desiderio di cimentarsi in progetti inediti. Il volume, con ventinove incisioni, esce nel 1932: si tratta delle Poésies di Stéphane Mallarmé. Il libro successivo è l’Ulysses di James Joyce, edito nel 1935, per il quale il maestro, che confessò candidamente di non avere mai letto il romanzo di Joyce, si ispira direttamente ai poemi omerici, scegliendo di raffigurare episodi famosi quali Calipso, Circe, Itaca, la battaglia contro Polifemo, la nave di Ulisse in balia della tempesta e il suo incontro con Nausicaa. Con la Pasiphaé, del 1944, in cui i rapporti tra bianco e nero sono invertiti in una sorta di negativo delle Poésies di Mallarmé, Matisse ha modo di sviluppare il progetto lasciando decantare le idee prima di tradurle in atto, realizzando un vero capolavoro. Il successo arride poi anche alle Lettres portugaises, del 1946, cinque lettere d’amore scritte nel Xvii secolo, attribuite alla giovane religiosa Marianna Alcaforado e indirizzate a un ufficiale francese che era stato suo amante. Il volume è illustrato da un Matisse attento in modo maniacale alla resa dei volti femminili. Con Jazz, pubblicato nel 1947, ma la cui gestazione inizia nel 1941, il colore entra prepotentemente nell’attività di illustratore del maestro. Il “libro fiore”, come lo definì l’editore Tériade, nasce dalle carte ritagliate ed è composto con la tecnica del pochoir. Capolavoro indiscusso, Jazz è così presentato dal suo autore: “Queste immagini dal timbro vivo e violento sono derivate dalla cristallizzazione dei ricordi del circo, di racconti popolari o di viaggio”. I Poèmes di Charles d’Orléans, infine, volume pubblicato nel 1950, sono una sorta di miniatura moderna, ad attestare l’inesauribile vena creativa e tecnica dell’artista: Matisse si libera dei caratteri a stampa, ricopiando pazientemente le antiche strofe con le sue matite colorate. Negli anni Cinquanta, fino alla sua morte, l’artista continua a eseguire litografìe, incisioni su rame e linoleografìe che vengono accorpate a edizioni a stampa. Ma i Poèmes, sono di fatto la sua ultima grande architettura in forma di libro. In mostra, a dar conto delle diverse declinazioni della sua produzione, anche Les miroirs profonds, del 1947, e il numero della rivista Verve 35/36, del 1958, a Matisse dedicato in edizione postuma, con le litografie di Mourlot tratte dai suoi più noti papiers découpés. L’appuntamento espositivo chiuderà il primo triennio di programmazione espositiva delle Scuderie di Pavia che, con un bilancio a oggi più che lusinghiero, continueranno a presentare a Pavia nuovi e importanti eventi già a partire dalla primavera 2011.  
   
 

<<BACK