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Notiziario Marketpress di
Martedì 28 Settembre 2010 |
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BANCHE: IMMIGRATI, IN ITALIA 1.500 EURO PER RIMESSA, 7 VOLTE LA MEDIA GLOBALE IL VALORE DI OGNI TRANSAZIONE, PARI A 1.543 EURO, SUPERA DI GRAN LUNGA I 220 EURO RILEVATI A LIVELO INTERNAZIONALE.
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Roma, 28 settembre 2010 - Gli immigrati che trasferiscono somme all’estero preferiscono utilizzare le banche per importi sopra il migliaio di euro rispetto agli altri canali, per i quali transitano rimesse di entità assai più ridotta ma con frequenze assai maggiori. Nel 2009 il sistema bancario italiano ha intermediato un volume complessivo di rimesse pari a 210,05 milioni, per un totale di 92.020 operazioni. L’ammontare medio di ogni transazione (1.543 euro) è quasi sette volte superiore al dato rilevato a livello internazionale (circa 223 euro, pari a 300 dollari). È quanto emerge dal Rapporto Abi-cespi 2010, la periodica indagine sull’offerta di servizi e prodotti bancari per la clientela immigrata riferita al 2009 ed effettuata su un campione di istituti italiani aderenti all’Abi che rappresentano il 63% degli sportelli complessivi del sistema (75% del totale attivo). Oggetto della rilevazione sono gli stranieri appartenenti alle prime 21 nazionalità, ovvero l’88% dei 3,89 1 milioni di immigrati presenti in Italia al 31 dicembre scorso. Si conferma dunque un’indicazione già emersa nel corso delle precedenti indagini Abi-cespi: i migranti ricorrono alla banca italiana per trasferimenti di ammontare elevato, generalmente oltre mille euro, rispondendo a esigenze e funzionalità diverse dalla rimessa cosiddetta tradizionale, inviata periodicamente ai familiari tramite altri canali. I paesi verso cui gli istituti canalizzano i maggiori flussi di rimesse dall’Italia sono Marocco e Romania, seguiti da Moldova, Brasile e Albania.
Nazionalità |
Volumi complessivi (in euro) |
Numero di transazioni |
Volumi medi per transazione (in euro) |
Marocco |
27.649.945 |
28.641 |
1.593 |
Romania |
22.313.137 |
15.068 |
1.718 |
Moldova |
15.207.307 |
6.714 |
2.265 |
Brasile |
10.174.958 |
6.557 |
1.552 |
Albania |
8.409.698 |
1.698 |
4.953 |
Ucraina |
5.895.196 |
3.026 |
1.948 |
India |
5.851.372 |
1.461 |
4.092 |
Senegal |
2.293.749 |
1.389 |
1.916 |
Bangladesh |
1.658.027 |
642 |
3.329 |
Perù |
1.434.445 |
560 |
2.717 |
Ecuador |
1.060.833 |
477 |
2.257 |
Filippine |
895.145 |
438 |
2.126 1.543 |
Volume medio | Dalle rimesse ai conti correnti: negli ultimi due anni l’indagine Abi-cespi ha rilevato, pur in un contesto di crisi, un ulteriore aumento dei conti correnti intestati agli immigrati, passati da 1,404 milioni a 1,514 (+7,9%). Nel frattempo gli immigrati residenti nel nostro Paese sono divenuti 3,891 milioni (+32,4% rispetto al 2007). Il marcato aumento della popolazione straniera, cresciuta con un tasso quattro volte superiore al numero dei conti correnti intestati ai migranti, ha leggermente abbassato il tasso di bancarizzazione: dal 67% del 2007 al 61% di fine 2009. Va tuttavia rimarcato che il processo di bancarizzazione è strettamente connesso al tempo di permanenza in Italia: è dunque ragionevole ipotizzare che il processo non avvenga immediatamente all’ingresso nel nostro paese, ma richieda un arco temporale minimo - stimato in almeno cinque anni - per acquisire una prima, pur se ancora precaria, stabilità economica e lavorativa, perché si avverta il bisogno di un rapporto bancario e si abbiano i documenti necessari per l’accesso in banca. L’immigrato si rivolge alla banca in prevalenza con l’obiettivo di aprire un conto corrente per esigenze familiari. Aumentano costantemente, tuttavia, gli imprenditori stranieri bancarizzati. A fine 2009 i titolari di un conto corrente erano 52.924, ovvero il 3,5% del totale dei correntisti immigrati. Si tratta di clienti consolidati, visto che il 20% ha un c/c da più di cinque anni, con un indice di fedeltà peraltro superiore rispetto a quello osservato nel segmento di clientela ‘retail’ (dove il 18% ha un c/c da più di cinque anni), cui è riconducibile il 96% dei conti correnti intestati a stranieri residenti in Italia. Per quanto riguarda i finanziamenti, un correntista su tre ha avviato un rapporto di credito con la banca. E i prestiti (34% del totale) prevalgono sul credito immobiliare (28%). A fine 2009 il 47% dei piccoli imprenditori immigrati titolari di un conto corrente aveva un finanziamento in corso, con una distribuzione equilibrata fra scadenze a breve (48% del totale) e a medio-lungo termine (52%). Restringendo l’ambito d’indagine a un panel di dati perfettamente omogeneo (sette gruppi bancari del sistema, in rappresentanza del 56% del totale degli sportelli del sistema, e le prime 13 nazionalità di provenienza) emergono peraltro ulteriori trend in tema di imprenditorialità straniera. Tra 2007 e 2009 nel segmento ‘small business’ (ditte individuali, anche artigiane; imprese con meno di dieci addetti e fatturato non superiore a 2 milioni; enti senza finalità di lucro) si è manifestato un fortissimo aumento dei conti correnti (da 13.812 a 22.422, +62%) a fronte di una sostanziale stabilità della quota di piccoli imprenditori immigrati bancarizzati sul totale dei clienti immigrati (4,5% nel 2007 e 4,1% nel 2009). Il dato sembra costituire un indizio circa un possibile effetto della crisi finanziaria sulla popolazione migrante che ha combattuto la precarietà, quando non la disoccupazione, rischiando in proprio con l’avvio di piccole attività imprenditoriali. |
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