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Notiziario Marketpress di
Giovedì 30 Settembre 2010 |
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ASIA: IL DIFFICILE RAPPORTO FRA TRADIZIONE E MODERNIZZAZIONE PROSEGUE IL CAMMINO DELLE ROTTE DEL MONDO
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Trento, 30 settembre 2010 - Il complesso rapporto fra tradizione e modernizzazione nei paesi asiatici è stato al centro dell´incontro tenutosi ieri presso il Centro moda Canossa di Trento, ospiti Thomas Hong Soon Han ambasciatore della Repubblica di Corea presso la santa Sede, Luigi Bressan arcivescovo di Trento, Giuliano Delpero di Vermiglio, missionario laico in Giappone, Binh Thi Thanh Dinh, economista vietnamita con un master all’Università di Trento, e don Francesco Moser, missionario a Timor Est. Moderatore il direttore del Corriere del Trentino Enrico Franco, che ha ricordato in apertura come tutti, in fondo, sono stranieri per qualcun altro e dunque iniziative come “Sulle rotte del mondo”, oltre ad informarci sull’attività dei missionari trentini, ci aiutano proprio a scoprire l’altro e ad avvicinarlo a noi. “L’iniziativa ci sta dando anche quest’anno grandi soddisfazioni – ha detto invece l’assessore provinciale alla solidarietà internazionale Lia Giovanazzi Beltrami – e ci ha anche aiutato a creare una vera e propria squadra, che sta lavorando giorno e notte da settimane per far funzionare tutto nel migliore dei modi. Ci auguriamo che quanta più gente possibile possa cogliere l’opportunità preziosa di confrontarsi con le tante culture dell’Asia e dell’Oceania.” Thomas Hong Soon Han, che è stato anche rettore dell’Università Sogan di Seul, è entrato subito nel “cuore” dell’argomento. “La Corea, come altri paesi occidentali, ha attraversato negli ultimi decenni una tumultuosa fase di modernizzazione. Inizialmente l’Occidente è stato il modello da seguire; il Giappone ha fatto da apripista in Estremo Oriente, sperimentando una radicale trasformazione, rispetto all´ordinamento feudale, già nel 1867-68 che gli consentì di dominare gran parte dell’Asia, comprese la Cina e la Corea. La Corea fu colonizzata dal Giappone fino alla fine della Seconda guerra mondiale; successivamente la guerra fra le due Coree spaccò in due il paese. Il Sud decise di basare il suo sviluppo industriale prima sulle esportazioni dei prodotti dell’industria leggera, poi sull’alta tecnologia. La crescita sperimentata andò a scapito dei diritti umani e della democrazia: l’imperativo del governo militare andato al potere nei primi anni ’60 era ‘economy first’, ovvero prima l’economia. L’artefice dei tassi di sviluppo che il paese sperimentò fu in realtà il popolo: si trattò di uno sviluppo basato sulle risorse umane, sull´educazione. Una ‘molla’ molto potente fu anche la sfida contro il Giappone, l’antico nemico: bisognava superarlo. Altri Paesi hanno seguito percorsi diversi, ma ciò che conta è che, raggiunto un livello soddisfacente di benessere e di sviluppo, ora l’Oriente si interroga sui valori che si accompagnano a questi processi di modernizzazione. In altre parole, oggi L’oriente sta riscoprendo i suoi valori, le sue radici, le sue tradizione, per coniugarle con la modernità in tutti i suoi aspetti”. Dalla Corea a Timor Est il salto non è facile; a don Moser è toccato il compito di raccontare cosa avviene in questa piccola isola di religione cristiana, per molto tempo sottoposta al dominio dell’Indonesia, prima di ottenere una sofferta indipendenza. “Ho trascorso molti anni nelle favelas brasiliane e poi sono approdato in questo piccolo paese, di poco più di un milione di abitanti. Alla fine degli anni ’90 si cominciò a capire che l’indipendenza dall’Indonesia, dopo 25 anni di occupazione, era ormai a portata di mano; ma la libertà non ha portato automaticamente alla risoluzione di tutti i problemi. Il primo libro di storia di Timor Est è stato appena pubblicato: fino ad oggi nelle scuole si lavorava con fotocopie. L’agricoltura sta uscendo lentamente dalla preistoria; non ci sono strumenti, tecnologie. La pesca è nomade, i pescatori di Timor usano come maschere elastici e fondi di bottiglia. Non hanno altro se non una fiocina. E’ un lavoro che sfinisce. In campagna, non si è vista alcuna riforma agraria. Alla gente non arriva nulla. La mortalità infantile, e anche quella delle madri, è molto alta. La cultura tradizionale a volte è ridotta a rappresentazione folcloristica. E la modernità? In qualche progetto turistico, che guarda all’esempio di Bali. Timor oggi è ad un bivio: da un lato la lenta penetrazione della televisione, dall’altro le antiche tecniche di costruzione e trasporto delle barche, immutate da secoli”. Binh Thi Thanh Dinh, laureata in economie delle finanze e del credito, ha portato la sua esperienza di studentessa giunta dal Vietnam in un mondo completamente nuovo. “Ho trovato Trento una città molto aperta, abituata alla presenza degli stranieri. Prima ero stata in Belgio. In Vietnam si pensa che i giovani in Occidente siano molto indipendenti, che abbiamo fretta di andarsene da casa. In Belgio e Germania forse è così, in Italia non proprio, i figli rimangono più a lungo con i genitori, l’idea di famiglia è un po’ più simile al Vietnam. Ho anche notato come molte persone non conoscessero la storia del mio paese: molti confondevano il Vietnam con la Corea, altri avevano del paese un’idea stereotipata, derivante dai film sulla guerra. Tutto questo nonostante oggi ci sia internet, e in teoria si possa conoscere tutto di tutto. In Vietnam ci sono molte aziende italiane, e ristoranti italiani; siamo sempre più interconnessi”. E’ stata poi la volta di Giuliano Delpero, studi teologici ma anche un apprendistato da falegname, a Tokyo. Delpero ha proposto prima un excursus sulla storia del Giappone, dalle origini fino ai giorni nostri, dalle chiusure del passato alle aperture recenti, dallo sviluppo basato sugli apporti dall’esterno e sul “copiare” a quello basato sull’innovazione vera e propria. E ancora, la capacità di custodire, conservare culture e tradizioni: il buddismo, ad esempio, religione “importata”, ma anche il cristianesimo, sopravvissuto - dopo le prime, positive esperienze di evangelizzazione - a 250 anni di persecuzioni. Così come gli ideogrammi e le varie forme di teatro “come se noi avessimo mantenuto tal quale il teatro greco antico.” La modernizzazione ha portato fortissimi sconvolgimenti: “Il film di Chaplin ‘Tempi moderni’ descrive molto bene la condizione di tanti giapponesi. In Giappone c’è la morte per iperlavoro. La famiglia viene dopo l’azienda. La competizione è altissima, anche per entrare all’asilo. Gli studenti tornano a casa alle 10 di sera. Visto da fuori il Giappone sembra un paese fortunato: disoccupazione bassa, istruzione sviluppata, sanità di primo livello, sicurezza nelle strade. Ma se vai a scavare vedi che questo capitalismo portato all’eccesso ha portato ad un profondissimo male di vivere. 33.000 i suicidi ufficiali, molti di più quelli non ufficiali. In 3 anni si suicida l’equivalente di una città come Trento. Vivere nella società giapponese è come vivere in una guerra silenziosa. L’uomo giapponese ha tutto tranne la voglia di vivere”. Infine il vescovo di Trento, molti anni di esperienza in Asia come delegato e nunzio apostolico. “L’asia significa 4 miliardi di persone, pensare di affrontarla tutta assieme è un’impresa improba. Ci sono diversità enormi; popoli molti sviluppati ma, lo abbiamo sentito, tristi, altri, come quello filippino, le cui donne, dicono, sono nate con la chitarra, pieni di gioia. I rapporti con l’Occidente sono molto antichi e molto complessi. L’occidente ha sviluppato il concetto di ‘diritti umani’ ma anche l’individualismo, l’Oriente ha tenuto in maggior conto il valore della comunità e della famiglia. Dall’oriente possiamo imparare certamente il valore della formazione. Oggi Corea e Singapore hanno il 50-55% di laureati, da noi la metà. Certo, l’impatto con l’Occidente continua ad essere problematico. Come cambiare, quali valori conservare. I missionari sono sulla stessa lunghezza d’onda, non hanno mai pensato che andasse fatta tabula rasa dei valori e delle tradizioni locali. Sappiamo che abbiamo da imparare dall’Asia. Possiamo imparare ad esempio da Singapore, paese multiculturale, dove le religioni non sono bandite ma regolate". |
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