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Notiziario Marketpress di Mercoledì 13 Ottobre 2010
 
   
  PROCESSI PRODUTTIVI A ZERO EMISSIONI, PAGLIARO (CNR): L’INCIDENTE IN UNGHERIA OCCASIONE PER LANCIARE LE PRODUZIONI NANOTECH A ZERO EMISSIONI FUORI DALLA CRISI AMBIENTALE ED ECONOMICA CON LE NUOVE TECNOLOGIE DELLA NANO CHIMICA

 
   
   Palermo, 13 ottobre 2010 - ‘Sono tre le indicazioni per Governi e imprese dell’incidente in Ungheria del 4 ottobre presso lo stabilimento ungherese di produzione di ossido di alluminio’, dice il chimico del Cnr Mario Pagliaro che a Palermo dirige un importante laboratorio del Consiglio nazionale delle ricerche. ‘La prima lezione è che va vietato l’accumulo di fanghi tossici in simile quantità, tanto più nei pressi di un fiume; mentre invece sono 2 i depositi simili -- uno dei quali proprio sulla riva del Danubio -- che contengono circa 50 milioni di metri cubi di fanghi rossi. ‘L’incidente che ha riversato nel bacino del fiume Marcal prima e del Danubio poi almeno un milione di metri cubi di fanghi rossi -- prosegue Pagliaro -- è del tutto analogo a quello che nel 2000 accadde in una miniera d’oro in Romania sversando acque al cianuro proprio in un fiume al confine con l’Ungheria. ‘Oggi a finire in acqua sono i fanghi rossi: ovvero il sottoprodotto della pulizia della bauxite con soda caustica. La bauxite viene lavata con soda per estrarre l’allumina. Tipicamente, per ogni tonnellata di allumina estratta si ottengono 2 tonnellate di fanghi rossi, il cui color ruggine proviene dall’ossido di ferro. Normalmente, i fanghi contengono anche metalli pesanti e qualsiasi cosa sia contenuta nella roccia di bauxite oltre l’allumina, fra cui rame, arsenico, cromo, cadmio, zinco e spesso tracce di elementi radioattivi a contenuto altamente alcalino (pH 13). La maggior parte delle raffinerie -- inclusa quella ungherese -- fa decantare i fanghi per recuperare e riciclare la soda. ‘Ma a un livello più fondamentale ‘ aggiunge Pagliaro -- la seconda lezione per le imprese e i Governi è che occorre realizzare processi produttivi a zero emissioni. La gran parte dell’allumina viene infatti utilizzata dalle aziende per produrre alluminio tramite elettrolisi. Quello che occorre allora sono processi di produzione dell’alluminio che possano utilizzare allumina meno pura, cioè elettrodi selettivi. ‘Per farlo -- dice l’autore di "Nano-age" -- dobbiamo usare la nanochimica per assemblare elettrodi metallici la cui nanostruttura gli consenta di funzionare in modo seletttivo: convertendo le specie di alluminio e lasciando invariate le altre. ‘Quindi, la terza lezione è che i Governi dei Paesi più progrediti dell’Unione devono incentivare lo sviluppo di queste tecnologie; ad esempio defiscalizzando le ricerche di processi a zero emissioni proprio come fa la Norvegia con la ricerca del petrolio i cui costi, una volta trovato il giacimento, vengono integralmente sottratti dalle tasse. Questo -- conclude Pagliaro -- porterà rapidamente allo sviluppo di processi produttivi puliti ad altissimo valore aggiunto che potranno essere condotti tanto nei Paesi più avanzati che in quei Paesi europei ed asiatici dove, a causa del basso costo del lavoro e dell’energia, vengono condotti processi obsoleti e spesso pericolosi per l’ambiente e per la salute’.  
   
 

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