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Notiziario Marketpress di Giovedì 14 Ottobre 2010
 
   
  VITTORIO GUI VERSO LA DEPOLARIZZAZIONE RAPPRESENTAZIONE DEL DIVINO ATTRAVERSO LA NON FORMA

 
   
  milano 21 Ottobre 13 Novembre 2010 “Era seduto da molte ore in una radura silenziosa, un piccolo ruscello aveva levigato delle pietre, ne aveva smussato gli angoli, ne prese una in mano era fredda ma sentiva la sua energia, era la parte più materiale dell’esistenza , parte di una grande energia che solidificandosi aveva creato la materia. Più in la alcuni fitti alberi,in alcuni punti leggermente più radi passavano forti raggi di luce che contrastavano dall’ombra creata dalle foglie , veniva quasi da toccarli ma le dita della mano passavano oltre i caldi raggi di luce, era energia impalpabile, questa volta la grande energia si era manifestata non in materia fredda ma in calda luce, la testa inizio a fantasticare e pensò che forse tutta l’esistenza era costituita da questi due aspetti dove a volte prevaricava l’essenza materiale e a volte quella spirituale ma tutti e due non erano altro che la manifestazione di una unica grande energia. Sassi e luce potevano quindi essere gli estremi per rappresentare quello che gli uomini definiscono esistenza.” Vittorio Gui La fotografia non è altro che un mezzo, un veicolo, per rappresentare e mostrare al pubblico l´essenza di una filosofia e di una continua ricerca su noi stessi e sul mondo circostante per arrivare a comprendere ciò che noi siamo ed il significato del mondo stesso. Il punto di partenza di Gui è la meditazione e lo studio di filosofie orientali, un sapere millenario trasmesso non soltanto da testi o trattati, ma da pratiche e gesti ripetuti per millenni da centinaia e centinaia di persone. Un modo per comprendere e vivere sulla propria pelle il fascino ed il mistero della vita, partendo proprio dal nostro stesso corpo e dalla nostra mente, una sorta di metafisica applicata, se così si può chiamare, per indagare e studiare l´essenza delle cose. In fondo se ripensiamo ai grandi mistici della tradizione cristiana ci ritroviamo di fronte a vere proprie esperienze fisiche, che vanno ben oltre il semplice raccoglimento della preghiera; attraverso la concentrazione della mente l´uomo sembra raggiungere un livello più alto di coscienza, che a seconda delle credenze spirituali di ognuno può essere vissuta come un avvicinamento a Dio, il raggiungimento di un livello di esistenza più alto o semplicemente una visione diversa della realtà. Affascinato da questi riscontri ed analogie, Gui ha riletto la Bibbia ed altri antichi testi sacri di differenti estrazioni, ritrovandovi innumerevoli somiglianze e punti di contatto, a dimostrazione dell´esistenza di un punto di origine comune a tutte le credenze religiose, che differiscono poi nella forme e pratiche più esterne. L´esistenza di una realtà altra, di una dimensione divina o di una coscienza superiore è desiderata e ricercata da persone di diverse credenze e matrici culturali, che anelano a raggiungerla e sentono il desiderio di raccontare e diffondere il proprio credo, attraverso scritture ed immagini. L´arte sacra ha rivestito, infatti, nel corso dei secoli un ruolo molto importante , non soltanto come semplice rappresentazione del divino, ma spesso come vero e proprio mezzo di raccoglimento e di preghiera. Da qui l´interesse di Gui di rivedere e reinterpretare alcune scene iconografiche della tradizione cristiana nella luce di una filosofia, che vede nell´energia la matrice di tutte le cose. Dalla semplice materia di cui sono composti gli elementi naturali, dalla pietra al legno, all´acqua, a ciò che si riconduce ad una dimensione spirituale, ogni cosa si riconduce all´energia, che si manifesta in modi differenti. In queste nuove opere Gui prende gli elementi più agli antipodi, la pietra e la luce e li accosta ricreando composizioni e scene di un profondo carattere spirituale; schemi geometrici in cui l´ombra e la luce si scontrano e si allontanano per rappresentare concetti e visioni dal valore metafisico, quasi teologico. L´autore mette in scena una rappresentazione teologica senza riferimenti a figure o oggetti convenzionali, creando un´arte sacra priva di forme. Ecco quindi la riproposizione dell´”Ultima cena” leonardesca ricreata con pietre e giochi di luce o rappresentazioni di simboli tradizionali, quali il triangolo o la croce. Scene quasi astratte, dalla composizione geometrica e rigorosa, giocate interamente sul bianco e nero, dove ombra e luce, materia e spirito si incontrano per annullare le differenze e le opposte energie in cerca della realizzazione di un tutto, “verso una depolarizzazione”. Milnao, Contemporary Art inaugurazione giovedì 21 ottobre alle ore 18.  
   
 

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