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Notiziario Marketpress di Venerdì 15 Ottobre 2010
 
   
  PRATO (CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI, VIALE DELLA REPUBBLICA 277 ): MICHAEL LIN THE COLOUR IS BRIGHT THE BEAUTY IS GENEROUS, A CURA DI MARCO BAZZINI E FELIX SCHöBER IN COLLABORAZIONE CON ATELIER BOW WOW (JAPAN) - 17 OTTOBRE 2010 / 13 FEBBRAIO 2011

 
   
  Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato presenta The colour is bright the beauty is generous, la prima grande retrospettiva dell’artista taiwanese Michael Lin. La mostra – in corso dal 17 ottobre 2010 al 13 febbraio 2011 - è curata da Marco Bazzini, Direttore artistico del Centro Pecci, e Felix Schöber, in collaborazione con l’Atelier di architetti giapponesi Bow Wow. Le sale del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci ancora una volta diventano luogo di sperimentazione per un nuovo approccio alla fruizione dell’arte contemporanea, quello che ha promosso nel mondo l’artista taiwanese Michael Lin, indiscusso rappresentante della scena artistica a partire dagli anni Novanta. Come anticipa il titolo della mostra, Lin fa della propria arte un dono da condividere generosamente con il visitatore, lo invita a entrare nell’opera, lo promuove a protagonista delle proprie installazioni, lo incanta in un’esperienza che supera il solo atto del guardare. Questo gesto permette all’artista di mettere in scena un gioco complesso tra pubblico e privato, modernità e tradizione al centro dei quali c’è l’appropriazione di elementi di origine anonima e quotidiana tratti dalla popular culture. Michael Lin è celebre per i suoi grandi dipinti a parete e su pavimento ispirati ai motivi floreali dei tessuti taiwanesi e giapponesi con cui ha rinnovato l’idea di spazio espositivo come piattaforma del discorso sociale e come spazio per l’interazione umana. Michael Lin si discosta dal concetto di arte come oggetto da guardare e approda all’estetica come esperienza di spazi al cui centro si trova lo spettatore. Ingrandendo e moltiplicando i motivi decorativi in dimensioni ambientali, Lin va oltre la classica opposizione del modernismo tra bello e sublime, trasformando un oggetto di produzione artigianale e industriale in un’esperienza sublime in cui coinvolgere lo spettatore. Alla mostra di Prato, la prima personale che ripercorre a tappe l’intera sua carriera, Lin ha invitato a collaborare agli allestimenti, secondo un processo a lui abituale, gli architetti giapponesi Atelier Bow-wow che attualmente rappresentano il Giappone alla Biennale dell’Architettura 2010 a Venezia. Con loro, esperti nell’esplorazione della micro-architettura in riferimento alla città e legati all´intimismo e all’estetica specificamente asiatica dello spazio abitativo, ha definito un allestimento che evoca una casa privata costituita da un salotto, un bar, una sala da gioco, altri vari saloni, una biblioteca, una saletta video, un giardino e infine delle stanze da tè. L´atelier Bow-wow ha anche apportato alcune modifiche agli spazi del Centro come il passaggio tra la sala 6 e la 7 dove con profili di porta diagonali hanno drammatizzato il white cube tipico di queste sale. All’inaugurazione e durante la mostra Michael Lin apre la sua casa e, nello spazio del bar, offre agli spettatori un’edizione speciale della Taiwan Beer, per l’occasione prodotta a Prato da Bibere sas, insieme alle sigarette taiwanesi Long Life. All´ingresso è presente un elemento dell´architettura tradizionale cinese: lo schermo-paravento, “Pingfeng” (2010), che impedisce la visione diretta dell´interno e protegge l´intimità della casa. Per questo progetto, Michael Lin ha scelto una combinazione di motivi geometrici provenienti dall´architettura taiwanese a cui ha sovrapposto motivi ispirati alle cineserie europee. La prima stanza si presenta come un salotto dove sono rintracciabili i due elementi all´origine della creatività dell’artista: la messa in discussione delle abitudini culturali verso il museo e il vedere l´opera d´arte. Viene riproposta la sua personale dal titolo “Interior” presso la galleria It Park, dove Lin ha lavorato anche come barista. Lin ha trasferito nella galleria alcuni oggetti della sua casa privata, tappeti e un lettore Cd, e ha invitato i visitatori a sedersi a rilassarsi: “Gentilmente si tolga le scarpe prima di accomodarsi sul tappeto. Scelga liberamente dalla collezione di musica.” Sempre in questa sala le prime appropriazioni di ornamenti tessili trovati nel suo ambiente privato. In occasione della mostra “Complementary” presso la Fondazione Dimensions a Taipei presentò delle tele dipinte con le decorazioni dei suoi cuscini. Ancora nel 1998 a Lin fu chiesto di rappresentare all’estero Taiwan. Sotto il titolo “Imported”, l´artista offrì ai visitatori sigarette e birra importate direttamente dal suo paese di origine. Sia la Taiwan Beer che il tabacco Long Life erano nati come monopolio di Stato durante il periodo del governo giapponese, ma col tempo erano diventati simboli forti dell’identità taiwanese. Questo gesto di ospitalità offrì all´artista l’occasione di giocare con questioni legate alle abitudini culturali e dell´identità nazionale, con le pratiche legate allo spazio museale, con le prassi del viaggiare, con il gesto di offrire un dono. In sala 3 è presente “Complementary”(1998), un mobile-piattaforma in cui invita i visitatori a sedersi e riposarsi. Costruito con alcuni tatami (materassini giapponesi), occupa lo stesso spazio di un stanza da tè giapponese. L´opera è completata dai nove cuscini, le cui immagini sono esposte nella prima sala. Nella Game Room i dipinti tangram (“Untitled” 2008) che sono tessere tratte da un grande murales eseguito nel 2006 presso il Palais de Tokyo come parte della mostra intitolata Notre Histoire. Come un tangram tradizionale, questi elementi possono essere combinati in una varietà infinita di sagome e forme. In occasione di questa mostra, l´artista ha affidato all´Atelier Bow-wow le nuove combinazioni. Nella sala succesiva, Skywell, un grande wall painting che interviene direttamente sull’architettura esistente. Per questa occasione l’artista ha scelto uno dei muri interni che con la sua lunghezza e altezza definisce le dimensioni del museo. Vi ha applicato un motivo tessile usato tradizionalmente per occasioni di festa come i matrimoni, regalando un tocco di sensualità che permea lo spazio. Per instaurare un dialogo con la pittura di murales moderna e con la collezione del Centro, Lin ha chiesto di rendere visibile un murale preesistente di David Tremlett. “Spring 2003” (2003), nella sala 6, è stata presentata allo showroom Moroso durante il salone del Mobile di Milano ed è una delle prime collaborazioni dell’artista con una grande azienda. Altra nota collaborazione è stata con Illy Caffè per il quale Lin ha realizzato una edizione speciale dei barattoli in alluminio e una serie di tazzine da caffè dai quali ha tratto anche l’opera pittorica “Untitled” (2008). Il lavoro per Moroso è anche una delle sue opere più politiche e di denuncia sociale. Lin ha creato un pavimento ispirato a un tappeto afgano, i cui motivi ornamentali sono formati da una serie di carri armati, bombe a mano e mitragliatrici, a cui ha contrapposto i divani della collezione Moroso rivestiti con gli sgargianti motivi floreali di Taiwan. L´effetto è quello di un salone dominato da simboli di guerra, che rende visibile l’assuefazione alla violenza e alla guerra sia sui campi di battaglia sia nei nostri salotti. Nella stessa sala la serie “Island Life” (2006) con cui lo spettatore si può confrontare con la vexata quaestio della relazione tra potere politico e cultura. Tutti i quadri ricreano oggetti della casa e della vita privata di Michael Lin: tappeti del Tibet e dello Xinjiang, che mostrano evidenti influssi cinesi, come anche un documento di viaggio rilasciato all´artista – come ad ogni altro cittadino di Taiwan – dalla Repubblica Popolare Cinese in sostituzione del passaporto R.o.c., non riconosciuto da Pechino. Pur giocando con le questioni del dominio e della subalternità politica e culturale, l´artista si limita all´osservazione lasciando all´immaginazione la molteplicità di pratiche relative a questi oggetti. In sala 6 Michael Lin presenta la sua biblioteca privata denominata “Book metropolis” (2010), progettata dagli architetti giapponesi dell´Atelier Bow-wow per la sua casa di Bruxelles. Questa biblioteca, in cui sono presenti i libri della sua collezione, rende visibili alcuni dei riferimenti culturali dell’artista. L´opera è illuminata dall’interno e proietta sul pavimento il contorno frastagliato del profilo urbano da cui gli architetti hanno preso ispirazione. I video di “What a difference a day made”(2008) dominano in sala 7. L’opera destruttura l´idea dell’unico e mette in evidenza la molteplicità degli usi potenziali di un oggetto al di là della sua destinazione originale. L´opera nasce da un archivio di umili oggetti quotidiani trovato in un tradizionale negozio di quartiere a Shanghai, da cui l’artista comprò l´intero stock presentandolo poi alla Galleria d’Arte di Shanghai nel 2008. Questo archivio di oggetti quotidiani, legato a un tempo e a un territorio specifico, è contrapposto a un video che mostra giocolieri che usano quegli stessi oggetti, alla maniera di Charlie Chaplin con il suo bastone. Il salone creato per ospitare la serie “000”(2008-2009), ripropone la questione delle abitudini di abitare lo spazio giocando con vari livelli di illusione che creano un ambiente. L´artista riveste lo spazio museale con carta da parati decorata con fiori di susino e introduce una serie di tele azzurre sulle quali sono presenti motivi floreali lungo i loro bordi. L’azzurro intenso sembra alludere a un’apertura su uno spazio aperto più ampio, una finestra per l’immaginazione, in cui la mancanza di una cornice richiama l´attenzione alla presenza fisica di una tela. Oltre a quest’opera che rappresenta una riflessione sulla pittura, in questa sala è presente la serie fotografica “520” (2008), il resoconto di un giorno cruciale della politica taiwanese, l’insediamento del presidente Ma Yingjiu il 20 maggio del 2008 raccontato silenziosamente attraverso i titoli della stampa cinese a Shanghai. Questo momento di invisibilità – testimone dei particolari rapporti tra la Cina e Taiwan – riporta alle questioni di identità e di rappresentatività di un territorio. Il disegno floreale bianco su sfondo azzurro scelto per il pavimento in sala 9 era stato usato per la prima volta nel 2005 per trasformare un campo da gioco in un’opera d’arte. A Honolulu, le forme dei fiori si mescolavano con le linee bianche del campo da tennis confondendo i confini tra le regole del gioco e la funzione decorativa dei motivi floreali. Nel giardino creato per il Centro Pecci non ci sono regole: il visitatore è invitato a sedersi o a camminare sopra la superficie dipinta facendosi avvolgere e coinvolgere dai colori. L’ultima sala è la Tea Room e gioca con le possibilità offerte dalle porte scorrevoli di un’abitazione giapponese tradizionale. È stata creata nel 2009 per una personale all’Artium di Fukuoka dove Lin invitava il visitatore in un’esperienza personale nel passaggio tra stanza e stanza. In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo edito dal Centro Pecci con contributi critici dei curatori. Catalogo: Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci . Info: Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato - Viale della Repubblica 277, Prato - Tel. +39 0574 5317 - www.Centropecci.it    
   
 

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