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Notiziario Marketpress di Mercoledì 20 Ottobre 2010
 
   
  CARLA BREEZE: “COCOA/SKY”. ROMA 22 OTTOBRE 2010 12 NOVEMBRE 2010.

 
   
   Roma, 19 ottobre 2010 - Carla Breeze costruisce immagini, ottenute da stampe da file, presentando la materia stesa e spalmata, come nei preparati per esami istologici: una materia permeabile alla luce, che la attraversa, e la evidenzia presentandola come colore e textures. Si dedica quasi esclusivamente al suo lavoro artistico da quando la mattina dell’11 Settembre 2001 la coglie, col marito Wayne, lontana dalla sua casa che è a pochi passi dal Wtc. Da sempre attenta osservatrice delle american arts and crafts, con alle spalle, nella sua New York, una formazione giovanile di fotografa professionale, nel 1979 si laurea in Art History alla Unm. Numerose pubblicazioni, lectures, e otto mostre, dal 1984 al 1998, fra Ny e Albuquerque, presentano il suo lavoro diviso fra fotografia, saggistica e le prime prove artistiche basate sulla ricerca del rapporto tra luce e materia. Carla Breeze non si preoccupa dell’arte, ma propone una riflessione artistica su materia, spazio, superficie, altezza, larghezza, profondità, luce, colore, calore: aspetti di un mondo tangibile e reale. Ed è una materia che contraddice la Legge di Conservazione della Massa desunto dalla meccanica classica: non è vero che la materia ha una massa che non cambia anche se variano forma e volume. E non si tratta neanche di materia eterogenea (come il granito, la cui composizione non definita emerge evidentemente alla vista), ma proprio di un qualcosa che si ricombina e si presenta diverso nei diversi luoghi dello spazio e del tempo. I suoi elementi essenziali hanno distanze e proprietà variabili, forse si compenetrano, è sono addensati grazie a linee di energia che si intuiscono in negativo nel rapporto che si instaura tra la luce e i componenti elementari della materia. Il colore attraversando la materia ne esalta i contorni, perché essa è composta anche di vuoto. Un vuoto occupato dalla luce (energia/calore/colore). In questo modo il colore inizia a vivere intorno alla materia e la materia – che ne emerge - diventa segno (in questo senso le cose che fa Carla Breeze hanno a che fare con l’arte, con la rappresentazione). I segni a loro volta illuminano il colore, perché emergono dalla luce e ci navigano dentro. Si tratta di esperimenti che hanno precedenti, da Mario De Luigi a Robert Ryman: ma che - al di là e al di qua del necessario tentativo di contestualizzazione e storicizzazione -, portano nei lavori di Carla Breeze a nuove forme di linguaggio e nuove forme di vita. Galleria Embrice – Roma.  
   
 

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