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Notiziario Marketpress di Martedì 19 Ottobre 2010
 
   
  OSCAR GRAZIOLI: CANI DI SANGUE BLU STORIA E STORIE DI 31 RAZZE CELEBRI ANEDDOTI, CURIOSITÀ E CONSIGLI DALLA PENNA DEL POPOLARE VETERINARIO

 
   
  Torino, 19 ottobre 2010 - La sera della battaglia di Bassano, camminando tra i feriti, Napoleone fu colpito dal comportamento di un cane Barbone che difendeva disperatamente un soldato moribondo. Da quel giorno, pur non amando i cani (soprattutto il Carlino della moglie Joséphine che gli impediva di entrare nel letto), l’Imperatore iniziò a nutrire per loro una grande stima. Ecco chi sono i «cani di sangue blu» protagonisti di questo libro: animali diventati famosi perché hanno preso parte, nel bene e nel male, alle vicende di personaggi celebri e potenti. Come Boatswain, l’adorato cane di Byron, o Feller, l’odiato cane di Truman o, ancora, Duke, l’Airdale Terrier al quale l’attore John Wayne deve il soprannome… Ma i tanti, piacevoli aneddoti raccolti da Oscar Grazioli (e pazientemente passati al vaglio della ricerca storica) sono anche l’occasione per parlare di 31 grandi razze canine, alcune assai note, altre quasi sconosciute al pubblico, per raccontare la loro origine, descrivere le loro caratteristiche e offrire preziosi consigli sulla loro salute. Oscar Grazioli, come veterinario, si occupa di animali d’affezione, con riconosciute competenze per l’anestesia e la terapia del dolore. Come giornalista è stato collaboratore di direzione di «Libero», per poi passare al «Giornale» seguendone l’attuale direttore Vittorio Feltri, cui è legato da stima e amicizia. Collabora, con un’apprezzata rubrica, al portale di Tiscali e scrive per numerose testate locali e professionali. Dopo Quello che gli animali non dicono (Età dell’Acquario), ha pubblicato Favole vere di animali speciali (Paco Editore) devolvendo gli introiti all’Associazione Amici di Paco. È da sempre un appassionato lettore di narrativa, fantascienza e thriller. Ama la buona musica, classica e moderna, così come la buona cucina. Ama i cani e adora i gatti. Il suo sito web è www.Oscargrazioli.it Fido e il cinema - Se in Colazione da Tiffany Audrey Hepburn appare come un’amante dei gatti, in realtà, fuori dallo schermo, ebbe un intenso affetto per il suo Yorkshire Terrier che chiamò Mister Famous. Lo Yorkie fa una breve apparizione con lei nel film musicale Cenerentola a Parigi del 1956, dove la Hepburn lavora con Fred Astaire su brani dell’omonimo musical di Broadway del 1927 composti da George e Ira Gershwin. Durante le riprese di Quelle due, film di Wyler del 1962, l’attrice era in compagnia di Shirley Mac Laine e James Garner sul Wilshire Boulevard quando il cane fu investito da una macchina e ferito a morte. Mel Ferrer, marito della Hepburn, cercò di mitigare il suo dolore regalandole un altro Yorkshire che fu chiamato Assam of Assam. Il famoso Walk of Fame («Sentiero delle celebrità») di Hollywood, costruito vicino al Sunset Boulevard («Viale del tramonto»), è costellato di stelle con i nomi dei più famosi attori del cinema, selezionati da diverse associazioni. Il Walk contempla soltanto tre animali (se si eccettuano Topolino e Bugs Bunny, che appartengono al mondo dei cartoon): Strongheart, celebre pastore tedesco dei primi film muti (siamo attorno al 1925), Rin Tin Tin, che ne proseguì le gesta diventando famoso in tutto il mondo, e Lassie, che ebbe altrettanta fortuna. I personaggi famosi che hanno amato questa stupenda razza [i Boxer] sono innumerevoli. Ricordiamo Shirley Maclaine e il suo adorato Caesar, e Humphrey Bogart, che era un grande amico di Louis Bromfield, scrittore, saggista e vincitore del premio Pulitzer nel 1926. Questi era un grande appassionato di Boxer e sappiamo, dalle memorie di Lauren Bacall, che ne regalò diversi a Bogey durante gli anni in cui si frequentarono. La Bacall ricorda commossa in particolare Harvey, il giovane Boxer che sedeva di fianco al letto di Bogey morente, quasi avesse percepito che stava perdendo il suo padrone. Fido a corte - Se si vuole scrivere di cani nelle cui vene scorre sangue blu, non si può omettere il Welsh Corgi, il cane da fattoria che è arrivato a conquistare un posto stabile a Buckingam Palace fin dal lontano 1933, quando l’allora duca di York ne regalò un esemplare alla figlia Elisabetta, che gli diede il nome di Dookie. La regina Elisabetta non muove letteralmente un passo senza la compagnia dei suoi amatissimi Corgi, che si dice spadroneggino nei confronti di chiunque, a corte. […] Molti sono gli aneddoti e le leggende metropolitane che si tramandano circa la vita di questi cani a corte, i loro rapporti con il personale al servizio di Sua Maestà e con i potenti che quest’ultima ha incontrato nella sua lunga vita. Ne riporterò uno divertente, rigorosamente documentato. Il grande leader sindacalista britannico Hugh Scanlon, deceduto pochi anni fa, un giorno stava pranzando con la regina a Buckingham Palace. Lord Scanlon aveva fama di essere un’ottima forchetta e, pur davanti a Sua Maestà, «diede l’attacco» a una patata arrosto con tale vigore che essa cadde dal piatto e atterrò rotolando sul pavimento regale. Mentre Scanlon se ne stava seduto tutto rosso di vergogna, uno dei Corgi reali caracollò verso il tubero arrostito, lo sniffò un secondo e se ne andò via senza toccarlo, visibilmente schifato. Che cosa disse la regina, sorridendo? «Non proprio la sua giornata, vero, Mister Scanlon?» Tra i First Dogs (i cani dei Presidenti americani) fu un Dalmata il cane del primo presidente, George Washington, che poi divenne un loro allevatore, mentre Fido (anche se non proprio un Dalmata di sangue blu intenso) era il cane preferito dai figli di Abraham Lincoln. Fido, a differenza di molti altri cani presidenziali, non abitò mai alla Casa Bianca. Fido aveva il terrore dei rumori molto forti. Dopo diverse discussioni con i figli (che lo volevano portare con sé) Lincoln decise di affidare il cane alla famiglia Roll, affinché ne avesse cura durante il suo mandato. I Roll erano vicini di casa umili e molto stimati dal Presidente, inoltre conoscevano bene Fido. Fu chiesto loro di non rimproverare il cane se entrava in casa con le zampe sporche, perché era abituato a starsene libero in giardino, e, per rendergli la lontananza meno deprimente, Lincoln portò il divano dove Fido si appisolava con lui nel salotto dei Roll. Era chiaro che era più depresso il Presidente del cane. […] Poco prima di partire per la Casa Bianca, Lincoln portò Fido in uno studio specializzato dove gli fecero una fotografia che egli volle nel suo ufficio a Washington. Purtroppo Lincoln non poté più rivedere il suo amato cane se non quando, dopo il suo tragico assassinio avvenuto nel 1865, i Roll portarono Fido nella sua vecchia casa, davanti alla bara che migliaia di persone in lutto, venute da ogni parte degli Stati Uniti, attendevano di onorare. Seguì il feretro durante il funerale, assieme al cavallo del Presidente, il Vecchio Bob, che portava una coperta nera orlata con una frangia d’argento. Fido e i suoi 15 minuti di celebrità - Siamo agli inizi del ’900, e Dorothy Harrison Eustis è una valente allevatrice e istruttrice elvetica di Pastori tedeschi. Un giorno riceve una lettera di un giovane dal Tennessee. «Molti altri ciechi come me» scrive il ragazzo, «detestano dover dipendere dal prossimo: mi aiuti a diventare un istruttore, dopodiché potrò tornare con il mio cane e aiutarli a essere indipendenti a loro volta». Letta e riletta la missiva, D. H. E. Si convinse e lo invitò in Svizzera. Il ragazzo si chiamava Morris Frank e giunse presso la casa di Dorothy nel 1927. Lei scelse un giovane cane di nome Buddy, che divenne poi il primo cane per non vedenti negli Usa dando loro un nuovo futuro, descritto da Morris come «una gloriosa avventura in cui un cane e un guinzaglio sono stati i mezzi per far di nuovo parte del mondo». Morris e Buddy viaggiarono lungo tutto il paese per mostrare come le normali situazioni in cui i ciechi si trovavano in estrema difficoltà fossero brillantemente risolte con l’aiuto del cane. Nel 1929 Dorothy si recò negli Stati Uniti e, assieme a Morris, aprirono la prima scuola di cani guida per non vedenti, che inizialmente ebbe sede a Nashville e fu poi trasferita nel New Jersey, dove opera tuttora. Nel giugno 2006 la storia di Belle ha fatto il giro del mondo. Questa femmina di Beagle era addestrata ad annusare e leccare il naso del suo proprietario, Kevin Weaver, per scoprire eventuali crisi di alterazioni della glicemia, causate dal diabete di cui l’uomo soffriva. Durante una crisi Weaver perse conoscenza e Belle, con i denti, schiacciò precisamente il numero 9 sul telefonino del proprietario, collegandosi con il 911, numero del soccorso sanitario d’emergenza. Gli operatori, non sentendo alcuna voce umana ma solo quella di un cane che abbaiava insistentemente, inviarono un’ambulanza a casa di Weaver. Belle è stato il primo cane a ricevere il Vita Wireless Samaritan Award. Si è imbarcata su un aereo in Florida (e non nella stiva, sia chiaro) e con il suo proprietario è atterrata a Washington, dove ha ritirato la medaglia che ogni anno la Ctia Wireless Foundation riserva a chi, mediante un telefono cellulare, ha salvato una vita o ha contribuito a evitare un grave crimine. Questa volta l’eroina era lei, Belle. Dal 28 ottobre in libreria Edizioni L’età dell’Acquario pagg. 230, euro 16,00.  
   
 

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