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Notiziario Marketpress di Martedì 26 Ottobre 2010
 
   
  NO AL COLONIALISMO AGROALIMENTARE

 
   
   Venezia - “La conservazione degli habitat e delle specie vegetali, animali, microbiologiche è la vera sfida che il mondo ha oggi di fronte. Sono questi i fattori strategici per risolvere il problema dell’alimentazione delle popolazioni”. Franco Manzato, assessore all’agricoltura del Veneto, coglie la giornata di apertura del Salone del Gusto di Torino per rilanciare il suo allarme: “la biodiversità è oggi messa ovunque in pericolo da una sorta di colonialismo agronomico e agroalimentare. In Italia e nel Veneto, nell’ultimo mezzo secolo sono sparite centinaia di specie, vegetali e animali, in nome dell’utile del momento. E’ una deriva pericolosa per tutti, non solo perchè ci priva delle tipicità e delle punte di eccellenza in nome di nome di un’uniformità ritenuta più conveniente. In natura ciò che sparisce non torna più: l’agricoltura non è una fabbrica che si può fermare, abbandonare o convertire in quattro e quattr’otto”. “La pressione di un agribusiness che priva gli agricoltori dei loro principali strumenti di lavoro, il seme e le sementi, la terra dove piantarli, l’acqua per coltivarli – ha aggiunto Manzato – rischia di impoverire tutti in nome di una economia alla quale non interessa guardare lontano, che non pensa di piantare alberi di cui fruiranno i nostri nipoti, ma guarda a quanto può guadagnare oggi. In questa logica gli imprenditori agricoli rischiano davvero di venire annichiliti, di diventare da imprenditori a salariati di fatto, senza neppure la possibilità di contrattare il costo del loro lavoro. E noi rischiamo di fare la fine degli abitanti di Metropolis”. “Agribusiness, Agropirateria, Agromafia: il vocabolario si arricchisce di termini preoccupanti che esprimono un nuovo “inquinamento” senza ritorno. Per quanto mi riguarda – ha concluso Manzato – intendo tutelare la biodiversità del Veneto, che ha dato vita ad una agricoltura capace di soddisfare ogni esigenza dei consumatori e le aspettative economiche degli agricoltori. Non si fa massa critica uniformando le produzioni ma organizzando l’offerta. L’uniformità, la standardizzazione, la perdita di produzioni tipiche e di qualità è una passività economica senza vie di fuga”.  
   
 

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