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Notiziario Marketpress di Mercoledì 27 Ottobre 2010
 
   
  AL FESTIVAL VERDI LA MUSICA DI MDI ENSEMBLE IL GRUPPO, TRA I PIÙ GIOVANI ENSEMBLE ITALIANI, INTERPRETA DONATONI E TRE GIOVANI COMPOSITORI

 
   
  Parma, 27 ottobre 2010 - Un gruppo giovane (appena nove anni di vita), italiano, ugualmente dedito al grande repertorio contemporaneo e alla divulgazione di compositori emergenti, che non nasconde l’ambizione di incoraggiare la musica per sestetto senza rinunciare a presentarsi anche in formazione ridotta. Mdi Ensemble, sul palco mercoledì 27 ottobre 2010, ore 20.30, chiude l’appuntamento con i Concerti in Auditorium, rassegna di musica contemporanea del Festival Verdi realizzata in collaborazione con Traiettorie, con un programma che è un ritratto della propria personalità interpretativa: un grande compositore degli ultimi quarant’anni come Donatoni, e tre giovani autori. Diretti come sempre da Yoichi Sugiyama, i ragazzi di Mdi aprono l’undicesimo concerto di Traiettorie 2010 con un classico di Franco Donatoni, Etwas Ruhiger im Ausdruck, che già nel titolo cita l’indicazione espressiva dell’op. 23 n. 2 di Schönberg ma subito passa attraverso le brucianti idee musicali degli anni Cinquanta. I suoni sono epigrammi, quasi gemme che pollano. Il pezzo intero è quasi una sfinge che ci interroga sulla storia recente, pericolosamente. La prima italiana è della messicana Hilda Paredes, ormai presenza fissa delle ultime edizioni della rassegna: il titolo Corazón de Onix è dovuto al committente, l’ensemble Onix, ma anche alla nobile malleabilità della pietra mesoamericana, che a dispetto della sua durezza può produrre morbide e ancestrali sonorità. E il continuo cangiare di suoni duri e liquidi è alla base del piccolo dramma che si crea nei suoi quattordici minuti. Non è un caso che anche Liza Lim e Misato Mochizuki si siano rivolte alla profondità di due culture, ricavandone suggerimenti che finiscono per riabbracciare le conquiste occidentali. L’australiana Liza Lim ha scelto quella Sufi: il suo The Heart´s Ear, del 1997, ormai ben inserito nei repertori internazionali, è impregnato di estasi mistica e dell’idea che lo strumento musicale non è che un mezzo per l’elevazione spirituale, e l’elevazione spirituale si abbevera anche di silenzi, non meno difficili da ascoltare rispetto ai suoni. La Mochizuki omaggia invece la cultura del suo Giappone, l’oscurità nascosta delle cose che si riflette nella ricerca di un intermediario, la musica, che possa rivelarne colori e ritmi. Infine, due pezzi di Emanuele Casale, interprete fra i prediletti da Mdi Ensemble, spostano la regione espressiva su versanti molto differenti. Pezzi brevi, che coniugano brevità con suoni a tratti quasi techno. Ronzii fitti, suoni granulari, contrappuntati da una parte; dall’altra suoni rimbalzanti, azioni e reazioni. Quasi come, dice lo stesso Casale, “un’opera buffa senza parole”.  
   
 

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