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Notiziario Marketpress di Mercoledì 27 Ottobre 2010
 
   
  RALLENTA LA CRESCITA DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE LOMBARDA: +4,8% LA VARIAZIONE SU BASE ANNUA (CONTRO IL +5,9% DELLO SCORSO TRIMESTRE) E -1,2% LA VARIAZIONE DESTAGIONALIZZATA SUL TRIMESTRE PRECEDENTE.

 
   
   Milano, 27 ottobre 2010 - L’indice della produzione scende a quota 97,6 dopo aver raggiunto quota 99 a fine giugno. Il fatturato cresce del 7,5% su base annua e del +0,2% rispetto al trimestre precedente. Rallenta la crescita degli ordini sia dall’interno che dall’estero, pur con incrementi vicini al 5%. In leggera flessione l’occupazione rispetto al trimestre precedente, ma diminuisce anche l’incidenza della Cig. Aumentano in maniera significativa i prezzi delle materie prime e, in misura più limitata, quelli dei prodotti finiti. Il terzo trimestre 2010 registra per la produzione industriale un rallentamento del dato tendenziale (+4,8%) e una flessione del dato congiunturale (-1,2% il dato destagionalizzato ). Per le aziende artigiane manifatturiere a fronte di un assestamento congiunturale della produzione (variazione nulla del dato destagionalizzato), si registra per la prima volta dopo molti trimestri una svolta tendenziale positiva (+1%). L’indice della produzione industriale perde l’1,2% rispetto al trimestre precedente scendendo a quota 97,6 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100), ma mantiene tassi di crescita su base annua vicini a 5%. Stazionario l’andamento per le aziende artigiane, con l’indice della produzione che rimane fermo a quota 86 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100) contro il 102 toccato nel 2007. Registrano variazioni positive quasi tutti i settori industriali: solo i minerali non metalliferi (-3,5%), pelli-calzature (-1,5%) e abbigliamento (-0,1%) sono in contrazione. All’opposto la siderurgia (+9,0%), la meccanica (+6,4%) e i mezzi di trasporto (+5,1%) presentano incrementi superiori alla media. Meno diffuso il segno positivo tra i settori dell’artigianato, che presenta ancora sei settori su undici con variazioni annue negative comprese tra il -4,9% del legno-mobilio e il -2,5% dell’abbigliamento. Positivi i settori della siderurgia (+5,6%), della meccanica (+4,0%), della gomma-plastica (+3,1%), pelli-calzature (+2,1%) e carta-editoria (+1,3%). Rimangono positivi i dati per destinazione economica, con i beni intermedi in crescita del 6%, seguiti dai beni di investimento con un +5% e dai beni di consumo finale al +2,3%. Nell’artigianato sono in contrazione i beni di consumo finale (-1,2%), mentre mostrano incrementi vicini i beni intermedi (+1,7%) e i beni di investimento (+1,5%). I dati sulla produzione per classe dimensionale evidenziano un omogeneizzazione della crescita, con le imprese di medie dimensioni ancora in crescita del 5,7% e le imprese maggiori al +5%. Secondo incremento tendenziale consecutivo per le imprese di minori dimensioni (+3,7%), dopo il +3,5% dello scorso trimestre. Nell’artigianato i risultati sono direttamente proporzionali alla dimensione aziendale, con i migliori risultati per le imprese maggiori: +3,0% quelle con più di 10 addetti e +1,7% quelle da 6 a 9 addetti. Le micro imprese registrano ancora una contrazione della produzione su base annua (-1,7%). Si stabilizza la quota di aziende che registra forti incrementi dei livelli produttivi (50%, contro il 52% dello scorso trimestre); considerando anche le imprese che dichiarano incrementi minimi, l’area positiva arriva al 62% degli intervistati. Anche il numero delle aziende con variazioni molto negative rimane pressoché stabile (23%, contro il 21% dello scorso trimestre). Anche nell’artigianato si registra stabilità. A fronte del 24% di aziende stazionarie, il 35% registra in questo trimestre variazioni tendenziali molto positive (la quota era 34% lo scorso trimestre) ed è del 32% la quota di imprese con variazioni molto negative (34% lo scorso trimestre). L’occupazione, nel quadro instabile complessivo, mostra segnali contrastanti: per l’industria accelera il tasso d’uscita e rallentano gli ingressi con il saldo entrati–usciti negativo e pari a -0,3%, ma diminuiscono ancora sia la quota di aziende che fa ricorso alla Cig (22,6%) sia quella delle ore di Cig sul monte ore trimestrale (2,8%). Andamento simile anche per l’artigianato, con un saldo occupazionale negativo (-0,2%). La quota di aziende artigiane che hanno utilizzato ore di Cig nel trimestre è scesa al 10,8%, con una quota sul monte ore trimestrale dell’1,6%. Altre variabili dell’andamento congiunturale: Il fatturato a prezzi correnti conferma il segno positivo sia su base annua (+7,5%) che rispetto al trimestre precedente (+0,2%). Per le aziende artigiane il fatturato continua a crescere, anche se meno intensamente, guadagnando il +2,1% rispetto allo stesso trimestre del 2009 e lo 0,6% rispetto al trimestre precedente. Il tasso d’utilizzo degli impianti conferma un assestamento dei livelli produttivi: per l’industria rimane al 72,6% e per l’artigianato a quota 67,3%. Fra i settori dell’industria rimangono sotto il 70% solo due settori: pelli-calzature (61,2%) e minerali non metalliferi (67,9%). Fra i settori dell’artigianato si registrano tassi di utilizzo superiori al 70% per la siderurgia (74,0%), la carta-editoria (71,1%), il tessile (70,2%) e le manifatturiere varie (70%), mentre il legno-mobilio registra il tasso di utilizzo più basso (63,3%). Gli ordinativi acquisiti nel trimestre dalle imprese industriali crescono su base annua sia nella componente estera (+4,8%) sia in quella interna (+4,7%). Rispetto al trimestre precedente rimangono in crescita gli ordini interni (+0,3%) e virano in negativo gli ordini dall’estero (-1,2%). La quota del fatturato estero sul totale si attesta al 34,4%, in lieve flessione. Il periodo di produzione assicurata dal portafoglio ordini arriva a 53,9 giornate. Le imprese artigiane confermano l’incremento congiunturale degli ordini interni (+1,2%) ma, come l’industria, rallentano sull’estero (-3,5%). Nel confronto su base annua le variazioni sono positive per entrambe le componenti ma con intensità differenti: +3,3% gli ordini interni e +1,6% quelli esteri. Occorre però ricordare l’importanza relativa del mercato estero per le imprese artigiane, con la quota del fatturato estero sul totale attorno al 5,6%. Il periodo di produzione assicurata cresce raggiungendo le 37 giornate. Il livello delle scorte dei prodotti finiti è ritenuto adeguato dal 78% delle imprese industriali; fra le restanti prevalgono le valutazioni di scarsità (-3,3% il saldo). Rimane al 37% la quota di aziende che non tiene scorte tra le piccole imprese, contro il 16% delle grandi imprese e il 21% delle medie. Le aziende artigiane manifestano segnali di scarsità più marcati (-15% il saldo), con il 68% che giudica le scorte adeguate. La quota di aziende artigiane che dichiara di non tenere scorte è molto più elevata rispetto all’industria (63%). Le scorte di materie prime sono adeguate per il 77% delle imprese industriali, con un saldo negativo tra i giudizi di scarsità ed esuberanza (-3,5%). Gli artigiani segnalano scorte adeguate nel 54% dei casi, con una prevalenza, fra le restanti, dei giudizi di scarsità (-10% il saldo). Si raffreddano le spinte inflazionistiche sui prezzi medi delle materie prime che registrano incrementi congiunturali del 2,7%, per le imprese industriali (contro il +3,5% dello scorso trimestre), e del 3,7% per le artigiane (contro il +4,2% dello scorso trimestre). I prezzi dei prodotti finiti registrano un discreto incremento nell’industria (+1,1%) e una variazione più contenuta nell’artigianato (+0,4%). Le aspettative degli imprenditori industriali per il quarto trimestre 2010 rimangono positive sul versante della domanda estera e della produzione, ma su livelli inferiori al trimestre scorso, e presentano un saldo negativo per la domanda interna e l’occupazione, alimentando il clima di incertezza per l’immediato futuro. Il saldo negativo delle aspettative sui livelli occupazionali va però associato alla quota di imprenditori che prevede stabilità dei livelli, che supera l’84%. Nel caso dell’artigianato si consolida l’inversione di tendenza già rilevata negli scorsi trimestri per produzione e domanda estera che registrano un nuovo saldo positivo. Per gli ordini interni e l’occupazione prevalgono ancora i pessimisti, con il 90% degli imprenditori artigiani che prevede stabilità dei livelli occupazionali. Nell’analisi dei dati sull’economia lombarda e degli andamenti economici dell’economia nazionale e mondiale, emerge una tendenza alla decelerazione del processo di crescita per ora non diffusa omogeneamente. Questi segni di decelerazione sono apparsi più negli indicatori anticipatori a livelli territoriali più allargati, mentre i dati congiunturali relativi alla produzione industriale in Lombardia già segnalano un rallentamento. Occorre sempre usare particolare cautela nell’interpretare i dati congiunturali relativi al Iii trimestre in quanto, la peculiarità del periodo non può essere completamente eliminata dalle tecniche statistiche di destagionalizzazione. Per contro, anche i dati tendenziali pur mantenendosi nell’alveo della positività denotano una decelerazione. Questi fattori ci portano a stimare per il prossimo trimestre di chiusura d’anno un range di variazione della produzione industriale lombarda compreso tra la variazione nulla e il -3% congiunturale, che associa alla possibilità di una stabilizzazione sui livelli raggiunti anche la possibilità di un rallentamento effettivo.  
   
 

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