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Notiziario Marketpress di Lunedì 08 Novembre 2010
 
   
  AL TEATRO CARCANO DI MILANO GLAUCO MAURI E ROBERTO STURNO NEL THRILLER INGLESE L’INGANNO

 
   
  Milano, 8 novembre 2010 - L’inganno è il titolo dato da Glauco Mauri al suo adattamento della commedia Sleuth, scritta da Anthony Shaffer (1926-2001) nel 1969 e approdata per la prima volta sul palcoscenico di Londra al St. Martins’s Theatre l’anno successivo, interpreti Anthony Quayle e Keith Baxter. Due gli adattamenti per il cinema: nel 1972, interpreti Laurence Olivier e Michael Caine diretti da Joseph Mankievicz e nel 2007 con Michael Caine e Jude Law, regia di Kenneth Branagh. Come l’originale, L’inganno è un thriller eccellente e un esempio del genere “per eccellenza”. La dedica dell’opera originale è emblematica: “A Monsieur Hercule Poirot (e a molti altri detective di romanzi famosi) per tutti i suoi colleghi eccentrici, onniscienti, gentiluomini, dilettanti”. Ma è anche un commento, molto perspicace ed accurato, in parte sui fine anni Sessanta in Inghilterra e in parte su tutti noi. Il titolo Sleuth è molto misterioso. Il film di Mankievicz si intitola Gli insospettabili, ma “sleuth” vuol dire investigatore, segugio. Shaffer non ne ha mai dato una vera spiegazione e l’idea che appare più affascinante è che “sleuth” sia lo spettatore stesso. Lui è il segugio che investigando deve scoprire, nascosti nei tanti inganni, i sentimenti che si agitano nell’animo dei due protagonisti. L’inganno, appunto, con tutti i suoi grotteschi e a volte crudeli “giochi” è il caso da risolvere. L’autore propone qui, anche con grande ironia, tutta la sua abilità di sceneggiatore di gialli (fondamentali le sue collaborazioni con Agatha Christie e Alfred Hitchcock), ma sotto l’apparente superficialità di un abile racconto si avverte un’amara considerazione sulla stupida follia che così spesso corrompe il rapporto fra gli uomini. Andrew Wyke e Milo Tindle, i due personaggi principali, sono diversi. Milo ha fatto della sua difficile esistenza una lotta col desiderio di rivincita sulla sua condizione di semi-emarginato; Andrew della sua ne ha fatto invece un continuo gioco di fantasia per sfuggire alla stupida noia della vita. Ma alla fine i due finiranno per scambiarsi i ruoli: ognuno sarà vittima e carnefice. E come spesso accade nella vita, la farsa che umilia le debolezze si tramuta in un dramma dove l’uomo diventa vittima di se stesso. Non a caso il gioco termina con lo sghignazzo di un pupazzo meccanico che, inerte, ha assistito alla scena e ci dice, lui senza anima, quanto pazzi siano gli uomini che così spesso giovano a ingannarsi e a farsi del male. L’inganno è un thriller psicologico dove si ride e ci si diverte ma ci si ricorda anche che l’uomo rimane sempre l’artefice, nel bene e nel male, del suo destino. Www.teatrocarcano.com/    
   
 

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