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Notiziario Marketpress di Martedì 09 Novembre 2010
 
   
  TRA TERRORE E PROPAGANDA IN SCENA IL CINEMA CINESE SCONOSCIUTO DUE SERATE IL 10 NOVEMBRE E L’1 DICEMBRE 2010

 
   
  Milano, 9 novembre 2010 - Il cinema horror in salsa hongkonghina e il cinema di propaganda comunista degli anni Cinquanta: due filoni poco noti del cinema cinese del passato - i cui stili, temi e linguaggi hanno influenzato le produzioni del futuro - che saranno al centro di due serate dedicate alla settima arte in Cina. Mercoledì 10 novembre e mercoledì 1 dicembre tornano infatti gli appuntamenti sul cinema cinese sconosciuto organizzati dall’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano negli spazi suggestivi del Cineforum del Circolo Familiare di Milano ( www.Cineforumdelcircolo.it/ ), già promotore di rassegne inedite che hanno contribuito a introdurre i milanesi al cinema cinese e alla sua storia. Le serate saranno condotte da Fabio Scarselli, esperto di cinema orientale, che accompagnerà i suoi interventi con spezzoni di film e immagini tratte da pellicole dell’epoca. Mercoledì 10 novembre alle 21 Scarselli porterà il pubblico alla scoperta di un personaggio innovativo, iniziatore del cinema del terrore moderno prima nella Cina continentale e poi a Hong Kong nell´incontro intitolato Maxu Weibang. Il volto e il suo sfiguramento. Attore, quindi scenografo e regista, Maxu Weibang è una figura affascinante della Cina di inizio Novecento, un artista a tutto tondo che ha avuto il merito di accelerare lo sviluppo del cinema cinese. La sua passione per il trucco lo porta a scegliere come forma di espressione prediletta il cinema del terrore: un genere “importato” dall’Occidente, ma che Maxu sa reinventare applicando tecniche e stili espressivi “stranieri” a personaggi e situazioni tipicamente cinesi, dando così vita a uno stile peculiare. Da un lato, i suoi film sono debitori del cinema europeo delle origini, in particolar modo degli espressionisti tedeschi e dei surrealisti, e di alcuni importanti autori americani; dall’altro, le citazioni che Maxu fa sue sono sempre utilizzate per sviluppare situazioni che affondano le radici nella Cina contemporanea all’artista, mostrando i turbamenti politici e sociali della prima metà del secolo, ma anche elementi dell’antica tradizione culturale. La peculiare scelta narrativa di Maxu Weibang è tra le ragioni che spingono l’artista a lasciare la patria e a rifugiarsi a Hong Kong nel 1949. La sua cifra esoterica, infatti, avrebbe potuto attirare facili attacchi nella Cina socialista. Si parlerà invece del cinema della Repubblica popolare, e in particolare di quello dei primi anni dalla fondazione della Nuova Cina, mercoledì 1 dicembre alle 21.  
   
 

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