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Notiziario Marketpress di Giovedì 23 Novembre 2006
 
   
  UK: IL PUNTO DI INCONTRO FRA INNOVAZIONE E MERCATO

 
   
  Milano, 23 novembre 2006 – Ieri, il Consolato Generale Britannico di Milano e il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci" hanno organizzato un seminario nel corso del quale sono state presentate alle aziende italiane le opportunità che il Regno Unito offre in tema di partnership tecnologiche, mercato e servizi finanziari. Il seminario è stato introdotto dal nuovo Ambasciatore Britannico in Italia, Edward Chaplin e da Fiorenzo Galli, Direttore Generale del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia. Sono seguiti gli interventi di esperti nei campi dell´industria e della finanza tra i quali, Aim, l´Alternative Investment Market, che hanno illustrato l´importanza dell´internazionalizzazione, dell´innovazione, e delle attività di ricerca e sviluppo per accrescere la competitività aziendale. Di seguito viene riportato l’ Intervento dell´Ambasciatore Britannico Edward Chaplin sul tema: Il Rapporto fra Università ed Impresa nel Regno Unito : “Sono molto lieto della possibilità di parlarvi oggi, in occasione della mia prima visita ufficiale a Milano. Come alcuni di voi sanno, sono arrivato in Italia solo di recente e già pregusto il piacere di numerose altre visite in questa meravigliosa città. Sono inoltre molto lieto della possibilità di intervenire ad un seminario su Innovazione e Conoscenza per parlare di un nuovo aspetto, particolarmente dinamico, del Regno Unito: il rapporto fra Università ed Imprese. Questo rapporto è in continua evoluzione. Quando studiavo a Cambridge agli inizi degli anni Settanta, le imprese erano imprese e le università erano università. La situazione era più o meno così semplice. Era ben poca la politica di governo attiva volta ad incoraggiare qualunque forma di collegamento, tanto meno di quelli in cui le imprese avrebbero potuto avvalersi dei cervelli nelle università o quelli in cui le università stesse avrebbero potuto commercializzare le proprie ricerche. Le uniche volte in cui le imprese venivano veramente a contatto con le Università era nelle grosse operazioni di ricerca di personale in prossimità di una nuova ondata di laureati. Non posso sostenere che il Regno Unito ha inventato la collaborazione commerciale delle università con il mondo imprenditoriale; in verità, altri paesi, in primo luogo gli Stati Uniti, si sono in passato awalsi con profitto di stretti rapporti fra le due parti, già dagli anni Settanta. E noi abbiamo imparato da loro. Abbiamo appreso, in particolare, il legame comprovato fra il volume di Ricerca e Sviluppo intrapreso da un paese e la sua performance economica complessiva. Il primo problema che abbiamo dovuto superare nel Regno Unito è stato di natura culturale. Come ho già detto, le imprese erano imprese e le università erano università. Le prime avevano poca esperienza di ricerca svolta nelle università e le seconde vantavano poche operazioni commerciali. La collaborazione si è sviluppata lentamente. L´esperienza ha dimostrato che i migliori risultati sono arrivati con il matrimonio fra le due culture, con quel che basta di mutuo rispetto per permettere ad ognuna la libertà di vivere la propria cultura, pur impegnandosi in un´impresa comune. Il vero valore aggiunto non è andato tanto al consueto sviluppo di nuove tecnologie, quando al vantaggio competitivo. Agli inizi degli anni Ottanta sono state numerose le università che si sono accorte delle opportunità, hanno aperto uffici interni per promuovere, vendere e, cosa importante, salvaguardare il trasferimento della propria tecnologia. Altre sono seguite subito dopo, ed oggi è pressoché impossibile trovare un´università nel Regno Unito che non abbia società commerciali sviluppatesi appositamente per la promozione della loro proprietà intellettuale. È fuor di dubbio che la commercializzazione dell´intelligenza universitaria, sia essa nel campo delle nanotecnologie, dei prodotti farmaceutici, dello sviluppo di software o della bioscienza, ha rappresentato una parte importante dei successi economici del Regno Unito negli ultimi vent´anni. Come avevamo già visto negli Stati Uniti, innovazione, ricerca e sviluppo si sono dimostrati i motori centrali di una crescita economica di lungo periodo, soprattutto in economie mature come quelle italiana o britannica. Pensate all´esperienza del Mit nel Massachusetts e della Stanford nella Silicon Valley per capire cosa si può realizzare con le collaborazioni fra imprese ed istituzioni di ricerca. Tutti noi conosciamo bene i successi della Cisco Systems o della Sun Microsystems, con le loro radici nel mondo accademico. È quindi chiaramente nel nostro più completo interesse, sia economico che sociale, massimizzare i benefici che traiamo dalle nostre attività di Ricerca e Sviluppo. Anche in Italia possiamo vedere università che cominciano a capitalizzaré e commercializzare la Ricerca e lo Sviluppo ed i trasferimenti di tecnologia. In tutto il paese le tecnopoli, come qui a Milano, oltre che a Torino e Napoli, stanno già facendo da battistrada nel processo di ulteriore avvicinamento fra università ed impresa. Uno degli esempi riguardanti un´impresa britannica che ha capito di poter soddisfare il proprio fabbisogno di R&s qui in Italia, è quello del laboratorio di ricerca sulle Celle a Combustibile ad Idrogeno della Rolls Royce all´Università di Genova. La Rolls Royce ha scelto Genova per le specifiche conoscenze ed esperienze di ricerca che la città vanta nell´integrazione di sistemi complessi. Questa è una parte intrinseca dello sviluppo della Rolls Royce della capacità di utilizzo delle Celle a Combustile ad Idrogeno per i nostri futuri fabbisogni energetici e di trasporto. Nel Regno Unito abbiamo già iniziato a constatare i vantaggi di più lungo periodo di questo processo. Il numero di società straniere, direttamente di proprietà estera o attraverso consociate britanniche, che oggi investono in R&s nel Regno Unito sta continuando a crescere, mettendo in risalto il Regno Unito come meta interessante per gli investimenti esteri. Forse alcuni di voi hanno già visto le cifre Ocse pubblicate ultimamente sugli investimenti esteri diretti, dove il Regno Unito nel 2005 è stato il destinatario mondiale numero uno degli investimenti esteri, per 165 miliardi di dollari. È una posizione ancor migliore di quella di Usa, Cina o Francia. Gli investimenti affluiscono nel Regno Unito a livelli record e stiamo constatando che una delle forze motrici è l´accesso che le imprese hanno a R&s, anche attraverso le università. Fra le società di livello internazionale che sono venute nel Regno Unito per attività di R&s ci sono nomi quali Pfizer, Ford, Airbus, Nokia e Roche. Dall´italia, vediamo Finmeccanica, Fiat e Smt Microelectronics intraprendere attività di R&s nel Regno Unito. Accogliamo di buon grado questi investimenti nel settore R&s e ne vogliamo di più. Alle imprese europee e nordamericane che tradizionalmente vengono nel Regno Unito per le loro attività di R&s si stanno ora aggiungendo in maniera sempre crescente imprese cinesi ed indiane, di Shenzhen o Bangalore. Sono tutte benvenute. Come consuetudine, metteranno le proprie società vicino a complessi tecnologici dove constateranno la possibilità di crescere in maniera organica grazie alla loro ubicazione in prossimità di università o istituti di ricerca. Cambridge è uno degli esempi più riusciti di complessi di ricerca, in misura tale da attrarre il 25% di tutto il capitale di rischio nel Regno Unito. Cosa possono fare i governi per stimolare questa collaborazione? La risposta di quasi tutte le università ed imprese sarà probabilmente: tenersi da parte. Ma uno dei modi in cui il Governo britannico sta aiutando le imprese e le università a sviluppare la loro capacità di R&s è offrendo agevolazioni fiscali per R&s per facilitare la loro ascesa nella catena dei valori. Una rete di nuovi uffici per sgravi d´imposta su R&s è stata creata dal Governo in tutto il Regno Unito. Hanno la funzione di offrire orientamento e sostengo specialistici ad imprese innovative che si lanciano sul mercato. Alle società è permesso di dedurre fino al 150% della spesa che rientra nei criteri previsti per le attività di R&s nel calcolo del proprio utile a fini fiscali. Inoltre, le Università possono avere accesso a ciò che è noto come ´third stream funding´ (terzo canale di finanziamento), appositamente concesso alle università per la commercializzazione dei loro trasferimenti di conoscenze. Il primo ed il secondo canale di finanziamento sono riservati rispettivamente all´insegnamento ed alla ricerca. Questi sono solo due modi in cui il Governo britannico offre incentivi alle società per intraprendere ulteriori attività di R&s, stimolando in tal modo la crescita economica. Pur andando orgogliosi dei successi del Regno Unito, abbiamo ancora molto da fare. Nel contesto europeo, abbiamo già attuato oltre metà del programma concordato nell´ambito del processo di riforme economiche di Lisbona. Ma il Regno Unito investe ancora meno del 2,3% del Pil in R&s, contro l´obiettivo Ue del 3% entro il 2010. Siamo molto indietro rispetto ad altri, fra cuì Usa e Giappone. Ma l´aspetto positivo è che, anno dopo anno, l´ammontare di denaro che confluisce nelle attività di R&s continua a salire. Concludendo, desidero ringraziare tutti Voi per la vostra presenza qui oggi. Sono certo che troverete stimolante questo seminario. Spero anche che troviate proficua la presenza dei miei colleghi del Consolato Britannico a Milano per poter avere un´idea più chiara di alcune opportunità di R&s nel Regno Unito e di come poter portare la Vostra ricerca sul mercato. Grazie. ” . .  
   
 

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