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Notiziario Marketpress di Giovedì 11 Novembre 2010
 
   
  FEDERALISMO, MARINI AD ASSEMBLEA CONFINDUSTRIA UMBRIA PRONTA A SFIDA, VIGILEREMO SU RISORSE E COMPETENZE

 
   
  Perugia, 11 novembre 2010 – “Per l’Umbria l’attuazione piena della riforma federalista dello Stato – già avviata con la riforma del titolo V della Costituzione, ed ora a suo completamento con l’approvazione del federalismo fiscale - è una sfida che abbiamo inteso cogliere sin dal delinearsi di questo percorso. Crediamo nel federalismo e siamo pronti a fare la nostra parte. Purché ci sia un quadro coerente tra risorse finanziarie e competenze da gestire”. È quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, nel corso del suo intervento alla tavola rotonda su “Umbria, tra federalismo e sviluppo”, organizzata nell’ambito dell’assemblea di Confindustria a Perugia, cui ha partecipato – tra gli altri – il Ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto. In questo percorso, secondo la presidente Marini, siamo ad uno snodo importantissimo, quanto delicato e decisivo: la definizione dei decreti attuativi del federalismo fiscale. Per questa ragione è assolutamente necessario “presidiare attentamente” il percorso di attuazione del federalismo fiscale, sia dal punto di vista politico che tecnico: “Dobbiamo poter controllare – ha affermato la presidente - i rischi che possono derivare dall’eccessiva attenzione posta alla capacità fiscale dei territori invece che alla capacità contributiva del cittadino. Se non vi fosse un giusto equilibrio a rischio è la stessa unità economica e giuridica dello Stato. In particolare per l’Umbria sono decisive le modalità della perequazione in relazione alla dimensione demografica, ma più in generale il nodo del finanziamento degli Enti locali e dei loro rapporti con le Regioni”. La presidente ha indicato quelli che a suo giudizio sarebbero i più gravi e che penalizzerebbero l’Umbria soprattutto: “la maggiore partecipazione delle popolazioni locali può trasformarsi in un localismo esasperato che perda di vista l’interesse dell’intero Paese; la spinta per un miglioramento della qualità dei servizi, se non omogenea sul territorio nazionale e non preceduta da una determinazione dei livelli di servizio da garantire sempre a tutti, può nascondere gravi disuguaglianze. Infine una ricerca miope degli equilibri di bilancio, specie se portata avanti con patti di stabilità troppo mutevoli nella loro stessa impostazione, può penalizzare gravemente gli enti più virtuosi come è la nostra Regione”. “Inoltre – ha aggiunto - può rendere difficili, se non impossibili, gli investimenti degli Enti locali, così importanti anche ai fini di quel recupero di competitività di cui tanto si parla. Per questa ragione ritengo sbagliato, come fanno alcune forze politiche, insistere su questo tipo di approccio che esaspera la territorialità”. La presidente ha voluto però sottolineare a quali condizioni il federalismo può concretamente determinare effetti positivi: “purché esso aumenti la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica e faccia crescere, così, la democrazia reale nel Paese. Inoltre avvicinando l’erogatore dei servizi ai suoi fruitori esso ne migliori la qualità e la quantità. Inoltre, accorciando le filiere delle organizzazioni e aumentando la responsabilità degli Enti, esso permetta di raggiungere significativi obiettivi di efficienza attraverso una razionalizzazione costante della spesa pubblica”. Tornando al tema più generale della tavola rotonda, la presidente ha sottolineato come “il binomio crisi economica/federalismo fiscale si presenta dunque alquanto problematico. La strumentazione di intervento in economia tipica del livello di governo regionale agisce prevalentemente sul versante dell’offerta (imprese, capitale umano, etc) e quindi con misure di taglio strutturale, mentre il contrasto alla caduta di domanda aggregata (consumi più investimenti), tipica di crisi come l’attuale, richiede la disponibilità di leve anticicliche di natura espansiva, che appunto sostengano la domanda. Un’importante eccezione è rappresentata dalle infrastrutture e dai lavori pubblici in genere, che possono essere un ottimo volano per la domanda, a patto di essere realizzati in tempi non troppo lunghi. I limiti stringenti, d’altra parte, all’indebitamento riducono la possibilità di azioni espansive finanziate con il debito”. Quanto all’Umbria, la presidente Marini ha indicato le direttrici di azione per “reggere” il federalismo, fermo restando che esso debba conservare un forte carattere solidaristico: “in primo luogo il mantenimento dell’equilibrio finanziario in Sanità, vero banco di prova della tenuta dei conti regionali. Le riforme messe in campo sulla riduzione dei costi di funzionamento della Pubblica amministrazione con un contenimento dei costi di funzionamento, da intendersi con riferimento all’intero sistema delle autonomie territoriali della regione. “Un recupero del Pil pro-capite – ha aggiunto -, così da riportarlo oltre la media nazionale (come ancora era ai primi anni ’80) e quindi migliorare il parametro della capacità fiscale pro-capite, rappresenta a sua volta un importante obiettivo di medio periodo anche per la tenuta dell’Umbria nel federalismo fiscale, oltre che, ovviamente, per il miglioramento del tenore di vita della comunità regionale”. “Insomma – ha concluso la presidente Marini- sarebbero pesantissime le conseguenze di una politica che a fronte di gravissimi tagli ai trasferimenti dallo Stato alle Regioni ed agli enti locali, di un federalismo privo di un fondo perequativo serio e ben articolato, non prevedesse azioni tese a stimolare una economia espansiva”.  
   
 

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