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Notiziario Marketpress di Mercoledì 17 Novembre 2010
 
   
  BILANCIO DELL´UNIONE EUROPEA: IMPASSE SUL BILANCIO - ORA TOCCA AI CAPI DI GOVERNO MA I DEPUTATI SPERANO IN UN INTERVENTO RISOLUTIVO DEL CONSIGLIO EUROPEO

 
   
  Bruxelles, 17 novembre 2010 - I negoziati sul bilancio dell´Ue per il 2011 sono arrivati a un punto morto lunedì 15 novembre, quando una minoranza di paesi Ue ha rifiutato di discutere con il Parlamento il futuro finanziamento del budget comunitario, mentre i rappresentanti eletti avevano da parte loro fatto importanti concessioni per contenere le spese in tempi di crisi. Ora la Commissione europea dovrà presentare una nuova proposta. I parlamentari hanno fatto sapere che sperano in uno slancio dei capi di Stato e di governo al summit europeo di dicembre. Cos´è successo . Il "trilogo" fra Parlamento, Consiglio dei Ministri e Commissione è durato fino a notte fonda, ma non è servito ad accorciare le distanze: il bilancio 2011 non è quindi stato approvato entro i termini previsti dal Trattato di Lisbona. Il presidente Jerzy Buzek, a capo della delegazione del Parlamento, ha commentato con rammarico che "l´intransigenza di pochi Stati membri" ha reso l´accordo impossibile. Il Parlamento aveva già accettato di limitare il livello di spesa a quanto richiesto dai governi, ovvero un aumento di solo il 2,9% dei pagamenti rispetto all´anno precedente. L´unica rivendicazione portata al tavolo dei negoziati lunedì, era un impegno "serio" da parte dei governi a prendere in conto il ruolo del Parlamento nelle future trattative sul bilancio e, dettaglio importante, a mantenere i margini del budget 2011 sufficientemente larghi da permettere all´Ue di affrontare eventuali emergenze finanziarie durante l´anno. Flessibilità e il futuro del bilancio - Il cosiddetto strumento di flessibilità, che corrisponde allo 0,03% all´anno del Reddito Nazionale Lordo dei paesi Ue, o circa 4 miliardi di euro, è sempre stato previsto e spesso usato come "extra" per coprire spese impreviste. Tradizionalmente, è attivato da una decisione del Consiglio a maggioranza qualificata. Ma nelle ultime tappe dei negoziati di quest´anno, un piccolo gruppo di Stati ha chiesto che tale riserva sia sbloccata solo con il voto all´unanimità: una proposta che Parlamento, Commissione e la maggior parte degli altri paesi non possono accettare. L´altra questione aperta resta il futuro finanziamento del bilancio comunitario: le prerogative dell´Ue con il Trattato di Lisbona e la necessità di trovare un meccanismo di finanziamento che non dipenda esclusivamente dagli Stati, e il coinvolgimento del Parlamento nell´approvazione del quadro finanziario pluriennale. Temi su cui lo stesso gruppo di Stati ha risposto con un niet secco, rifiutandosi persino di aprire il dibattito. La conclusione del presidente della commissione Bilanci del Parlamento Alain Lamassoure (francese, Ppe) è chiara: "a questo punto, con la crisi dei budget che c´è dappertutto in Europa, una riforma del sistema delle risorse proprie diventa imprescindibile". Un punto, però, che i governi fanno fatica a accettare, e su cui i negoziati sono appena precipitati. E ora, che succede? Secondo il Trattato, la Commissione deve ora presentare una nuova proposta, che verrà esaminata dal Consiglio in un periodo di 30 giorni al massimo. A quel punto il Parlamento avrà 42 giorni dare la sua approvazione. Ma i rappresentanti del Parlamento hanno già fatto sapere che preferirebbero che ci pensassero i primi ministri europei a sbrogliare la matassa, nel loro vertice di dicembre. Solo così il bilancio potrebbe essere votato prima della fine dell´anno. Se ciò non dovesse accadere, l´Ue entrerebbe nel 2011 con un sistema di dodicesimi, ovvero un budget mese per mese usando come riferimento il budget del 2010 diviso per dodici. Finché non ci sarà un accordo. Questa soluzione avrebbe gravi conseguenze non solo per quelle voci di bilancio che prevedono un aumento per l´anno prossimo, ma soprattutto per le funzioni e le agenzie che dovrebbero nascere nel 2011, e che non potranno farlo se non ottengono gli stanziamenti necessari. La relatrice del Parlamento Sidonia Jędrzejewska (Ppe, Polonia) è particolarmente preoccupata per le sorti del Servizio di Azione esterna e delle agenzie di monitoraggio del sistema finanziario. "La discrepanza fra quello che i governi si aspettano dall´Ue e i mezzi che sono disponibili ha fornirle continua a crescere", ha commentato oggi con amarezza.  
   
 

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