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Notiziario Marketpress di Mercoledì 17 Novembre 2010
 
   
  LA MOSTRA: IL CORAGGIO ARTE CONTEMPORANEA DALLA FONDAZIONE SANDRETTO RE REBAUDENGO AL CENTRO SAINT-BENIN DI AOSTA 27 NOVEMBRE 2010 - 8 MAGGIO 2011

 
   
  Aosta, 17 novembre 2010 - Venerdì 26 novembre 2010, alle ore 18, al Centro Saint-bénin di Aosta, sarà inaugurata la mostra Il Coraggio. Arte Contemporanea dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, organizzata dall’Assessorato all’istruzione e cultura in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. L´esposizione, presentata da Francesco Bonami, direttore artistico della Fondazione, e curata da Ilaria Bonacossa, riunisce le opere di venti artisti internazionali: Letizia Battaglia (Palermo, 1935), Rossella Biscotti (Molfetta-bari, 1978), Maurizio Cattelan (Padova, 1960), Marta Dell’angelo (Pavia, 1970), Donghee Koo (Corea del Sud, 1974), Lara Favaretto (Treviso, 1973), Nan Goldin (U.s.a., 1953), Massimo Grimaldi (Taranto, 1974), Mona Hatoum (Libano, 1952), Jenny Holzer (U.s.a., 1950), Emily Jacir (Palestina, 1970), Armin Linke (Milano, 1966), Alessandro Mancassola e Barbara Ceriani Basilico (collettivo formatosi nel 2005), Catherine Opie (U.s.a., 1961), Anri Sala (Albania, 1974), Hans Schabus (Austria, 1970), Ahlam Shibli (Palestina, 1970), Mario Spada (Napoli, 1971), Cathrine Yass (Uk, 1963). «Sono particolarmente lieto di presentare al pubblico questa mostra - dichiara l’Assessore Laurent Viérin - che raduna artisti di spicco nel panorama internazionale, selezionati con cura e passione dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. La sinergia instauratasi tra l’Assessorato e la prestigiosa Fondazione torinese ci consente oggi di dare vita a questa importante rassegna, che promuove la ricerca espressiva contemporanea. Il tema accattivante ma anche complesso del coraggio - prosegue l’Assessore - inteso in tutte le sue accezioni, non sarà solo la riflessione centrale di questa mostra, ma diverrà anche il filo conduttore della seconda edizione di “Babel. Il festival della parola in Valle d’Aosta”, in programma nella primavera del prossimo anno. L’assessorato conferma così il proprio impegno nella promozione di un’offerta culturale che dalla dimensione locale si apre verso iniziative di respiro internazionale». Il coraggio è una caratteristica umana che rende chi la possiede capace di affrontare senza paura i pericoli, il dolore, l’incertezza e l’intimidazione. Nella società contemporanea il coraggio non è più esclusivamente fisico, nei confronti del dolore e della morte, ma soprattutto morale, nei confronti della vergogna e della libertà delle proprie idee e non è più una prerogativa maschile ma sempre di più le donne, non soltanto nella società occidentale, ne stanno diventando un simbolo. Il coraggio resta nella sua valenza morale e sociale un valore imprescindibile per la libertà d’espressione e per la vita umana. La mostra sottolinea come l’arte contemporanea resti sempre capace di promulgare importanti messaggi capaci di rappresentare il mondo in cui viviamo. Numerosi artisti contemporanei hanno affrontato nel loro lavoro il tema del coraggio, inteso sia in senso politico che in senso morale. La mostra non si concentra su gesti eclatanti ma su piccole azioni emblematiche. I lavori riuniti rappresentano metaforicamente il coraggio di raccontare la storia senza preconcetti, nella sua quotidiana drammaticità. Anri Sala, nel video Natural Mystic, ritrae un ragazzo che solo con le cuffie ricrea alla perfezione il suono agghiacciante di un missile tomahawk. Il protagonista del video, reduce dell’assedio di Sarajevo, durato dal 1992 al 1996 durante la guerra di Bosnia, è la testimonianza della quotidiana convivenza con la guerra. La palestinese Emily Jacir presenta una serie di fotografie realizzate tra il 2003 e il 2006 nei Territori Occupati, in cui ritrae alcuni fugaci momenti di vite frammentate dal conflitto tra Israele e la Palestina. Al contrario nelle fotografie scattate nel 2007 da Armin Linke durante il G8 di Genova, all´interno della zona rossa viene ritratta la polizia in attesa dei manifestanti. Il lavoro non commenta i fatti, ma cattura in maniera stupefacente la carica di violenza passiva delle forze dell’ordine. Rossella Biscotti, attraverso una performance realizzata a Pozzuoli, parla del coraggio di cercare di cambiare le cose e di scontrarsi con la realtà: nell’area industriale di 30.000 mq creata negli anni ’50 dall’architetto Luigi Cosenza su committenza di Adriano Olivetti, nel tentativo utopico di cambiare la situazione sociale ed economica dell’Italia del Sud, un ragazzo corre all’impazzata in questi spazi utopici abbandonati come se stesse disperatamente cercando di scappare da qualcosa. Nei suoi autoritratti, l’americana Cathrine Opie parla di come sia importante saper essere se stessi anche in situazioni difficili: l’artista, dichiaratamente lesbica, ha scelto di diventare madre e si è ritratta mentre allatta suo figlio offrendosi volontariamente allo sguardo critico dell’altro. Similmente in Tragedy Competition, Koo Donghee ci aiuta ad affrontare le emozioni degli altri rendendoci giudici di una gara di pianto che si trasforma in un’assurda ed imbarazzante confessione intima. Documentando in modo coraggioso tanti dei più noti omicidi mafiosi della sua Sicilia, Letizia Battaglia ha composto un diario di morte ricco di significati e implicazioni sulla nostra società, sul nostro modo di essere testimoni e voyeur, inconsci consumatori di immagini che ci appartengono pur sembrandoci così distanti. Altre opere riunite in mostra offrono modelli di un atteggiamento anticonformista che vede nella dignità dell’uomo e nelle sue azioni una possibilità di riscatto e libertà: così Maurizio Cattelan in A Perfect Day appende con lo scotch al muro il proprio gallerista Massimo De Carlo, rendendolo paradossalmente ‘merce’, e mettendo alla prova il coraggio di quest’ultimo nel sostenere le trovate del proprio artista. Il lavoro, che sembra la versione ironica di una crocifissione, diventa un gesto sadico in cui è l’arte contemporanea a mettere in croce chi la sostiene. Infine nel video e nelle fotografie High Wire, Cathrine Yass ritrae una figura solitaria che cammina in equilibrio a novanta metri da terra su un filo sospeso, ribaltando completamente la nostra visione del rapporto tra uomo ed architettura popolare nella Glasgow industriale. La mostra, che resterà aperta sino all’8 maggio 2011, sarà accompagnata da un catalogo bilingue italiano-francese, edito da Musumeci, che oltre a riprodurre le opere presentate ad Aosta svilupperà un excursus su altri lavori che nell’arte contemporanea hanno trattato e rappresentato con successo il tema del coraggio. Oltre ai curatori, hanno scritto lo psicologo Junghiano Antonio Lanfranchi e il duo di artisti Mancassola/cerami, con un intervista all’ex pilota di Formula 1 Alex Zanardi.  
   
 

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