Pubblicità | ARCHIVIO | FRASI IMPORTANTI | PICCOLO VOCABOLARIO
 













MARKETPRESS
  Notiziario
  Archivio
  Archivio Storico
  Visite a Marketpress
  Frasi importanti
  Piccolo vocabolario
  Programmi sul web








  LOGIN


Username
 
Password
 
     
   


 
Notiziario Marketpress di Venerdì 26 Novembre 2010
 
   
  MILANO: MILANOPEDIATRIA 2010, STORICO APPUNTAMENTO CON I PIU’ ILLUSTRI RAPPRESENTANTI DELLA PEDIATRIA INTERNAZIONALE

 
   
  Si è svolto a Milano Milanopediatria 2010, incontro biennale ormai storico per la pediatria nazionale e internazionale, presieduto dai professori Marcello Giovannini ed Enrica Riva. Tema del Congresso, che ha visto la presenza, in qualità di relatori, di oltre 150 tra i più illustri esponenti della comunità scientifica internazionale e di ben 2.000 medici ed operatori nel campo della pediatria, della nutrizione e della prevenzione è: ‘Nutrizione, Genetica, Ambiente per l’educazione alla salute’. Queste tematiche hanno costituito il filo conduttore delle quattro giornate dei lavori (terminate sabato 21 novembre), durante le quali sono stati toccati gli argomenti che più interessano gli operatori sanitari che si occupano dell’età evolutiva: il ruolo della nutrizione sulla salute, l’influenza dell’inquinamento ambientale sulla salute respiratoria, i disturbi del comportamento alimentare, la prevenzione e la terapia dell’asma, le vaccinazioni nell’adolescente, fino ad arrivare alle nuove prospettive nel campo della cura delle malattie metaboliche rare. L’edizione 2010 di Milanopediatria è stata anche l’occasione per presentare alla comunità scientifica italiana ed internazionale le attività e le finalità della neonata Società Italiana per l’Educazione alla Salute (Spes), Associazione Culturale e Scientifica fondata alla fine del 2007 e di cui Milanopediatria 2010 ha ospitato il secondo Congresso Nazionale. La Spes si propone di perseguire esclusivamente finalità di solidarietà sociale mediante attività di formazione e di educazione nel settore dell’età evolutiva, in particolare nei riguardi dei soggetti più svantaggiati. I suoi obiettivi principali sono: la promozione della salute psico-fisica del bambino e della sua famiglia dalla culla all’età adulta; il costante aggiornamento delle figure professionali che se ne occupano; la valorizzazione della ricerca scientifica come base per la promozione della salute e della prevenzione anche nei paesi a maggior rischio sociale. Milanopediatria 2010 ha ospitato anche il nono Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (Sinupe) ed il secondo Congresso Nazionale Malattie Metaboliche e Genetica Clinica. “Sono sicuro che Milanopediatria 2010 è stata una occasione preziosa per tutti gli operatori di salute dell’area pediatrica, grazie agli innumerevoli spunti di riflessione che sono stato presentati, con ampie ricadute pratiche – ha affermato Marcello Giovannini. - Un’occasione preziosa per aggiornare le proprie conoscenze, per sviluppare nuove e diverse abilità, ma soprattutto per imparare ad assicurare al bambino di oggi, che sarà l’adulto di domani, uno stato di salute fisico e psichico che sia il migliore possibile”. Nel corso della prima giornata, sono subito emerse tre grandi ‘criticità’ per la salute dei bambini: la sottovalutazione, ancora troppo diffusa, dell’importanza della prima colazione; l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, passati da elementi amici a subdoli fattori di dannosità grave, da riportare al più presto sotto controllo; la sottovalutazione, tutt’ora esistente, del disturbo autistico, che ne rende problematica la diagnosi precoce, indispensabile per un adeguato programma riabilitativo ed educativo. È emersa anche una grande ed entusiasmante prospettiva, che ci arriva dalla nutrigenomica, vale a dire l’applicazione della genomica all’interno della pratica nutrizionale. “La nutrigenomica offre e offrirà sempre più, in futuro, la possibilità di personalizzare la nutrizione e migliorare gli interventi di prevenzione e di terapia di diverse patologie croniche – ha spiegato Marcello Giovannini. La variabilità del genoma umano, conseguenza dell’adattamento al contesto nutrizionale, è attualmente riconosciuta come fattore in grado di influenzare: la tolleranza o intolleranza agli alimenti e ai micronutrienti; il rischio di sviluppare patologie metaboliche; i fabbisogni nutrizionali. L’abilità, recentemente acquisita, di manipolare gli alimenti al fine di migliorare la pratica nutrizionale, viene attualmente applicata nel tentativo di creare raccomandazioni nutrizionali geneticamente determinate, che conducano a progressi per la salute umana”. “Queste capacità presentano, però, anche potenziali dilemmi, poiché diversi sottogruppi di soggetti potrebbero rispondere in maniera diversa all’esposizione ad alcuni alimenti, creando benefici per alcuni e rischi per altri – ha sottolineato Giovannini. La promessa di una progressiva caratterizzazione ‘ingegneristica’ della nutrizione, per un’ottimizzazione della dieta, rappresenta uno sforzo per la ricerca e un’aspettativa per la popolazione. L’identificazione e la classificazione della variabilità del genoma umano sono tappe necessarie al raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla nutrigenomica. Tra le priorità nutrizionali più immediate – ha concluso Marcello Giovannini - vi è certamente la necessità di approfondire le conoscenze sul ruolo esercitato dall’alimentazione materna nei confronti della programmazione delle vie metaboliche embrionali, sui meccanismi ad esse correlati e sulle conseguenze a lungo termine per la salute dell’embrione stesso”. Ancora troppo spesso la prima colazione è dimenticata o poco adeguata: un numero crescente di evidenze scientifiche, derivanti da studi condotti in diversi Paesi del mondo e nell’ambito di stili alimentari molto differenti tra loro, dimostra come il consumo abituale della prima colazione si associ a un miglior stato di salute e benessere a tutte le età. Tuttavia, nonostante il ruolo positivo della prima colazione sia sempre più noto e confermato, dall’analisi di 47 studi svolti sia negli Usa che in Europa è emerso che circa il 10-30% dei bambini e degli adolescenti di tutti i Paesi considerati salta regolarmente la prima colazione e che questa cattiva abitudine è sempre più frequente passando dall’infanzia all’età adulta. In Italia, sebbene quasi il 90% della popolazione dichiari di assumere la prima colazione, ad un’analisi più approfondita, solo il 30% consuma effettivamente un pasto adeguato dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Inoltre è sempre più frequente la tendenza a consumare la prima colazione al di fuori dell’ambiente domestico; la fretta e la mancanza di appetito al mattino vengono riportati come le principali motivazioni di questo fenomeno. “L’abitudine di consumare regolarmente la colazione si associa ad un miglior stato di benessere e di salute a tutte le età – ha sottolineato il professor Umberto Castiello, direttore del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università degli Studi di Padova. Infatti, dopo il lungo periodo di digiuno notturno la prima colazione ha il compito di fornire le risorse energetiche necessarie per affrontare la giornata. Se la colazione non viene fatta o è poco adeguata, l’individuo ha una minor disponibilità di energie che si traduce in un peggioramento della performance (sia fisica che cognitiva) nelle prime ore della giornata. Nei bambini, in particolar modo, questo peggioramento si può manifestare in termini di ridotta capacità di concentrazione che costituisce un ostacolo all’apprendimento che può riflettersi sui risultati scolastici”. Giuseppe Banderali, della Clinica Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera San Paolo, Università di Milano, ha spiegato che “la prima colazione fornisce tra il 15-20% del fabbisogno energetico complessivo”. “Negli ultimi anni la prima colazione è stata oggetto di numerosi studi osservazionali e d’intervento – ha ribadito Banderali - che ne hanno dimostrato la fondamentale importanza sia sul piano metabolico-nutrizionale sia nella prevenzione di scorrette abitudini alimentari. È stato infatti dimostrato come l’abitudine a consumare regolarmente la prima colazione sia associata, soprattutto in età pediatrica e adolescenziale, ad una maggior capacità di concentrazione, attenzione, problem solving e memorizzazione; tra i bambini che invece abitualmente “saltano” la prima colazione più frequentemente si riscontra un peggioramento della performance nelle prime ore della giornata”. Fare regolarmente una buona e sana prima colazione serve anche a non ingrassare! “Da numerosi studi è emerso come i consumatori regolari di prima colazione siano meno predisposti al sovrappeso e all’obesità e come anche gli adolescenti normopeso, che tuttavia saltano abitualmente la prima colazione, vadano più frequentemente incontro ad un aumento dell’indice di massa corporea in età adulta – ha infatti affermato Giuseppe Banderali. Una prima colazione equilibrata, con un adeguato apporto di carboidrati e fibre, è correlata a un miglior profilo lipidico, in particolare a una riduzione dei livelli plasmatici di Ldl, Ldl ossidati e trigliceridi totali, ad una maggiore sensibilità insulinica e quindi ad una migliore tolleranza glucidica e ad un minor intake calorico ai pasti successivi. Sia i carboidrati complessi (pane, fette biscottate, biscotti, cereali per la prima colazione) che le proteine e i lipidi (latte e derivati) contribuiscono insieme a regolare il senso di sazietà postprandiale, evitando le oscillazioni glicemiche e riducendo così lo stress ossidativo. Inoltre l’abitudine alla prima colazione ha un effetto positivo sulla qualità complessiva della dieta; i consumatori abituali di questo pasto hanno infatti un apporto di macro e micronutrienti più adeguato rispetto agli skipping breakfast: in particolare più fibre, calcio, vitamine, zinco, ferro e meno grassi, colesterolo e calorie totali. Tutti questi meccanismi sono stati chiamati in causa come possibili fattori implicati nella correlazione positiva riscontrata tra consumo abituale della prima colazione e minor rischio di patologie croniche degenerative, quali obesità, patologie cardiovascolari e diabete mellito”. “La necessità di rinforzare l’abitudine alla prima colazione – ha concluso Banderali - rientra quindi nell’ambito di una promozione più ad ampio respiro di quelle corrette abitudini alimentari e stili di vita in grado di influenzare positivamente lo stato di salute”. Negli ultimi anni numerosi studi si sono interessati agli effetti sulla salute dell’inquinamento dell’aria: l’esposizione ad inquinanti è stata associata a incrementi della mortalità e delle ospedalizzazioni dovute a patologie respiratorie e cardiovascolari nella popolazione generale ed in particolare nella popolazione pediatrica. Alcune caratteristiche rendono infatti i bambini il gruppo più vulnerabile agli effetti dannosi dell’inquinamento aereo. Altrettante evidenze mostrano come un miglioramento della qualità dell’aria si rifletta in effetti positivi sulla salute dei bambini; la ridotta esposizione ad inquinanti porta ad una riduzione di ricoveri ospedalieri per complicanze respiratorie, ad una minore prevalenza di bronchiti ed infezioni delle alte e basse vie respiratorie e ad un migliore e fisiologico sviluppo polmonare. “I bambini sono particolarmente suscettibili agli effetti dannosi degli inquinanti aerei: i loro polmoni non sono ancora del tutto sviluppati (al momento della nascita, un bambino possiede solo un decimo degli alveoli che possiederà da adulto) e sono più esposti degli adulti all’inalazione di dosi maggiori di inquinanti che permangono nei polmoni per un tempo superiore – ha esordito il dottor Marco Sala, della Clinica Pediatrica Azienda Ospedaliera San Paolo, Università di Milano. Oltre all’immaturità polmonare è necessario sottolineare anche quella del sistema immunitario, il quale gioca un ruolo determinante nell’insorgenza di alcune patologie respiratorie tra cui l’asma, la cui suscettibilità si è vista aumentare in seguito ad un esposizione precoce ad elevate concentrazioni di inquinanti. Durante l’infanzia, il polmone va incontro ad una significativa morfogenesi poiché i bronchioli continuano il loro sviluppo, così come l’epitelio alveolare e le cellule del sistema immunitario. Questo processo di crescita costituisce un periodo critico in cui un danno acuto, provocato dagli inquinanti, può generare un rimodellamento delle vie aeree, che può incrementare la vulnerabilità nei confronti di stress successivi e avere effetti deleteri a lungo termine sulla funzionalità respiratoria. Altra caratteristica – ha proseguito Sala - che influisce sulla maggior suscettibilità dei bambini nei confronti degli agenti inquinanti inalabili è il tipo di respirazione: prevalentemente nasale negli adulti, orale nei bambini. I bambini, inoltre, hanno una superficie polmonare per unità di peso corporeo superiore agli adulti e durante un respiro normale inalano più aria per unità di peso corporeo. Oltre a ciò, i bambini trascorrono più tempo fuori casa, in particolare alle fermate degli autobus o andando a scuola al mattino, quando la concentrazione degli inquinanti è ai massimi livelli; essendo più attivi, hanno anche una frequenza respiratoria superiore rispetto agli adolescenti o agli adulti. Per queste ragioni la respirazione spinge gli inquinanti più velocemente e più in profondità nel polmone scavalcando le iniziali regioni di deposizione e la concentrazione di particelle inquinanti nei polmoni risulta essere da due a quattro volte maggiore”. In conclusione, Marco Sala ha affermato che “è opportuno e necessario rivedere normative e obiettivi basati su conoscenze ormai superate, quali l’abbassamento della soglia degli inquinanti in termini di mera concentrazione (µg/m3). Occorre una maggiore attenzione alle problematiche di ‘source apportionment’, segnatamente alla riduzione della quota di inquinanti legata al traffico veicolare, ed alla validazione di metodiche che prendano in considerazione la superficie reattiva e la struttura delle particelle, più che la loro massa globale. È poi necessario mettere a punto quanto prima test sensibili e specifici, che servano ad individuare i soggetti maggiormente a rischio. Infatti, è con la prevenzione e/o il trattamento selettivo di questi soggetti, opportunamente individuati, piuttosto che con anacronistiche ulteriori riduzioni della concentrazione non selettiva del Pm, che si potranno ridurre i danni alla salute umana da Pm. È questa riduzione che deve rappresentare l´obiettivo finale e comune di tutte le politiche antinquinamento”. La sicurezza alimentare, specie per quanto riguarda la fascia pediatrica, rappresenta un’esigenza sempre più radicata nella coscienza dei consumatori, che, se da un lato riconoscono gli indiscussi benefici per l’umanità apportati dallo sviluppo industriale, d’altro lato sanno delle possibili contaminazioni che da questo possono derivare per l’uso, e talora l’abuso, di un numero elevato di molecole chimiche che si possono concentrare nell’ambiente attraverso la contaminazione industriale ed agricola, nonché dallo smaltimento dei rifiuti biologici. Da ciò deriva una richiesta di livelli di sicurezza alimentare sempre più elevati, che si possono ottenere solo attraverso assidui controlli e conseguenti interventi tutelativi di tutte le tappe che conducono al prodotto finito destinato ai consumatori. Tra i consumatori di alimenti più esposti al rischio tossicologico sono naturalmente i bambini, come ha sottolineato il dottor Amilcare Rottoli, direttore S.c. Pediatria e neonatologia dei Presidì Ospedalieri di Cernusco sul Naviglio e Melzo, Azienda Ospedaliera di Melegnano. “Tra i diversi alimenti l’acqua è senza dubbio il più necessario e riveste un ruolo biologico insostituibile per diversi meccanismi fondamentali per la vita. L’importanza dell’acqua è poi ancora maggiore nei lattanti in quanto la proporzione di acqua del loro corpo (75%) è notevolmente maggiore di quella degli adulti (circa 65%). Pertanto i lattanti sono a rischio di rapida disidratazione per squilibrio metabolico e ancor più per il fatto che la loro sensazione di sete è male espressa o non correttamente rilevata. Da ciò deriva l’importanza della qualità dell’acqua offerta ai bambini, che sono i più esposti agli effetti dell’inquinamento idrico. “Il degrado della qualità dell’acqua – ha quindi ricordato Rottoli - è causato dall’immissione di sostanze che ne alterano le caratteristiche fisico-chimiche e che ne impediscono il normale utilizzo. Queste sostanze, di natura solida, liquida o gassosa, hanno effetti diversi in base alla loro quantità, alla loro pericolosità e alla delicatezza degli ambienti in cui vengono rilasciate. Possono essere di origine antropica, cioè immesse dall’uomo, oppure di origine naturale, come, ad esempio, le polveri eruttate da un vulcano. Fortunatamente l’acqua, a differenza di molte altre risorse, si rinnova continuamente attraverso il ‘ciclo dell’acqua’, che consente che l’acqua passando attraverso i suoi diversi stati fisici (acqua, vapore, ghiaccio…) si ricicli autonomamente depurandosi dei diversi inquinanti”. “Attualmente – ha fatto rilevare Amilcare Rottoli - le quantità di sostanze inquinanti che immettiamo quotidianamente nei nostri corsi d’acqua e nelle nostre acque sotterranee sono talmente elevate da rendere sempre più difficile l’operazione di autodepurazione naturale, con gravissime conseguenze per la salute nostra e dei nostri figli e per l’ambiente in cui viviamo”. Al termine, ha lanciato un appello a tutti i colleghi: “è nostro dovere, sia come cittadini, ma a maggior ragione nella nostra posizione di pediatri e nutrizionisti, e quindi tutori della salute dei bambini, adoperarci per favorire il mantenimento della igienicità ambientale ed ‘in primis’ della qualità dell’ acqua destinata al consumo umano, anche per le generazioni future”. L’autismo è un’alterazione del neuro sviluppo che disturba precocemente la capacità comunicativa ed interattiva del bambino e quindi le sue possibilità di crescere sviluppando le naturali competenze sociali. “E’ un disturbo ancora troppo spesso sottovalutato – ha spiegato il professor Carlo Lenti, direttore della Clinica di Neuropsichiatria Infantile dell’ Azienda Ospedaliera San Paolo, Università di Milano – se si pensa che secondo gli ultimi studi epidemiologici da 2 a 3 bambini su 1.000 ne sono affetti. Solitamente si manifesta nei primi 3 anni di età, con un’incidenza di 3-4 volte superiore nei maschi rispetto alle femmine. La diagnosi precoce e un adeguato programma riabilitativo ed educativo sono fondamentale per i bambini che soffrono di autismo”  
   
 

<<BACK