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Notiziario Marketpress di Giovedì 25 Maggio 2006
 
   
  I MANAGER ITALIANI GUARDANO AL FUTURO CON OTTIMISMO

 
   
  Milano, 25 maggio 2006 – Si è svolto ieri a Milano il convegno “L’italia nel futuro economico europeo: protagonisti a confronto”, organizzato da Ups e l’American Chamber of Commerce in Italy, durante il quale è stata presentata, per la prima volta in Italia, l’Ups Europe Business Monitor, la ricerca commissionata da Ups e giunta quest’anno alla sua Xv edizione. Sede dell’evento la Sala Consiglio di Palazzo Turati, dove economisti e dirigenti del mondo dell’industria si sono confrontati in due tavole rotonde su alcuni dei temi oggetto della ricerca Ups Europe Business Monitor Xv: le prospettive economiche del prossimo biennio e la competitività delle aziende italiane nel contesto internazionale. Le “voci” del convegno provenivano dal mondo accademico (Mario Deaglio, economista dell’Università degli Studi di Torino e Luigi Prosperetti, economista dell’Università degli studi di Milano – Bicocca), della consulenza in analisi economiche (Emilio Rossi, European Managing Director Global Insight Co. ) e da quello dell’industria e del commercio (Mario Resca, Presidente Mcdonalds; Stefano Venturi, Amministratore Delegato Cisco Systems Italy; Emilio Petrone, Amministratore Delegato e Direttore Generale Mattel Italia e Michele Falcone, Amministratore Delegato Herman Miller Italia). A moderare è stato il giornalista Antonio Calabrò, Direttore Apcom. L’evento è stato, inoltre, presenziato da Deborah Grace, console generale degli Usa a Milano. Elena Ossanna, Direttore Commerciale Ups Sud Europa, ha presentato i dati della ricerca, da cui emerge che il 2005 è stato un anno di ristagno economico per la maggior parte delle aziende italiane: solo il 42% dei manager pensa che gli affari della propria azienda siano migliorati durante l’anno trascorso, per il 16% sono peggiorati, mentre per il restante 41% sono rimasti invariati. Questi dati sono confermati in media anche a livello europeo, con il 42% dei manager che riporta una performance in crescita rispetto all’anno precedente, mentre aumenta al 20% il numero dei manager europei che dichiara performance negative rispetto all’anno passato. Nonostante il clima economico sfavorevole, i manager italiani dimostrano di essere fiduciosi sul futuro: il 54% confida nel miglioramento della posizione economica della propria azienda, a fronte di un 5% che fa previsioni negative e di un 39% che ipotizza una situazione invariata. Gli economisti Mario Deaglio e Luigi Prosperetti hanno, invece, espresso una maggiore cautela. Secondo Mario Deaglio, infatti, “la ripresa economica ha una natura ancora incerta” e non è possibile in questo momento prevederne la durata. “La maggior parte dei congiunturalisti pensa che avremo una ripresa che durerà fino all’autunno o al gennaio/ febbraio dell’anno prossimo. Al centro di questo fenomeno europeo c’è una ripresa tedesca. Tuttavia, le norme che i tedeschi hanno approvato giusto due giorni fa con l’aumento dell’Iva, nel tentativo di rientrare nei parametri dell’Ecofin, saranno tali da ridurre notevolmente questa ripresa. ” L’ottimismo emerso dalla ricerca è stato, invece, confermato dai manager intervenuti nella seconda tavola rotonda. Stefano Venturi, Emilio Petrone e Michele Falcone hanno, infatti, espresso fiducia nella ripresa economica ad opera delle aziende italiane, ponendone tuttavia come condizione un cambiamento di mentalità della classe manageriale italiana. Ha commentato Michele Falcone: “Sono ottimista nel dire che il nostro Paese è malato ma può guarire. Sono fortemente portato a sperare in un cambiamento radicale della mentalità, partendo fondamentalmente dall’etica, che il nostro Paese dovrebbe considerare come un problema fondamentale per essere percepiti all’esterno con un po’ più di serietà e poter, quindi, attrarre degli investimenti. ” L’intervento di Mario Resca ha, invece, posto l’accento sulle barriere che ostacolano l’ingresso di capitali stranieri nel nostro Paese. “Fino a ieri, le aziende italiane pensavano che il piccolo fosse bello e, oggi, non hanno le dimensioni sufficienti per competere sui mercati internazionali. L’italia si è trovata impreparata alla sfida della globalizzazione. ” Ha poi continuato elencando le cinque barriere che, a suo avviso, ostacolano l’ingresso di investimenti stranieri in Italia per creare impresa: la prima è la burocrazia, che rende costosa l’analisi dell’investimento e incerti i tempi e i costi; la seconda è il costo del lavoro, inteso come incidenza percentuale sull’unità di prodotto venduto, che in Italia è maggiore che in Francia e in Germania; la terza barriera sono le scarse infrastrutture, che rendono difficoltosa e onerosa la logistica di merci e persone; la quarta è la percezione della mancanza di sicurezza sul territorio; la quinta barriera è rappresentata dalla fiscalità, per cui l’Italia non è competitiva a livello internazionale, soprattutto nel confronto con Paesi come l’Irlanda. L’evento è stato un momento di approfondimento e confronto sulle prospettive economiche del Paese. Come ha commentato Frank Sportolari, Vice President Strategy Ups Europe, “l’Ups Europe Business Monitor è stato per quindici anni consecutivi un importante strumento per comprendere le tematiche che guidano le decisioni economiche in Europa e nel mondo. Poiché la ricerca si basa sulle opinioni di quasi 1. 500 dirigenti delle maggiori aziende europee, per noi è stato importante ospitarne i protagonisti italiani e discutere con loro la posizione occupata dall’Italia nel panorama commerciale europeo. ” .  
   
 

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