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Notiziario Marketpress di Martedì 23 Novembre 2010
 
   
  AMILOIDOSI : SU NATURE IL CONTRIBUTO DEI RICERCATORI ITALIANI ALLO SVILUPPO DI NUOVE CURE

 
   
  Pavia, 23 novembre 2010 - Per le Amiloidosi le cure future verranno dalla ricerca di base, ma il contributo italiano è destinato ad esaurirsi Con tre importanti lavori pubblicati nel mese di Novembre su riviste con elevato impatto scientifico (Nature, i Proceedings of the National Academy of Science of the Usa e il Journal of Biological Chemistry dove il lavoro ha avuto il prestigioso riconoscimento di "paper of the week") un gruppo di ricercatori italiani guidati da Vittorio Bellotti, docente di Biochimica all´Università di Pavia ha presentato importanti risultati su nuove molecole capaci di contrastare le amiloidosi. Le amiloidosi sono un gruppo di malattie, alcune rare come quelle geneticamente determinate, altre di grande impatto sociale come la malattia di Alzheimer in cui proteine, che normalmente svolgono sofisticate funzioni, perdono le preziose proprietà funzionali e si accumulano nei tessuti che vengono progressivamente danneggiati. “Questi lavori - spiega il prof. Vittorio Bellotti - sono il frutto di una intensa collaborazione scientifica con il gruppo del Prof Mark Pepys dell´University College di Londra che sta ispirando nella comunità scientifica internazionale lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche per queste malattie.” Da queste ricerche si è scoperto che l´uso combinato di un farmaco che agisce su una proteina ubiquitaria dei depositi patologici amiloidi e di un anticorpo monoclonale specifico per questa proteina innesca un processo spontaneo di rimozione dei depositi (Nature 4 nov 2010). Le nuove molecole sono state sintetizzate sulla base della struttura tridimensionale delle proteine patologiche e la loro capacità di inibire il processo patologico è stata studiata con tecniche che permettono di rivelare dettagli nanometrici dei cambiamenti strutturali e osservare aspetti dinamici della vita delle proteine che si consumano nei tempi brevissimi dei millesimi di secondo (Pnas 8 nov 2010). Per la complessità dei meccanismi molecolari che le causano, le amiloidosi sono un esempio paradigmatico di malattie in cui le nuove ed efficaci terapie possono solo derivare da ricerche di base che stanno impegnando duramente ricercatori di area chimica, fisica, biofisica accanto a medici e biologi.” Un esempio di sinergia interdisciplinare è rappresentato dall’intensa e consolidata collaborazione con i ricercatori del Centro per lo studio e la cura delle amiloidosi sistemiche della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia. “In questa stagione in cui le risorse che il nostro Paese mette a disposizione per la ricerca scientifica e universitaria sono sempre più scarse e inadeguate – continua il prof. Bellotti - la collaborazione con i grandi centri di ricerca universitaria europei offre la possibilità di affrontare progetti di lungo periodo che si realizzano nell´arco di almeno 5-6 anni e ingenti investimenti. Queste collaborazioni richiedono una dedizione assoluta ai progetti e agli obiettivi proprio perche la consistenza degli investimenti genera una forte attesa per i risultati che sono strettamente monitorati da revisori indipendenti. Sono progetti che si sviluppano su tempi assolutamente non previsti dalle tipologie di finanziamento alla ricerca del nostro paese, ma necessari per ricerche che hanno l´obiettivo di tradurre risultati di ricerca di base in applicazioni terapeutiche. La risposta italiana a questo tipo di opportunità è consistita nella realizzazione di reti collaborative tra istituti italiani. Cosi, pur con grandi difficoltà di tipo logistico e amministrativo i ricercatori italiani hanno dato negli ultimi 10 anni proprio in questo settore un contributo scientifico fondamentale riuscendo a diventare stimati partner e collaboratori di grandi gruppi internazionali.” Cosi ha funzionato in questo settore l´alleanza tra gruppi dell´ Università di Pavia, Udine, Firenze, Napoli, Genova, Milano, Catania, il Mario Negri di Milano. Molti di questi efficacemente coordinati dall´Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi. Purtroppo la sopravvivenza di molti di questi laboratori italiani è oggi a rischio e così anche la rete collaborativa. Anche l’alleanza con i ricercatori clinici della Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia richiede un rinvigorito impegno per mantenere livelli competitivi. “Va riconosciuto – conclude Bellotti - che la partecipazione italiana a questi grandi progetti è stata fin´ora salvata dai finanziamenti della Comunità Europea, da Fondazioni tra cui, in prima linea, la Fondazione Cariplo e la Regione Lombardia a cui va riconosciuto un impegno senza il quale i nostri laboratori sarebbero già stati chiusi da tempo. Tuttavia solo l´impegno dello Stato può garantire gli essenziali investimenti a lungo termine sulle persone e le infrastrutture che non mancano in nessuno dei paesi scientificamente avanzati con cui ci confrontiamo. Per i grandi centri di ricerca internazionali siamo ancora, in qualche caso, interlocutori stimati, ma proprio nei settori della ricerca molto competitiva la propria affidabilità e il proprio ruolo va riaffermato davvero ogni giorno e non esistono né sconti né rendite di posizione”.  
   
 

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