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Notiziario Marketpress di Martedì 28 Novembre 2006
 
   
  OSTEOPOROSI MASCHILE, FENOMENO IN PROGRESSIVO AUMENTO UNA MALATTIA RITENUTA TIPICAMENTE FEMMINILE, RIGUARDA INVECE ANCHE UN NUMERO CRESCENTE DI UOMINI

 
   
  Pisa, 28 novembre 2006 - E’ opinione diffusa che l’osteoporosi sia, con rare eccezioni, un problema femminile. Errore. Oltre venti fratture vertebrali su cento e un terzo circa dei femore rotti riguardano i maschi, con aumento della morbilità e della mortalità, esattamente come per le donne. Anzi. Un femore rotto può avere più conseguenze fatali proprio tra gli uomini. Osteoporosi maschile, ovvero 1,1 milioni di casi in Italia (contro 3,6 milioni di donne): ecco uno dei temi più dibattuti al congresso nazionale della Siommms svoltosi a Pisa (www. Siommms. It). Ne ha parlato, tra gli altri, l’endocrinologo Stefano Gonnelli (Università di Siena). Il fenomeno, a lungo sottovalutato, è in effetti in progressiva emersione in parallelo all’invecchiamento della popolazione. Vivendo di più, anche gli uomini finiscono difatti per presentare degenerazioni dello scheletro (per quanto in minor misura) fin qui attribuite alle sole donne. C’è semmai una diversità nelle cause. Nei maschi la perdita di osso trasecolare conseguente all’età è difatti caratterizzata da un assottigliamento delle trabecole ossee, che frena il processo di formazione di nuovo osso. Nelle donne c’è invece una perforazione dell’osso trasecolare e una perdita di connettività. L’osteoporosi maschile è comunemente classificata come involutiva (legata all’età) oppure come secondaria. L’incidenza della secondaria oscilla tra il 30% e il 60% dei casi e varia a seconda dei Paesi e degli studi. Certe, però, sono alcune delle cause principali, ossia l’ipogonadismo, l’abuso di alcolici e le terapie a base di steroidi (per inalazione e per bocca) con cui si trattano le malattie polmonari croniche, dall’asma bronchiale alle broncopneumopatie ostruttive, in continuo aumento. In proposito, la reumatologa Ombretta Di Munno (Università di Pisa) ha ricordato l’ormai ampia documentazione negativa circa il trattamento per inalazione. Una terapia niente affatto sicura per l’osso, come si è a lungo pensato, bensì essa stessa responsabile di effetti scheletrici indesiderati, sia in termini di riduzione di massa ossea che di maggiore incidenza di fratture. Ciò sta dunque suggerendo agli pneumologi nuove strategie per proteggere i pazienti: prima con tecniche inalatorie capaci di ridurre al minimo l’assorbimento orale del farmaco dato come spray; poi sottoponendoli a controlli radiografici per scoprire eventuali fratture; infine cercando di prevenire queste fratture con farmaci adeguati. Due dei problemi di cui più si discute in materia di osteoporosi maschile sono la diagnosi e la soglia di intervento farmacologico. Nel primo caso, secondo Gonnelli la soluzione migliore è applicare anche all’uomo il valore di densità minerale ossea (Bmd) utilizzato nella donna, considerato che a certi valori il rischio di frattura è lo stesso nei due sessi. Circa i farmaci, per i pazienti con una pregressa frattura da fragilità il trattamento è indicato indipendentemente dall’età, mentre negli altri casi la soglia è definita in base al rischio assoluto di frattura a 10 anni, che implementa i valori di Bmd e l’età. Quanto alla terapia, il testosterone è il trattamento di elezione solo nei casi di osteoporosi da ipogonadismo. I bisfosfonati, in particolare alendronato e risedronato, oggi sono considerati trattamento di scelta nell’osteoporosi primaria del maschio e nell’osteoporosi steroidea. L’arrivo del teriparatide, farmaco caratterizzato da una potente attività anabolica sul tessuto osseo, apre però nuove prospettive. .  
   
 

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