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Notiziario Marketpress di Lunedì 13 Dicembre 2010
 
   
  AL TEATRO LITTA OTTO DONNE E UN DELITTO

 
   
  Milano, 13 dicembre 2010 “Prendete otto donne, chiudetele nella scatola nera del teatro, non dimenticate di riporre un cadavere nella botola del palco e di farne sparire la chiave… e si otterrà un rapido crescendo di esilaranti colpi di scena!” Lo spettacolo che accompagnerà il nostro pubblico nei giorni delle feste natalizie e l’ultimo dell’anno è la ripresa di Otto donne e un delitto per la regia di Silvia Giulia Mendola tratto da Otto donne (1961) del commediografo francese Robert Thomas. Il testo tratta di un misterioso omicidio avvenuto in una sperduta villa della campagna francese. Un uomo assassinato e otto donne, tutte con un movente e in qualche modo legate alla vittima, sono bloccati in una casa senza nessuna possibilità di comunicazione con l’esterno. Tra segreti e continue menzogne tentano di scovare la colpevole tra loro, a colpi di accuse, recriminazioni e conflitti mai sopiti. Buio. Fasci di luce illuminano in alternanza i volti delle donne…un urlo: “Il signore è morto!”, il cadavere dell’uomo è sotto i loro piedi, in una metaforica, gigantesca tomba, il sotto palco. Da qui hanno inizio le indagini: quelle per scoprire il colpevole, quelle sui rapporti tra otto donne profondamente diverse e quelle sull’universo femminile in relazione a quello maschile. Un maschile che, anche se assente, è sempre imprescindibile e necessario per capirsi e confrontarsi. Le otto donne si muovono impazzite e nevrotiche all’interno della loro gabbia dorata, come cavie in un esperimento di laboratorio, mettendo alla prova il loro talento, sfidando i loro limiti, esasperando i loro caratteri, attraverso una recitazione che arriverà al grottesco. Ognuna di loro avrà “l’occasione” per raccontare i suoi segreti, i desideri inespressi, le ferite più profonde, utilizzando, anche, linguaggi diversi dalla parola: poesia, canto, danza. Le nostre eroine non potranno che attaccarsi, cambiare pelle, aggressività e dolcezza in una messinscena estremizzata in cui piangono e ridono, malignano e consolano, si amano con perfidia. L’uomo appare quanto mai fragile e vulnerabile, vittima degli intrighi orditi con inganno, arguzia e poco amore da queste donne, calcolatrici avide e ben poco romantiche. E’ davvero così? È solo l’incapacità d’incontrarsi e mettersi in relazione? Le nostre otto donne dai caratteri estremi ed apparentemente di un solo colore, eccessive e sarcastiche, in realtà nascondono sofferenze, solitudini, frustrazioni amorose e sessuali, e agiscono sempre in bilico tra pochade e verità disarmante. La scena rappresenta la gigantografia di una scala all’interno di una villa borghese, ogni scalino è dedicato ad una donna e diventerà la sua stanza, il suo nascondiglio, la rappresentazione del suo mondo.  
   
 

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