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Notiziario Marketpress di Martedì 28 Novembre 2006
 
   
  ATELIER GIUSEPPE RIVADOSSI L’IMMAGINE PRIMARIA SCULTURE E STRUTTURE QUOTIDIANE DELL’ABITARE 17 DICEMBRE 2006 – 31 GENNAIO 2007

 
   
   Nave (Bs), 28 novembre 2006 - Strutture dell’abitare quotidiano, contenitori e custodie per gli oggetti di tutti i giorni, inedite prove di perizia artigiana e tecnologica ideati e realizzati rigorosamente in legno per un concetto di casa come spazio della memoria e insieme luogo dell’anima. Ma soprattutto immagini archetipe che richiamano la vita di ogni uomo: l’arco del cielo, la linea dell’orizzonte, la verticalità della persona, la maternità. Giuseppe Rivadossi, recentemente definito da Enzo Biffi Gentili, direttore del Museo Internazionale delle Arti Applicate di Torino, come “il più grande artista-ebanista italiano vivente”, a un anno di distanza dalla sua ultima antologica a Palazzo Forti di Verona, con la personale L’immagine primaria” presenta, all’interno del suo atelier a Nave (Brescia), le nuove “strutture praticabili” accanto a venti scultore inedite. Nelle immagini primarie che proponiamo c’è l’antico concetto dell’unità dell’esistente che dobbiamo ritrovare come senso dell’appartenenza, fondamento di un nostro atteggiamento di riconoscenza e di amore con il mistero della vita (Giuseppe Rivadossi). In questa recente evoluzione poetica del lavoro dell’artista di Brescia non vi sono formalismi ma la semplice intenzione di aderire alla vita: la ricerca della perfezione nella realizzazione è basata sulla profonda convinzione che il costruire è servizio alto all’uomo e che la casa è il primo spazio per la vita, nella sua dimensione sociale e interiore. Dietro la creazione di ogni struttura c’è il controllo completo di ogni dettaglio e un accurato studio del disegno, delle dimensioni e dello spazio, perché ogni struttura andrà ad occupare uno spazio abitativo domestico. Una mostra, dunque, che vuole celebrare il legame imprescindibile dell’artista con una materia viva come il legno e la natura, proiettando il visitatore nelle sue opere e nella sua cultura più ancestrale. Mostrare il sacro del lavoro, la pulizia di ogni aspetto, la linearità di opere che seguono un pensiero ben preciso, la continua ricerca dell’immagine primaria dello spazio interno e dell’essenzialità di ogni struttura abitativa. Custodie e credenze che nascono dai ripetitivi semplici gesti del porre e riporre, sedie che seguono le esigenze e le curvature del corpo umano, biblioteche pronte ad accogliere storie pubbliche e private, linee dell’ orizzonte che si intrecciano con verticalità rigorose, per meglio comprendere lo spirito che accompagna il lavoro di Giuseppe Rivadossi, il suo ri-pensare la casa come luogo del senso di appartenenza, dove ogni cosa accolga l’umanità delle persone che la abitano. Tutte opere che si presentano come vere e proprie sculture, ideate e costruite grazie al genio e alla maestria dell’ebanista che plasma le più nobili essenze del legno anche grazie a tecnologie di avanguardia. Accanto alle nuove strutture e ad alcuni masterpieces della storia dell’atelier di Giuseppe Rivadossi, la mostra presenta un importante nucleo di venti sculture, ultima tappa di un percorso poetico cominciato nel 1948 cui Rivadossi si dedicò ancor prima di creare architetture per l’abitare. Venti sculture dedicate alla figura della donna-madre, custode principe della vita di ognuno di noi. Forme femminili prive di movimento, di gestualità alcuna, sedute o in piedi, comunque sempre frontali nell’accogliere la vita che si schiude. Saranno presenti all’inaugurazione, il 16 novembre, Vittorio Sgarbi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Giovanni Gazzaneo, coordinatore “Luoghi dell’Infinito”, e l’architetto Carlo Bassi. Il catalogo della mostra è edito dall’atelier Rivadossi con testo di presentazione di Vittorio Sgarbi. .  
   
 

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