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Notiziario Marketpress di
Giovedì 20 Gennaio 2011 |
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LAZIO, SINTESI DELL´INDAGINE EURISPES: DALLA CRISI AL PROGETTO. PER UN’ECONOMIA DELLO SVILUPPO
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Il Lazio è una regione frammentata e composta da aree eterogenee per territorio, tradizioni, economia, ecc. Non si tratta soltanto di una differenziazione strutturale, ma di qualcosa di più profondo che affonda le sue radici nella storia politica, economica, culturale e civile di questo grande territorio. La mancanza di omogeneità del Lazio e la sua poliedricità sono inoltre accentuate dalla circostanza che essa è ed è stata zona di immigrazione, sia interna sia esterna, in tempi antichi e in tempi recenti e recentissimi. La quasi totalità della crescita demografica del Lazio, che ha visto aumentare la propria popolazione di cinque volte nel secolo scorso passando da un milione ad oltre cinque milioni di abitanti, è dovuta alla tumultuosa crescita della Capitale. Il Lazio si presenta tuttora in fase di sviluppo ed evoluzione sotto molteplici punti di vista. Ancora sul piano demografico, come conseguenza del poderoso afflusso di immigrati che hanno mutato il volto della società e dell’economia stessa della regione. Dal punto di vista economico il Lazio, posto al centro della Penisola, presenta per numerosi indici economici e sociali dei valori molto simili a quelli medi italiani, come se in esso confluissero e si equilibrassero le due anime: quella settentrionale e quella meridionale dell’Italia. In particolare, per quel che riguarda il reddito e la crescita economica occorre dire che questi riflettono fedelmente i dati nazionali degli ultimi decenni. Resta d’altra parte innegabile che anche oggi la realtà del Lazio rimane indissolubilmente legata alla città di Roma. Infatti, in termini di immagine e di identità, la regione si configura sempre più come il territorio della Capitale. Questa sproporzione trova naturalmente riscontro in primo luogo sul piano dello sviluppo economico ed industriale, in una regione in cui tanto rilevanti rimangono l’offerta turistica e culturale, il commercio ed i servizi, sempre calamitati da Roma. Il sistema imprenditoriale della regione, è tradizionalmente fondato sulle piccole e medie imprese che, soprattutto in una congiuntura economica delicata come quella attuale, patiscono i limiti e le mancanze storiche del territorio. Permangono infatti, a tutt’oggi, nel Lazio, vincoli burocratici negativi, con una certa farraginosità nelle procedure amministrative ed una scarsa messa in opera di politiche di accompagnamento delle Pmi verso l’innovazione, nel quadro di una insufficiente differenziazione del sistema produttivo, con carenza di integrazione verticale tra le aziende. Una politica industriale non può prescindere dal tessuto produttivo che già esiste, nonché dall’accettazione delle forme che il mercato particolare del Lazio si è dato e che è quello della piccola impresa. Essa deve quindi essere rivolta a queste realtà, sia per aiutarle a crescere, sia, anche, per sostenerle, dal momento che se esse sono sicuramente più flessibili, più dinamiche e in generale più vitali, ma sono anche quelle con la più grande mortalità e con la minore protezione dai rischi. È soprattutto nella politica economica verso le imprese che la Regione deve usare le sue disponibilità come una leva per acquisire ulteriori risorse, innescando così circoli virtuosi. Il ruolo della Regione è fondamentale innanzitutto verso la Comunità Europea poiché, con l’aiuto delle Province, ha la possibilità di organizzare la domanda di contributi e sovvenzioni, fornire informazioni e assistenza alle imprese, predisporre la progettazione all’interno della concertazione con le forze sociali e con le altre istituzioni pubbliche presenti sul territorio. Questa attività di coordinamento, pur beneficiando tutto il territorio e tutti i settori economici, ricadrà soprattutto a vantaggio della stessa Regione e delle Province e dei Comuni, in quanto titolari di progetti finanziabili mentre, fra i settori, sarà soprattutto utile all’agricoltura, alla formazione e alla ricerca che, come noto, sono le aree di intervento che godono di maggiori attenzioni da parte di Bruxelles. Se la realizzazione di questo obiettivo si presenta chiaro nella teoria, nella pratica resta un traguardo difficile per il nostro Paese, come testimonia la costante difficoltà dei centri di spesa regionali ad utilizzare il finanziamento comunitario. Questo accade soprattutto per la difficoltà di attivare le procedure adeguate in un apparato estremamente burocratizzato come il nostro, della scarsa propensione a fare rete tra gli Enti Locali, della mancanza di una diffusa informazione presso i cittadini sull’esistenza dei fondi comunitari, dei mille cavilli tra i quali gli stessi fruitori dei finanziamenti devono districarsi. Insomma una maggiore capacità di spesa dei fondi contribuirebbe, non solo nel Lazio, innegabilmente a riattivare diversi settori dell’economia, a creare occupazione, a sostenere l’imprenditoria e rianimare il settore della formazione, dell’istruzione e della ricerca, penalizzati dalla necessità di effettuare forti tagli alla spesa pubblica nelle ultime manovre Finanziarie. |
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