|
|
|
 |
  |
 |
|
Notiziario Marketpress di
Giovedì 20 Gennaio 2011 |
|
|
  |
|
|
IL MERCATO DEL LAVORO
|
|
|
 |
|
|
Nonostante la crisi economica che sta condizionando l’Italia in questi ultimi tre anni, nel Lazio il tasso di occupazione al terzo trimestre 2010, pur essendo diminuito del 2% dal primo trimestre 2008, è rimasto superiore a quello nazionale (58,4% a fronte del 56,7%). Il tasso di disoccupazione, invece, mostra come questo sia aumentato a livello regionale (+1,6%) in misura maggiore di quello nazionale (+1,1%), mantenendosi sempre superiore tra il primo trimestre 2008 e il terzo 2010, quando il tasso di disoccupazione totale del Lazio ammonta all’8,9%, mentre il dato nazionale è 7,6%. Dall’analisi del dato provinciale emerge una notevole differenza tra le diverse province laziali: Viterbo e Latina sono i territori con il tasso di disoccupazione maggiore (rispettivamente 11,7% e 10,9%), seguite da Roma (8,1%), Rieti (8%) e Frosinone (7,4%). Prendendo in considerazione il periodo 2004/2009 si può osservare come Frosinone abbia decisamente migliorato la sua situazione, passando dal valore di 10,7% (nel 2004) al valore attuale di 7,4%. Al contrario sia la provincia di Latina che quella viterbese subiscono un vistoso aumento del tasso di disoccupazione tra il 2004 ed il 2009. Per quanto riguarda Rieti e Roma, anche in questo caso c’è un peggioramento tra il 2004 ed il 2009, ma di entità minima (0,2 punti percentuali per Rieti e 0,6 punti percentuali per Roma). Le debolezze del mercato del lavoro del Lazio diventano evidenti con l’approfondimento dei dati sull’occupazione. Se, infatti, si tiene in considerazione la copertura della cassa integrazione, appare evidente come il tasso di disoccupazione sia più alto di quello riportato dalle statistiche ufficiali. Nel 2010, infatti, oltre 80 mila lavoratori hanno usufruito della cassa integrazione (con un incremento del 20% rispetto all’anno precedente) e tra questi, 55mila rischiano di perdere definitivamente l’impiego. A questi lavoratori, infine, se ne aggiungono 23 mila in mobilità. Un dato preoccupante per la produttività della regione, inoltre, è la diminuzione, nel 2010, della cassa integrazione ordinaria a dispetto dell’aumento di quella straordinaria e dell’esplosione di quella in deroga. Nel 2009, infatti, le ore di cassa integrazione guadagni ordinaria sono state 20.605.128 (+399 rispetto al 2007) e, nel I° semestre 2010, 7.406.812 (-30% sul I° semestre 2009), quelle di cassa integrazione straordinaria sono state 29.629.079 (+244% dal 2007) e, solo da gennaio a giugno 2010, 24.443.865; mentre, infine, le ore di Cig in deroga sono state, nel 2009, 4.149.701 (+350% rispetto al 2007) e, nei primi sei mesi 2010, 7.092.960 (+698% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) .L’80% dei lavoratori interessati da questi ammortizzatori sociali sono occupati nella provincia romana e di Frosinone. L’area critica del mercato del lavoro è data da chi è in cerca di occupazione e da chi ne è a rischio espulsione (soprattutto i lavoratori parasubordinati) come dimostrano i dati sui rapporti di collaborazione che evidenziano un calo netto di occupati nell’ultimo triennio. I dati forniti dall’Istat per i collaboratori mostrano come ci sia stato complessivamente un calo del 12,5% tra il 2007 (pre-crisi) e il 2009 di questa categoria di lavoratori, un dato che potrebbe far pensare alla loro regolarizzazione con un contratto di lavoro dipendente, non fosse per la contemporanea crescita del tasso di disoccupazione (+1,7%). Questo calo ha riguardato quasi tutte le regioni (solo in Campania e Sicilia si registrano valori, per quanto minimi, positivi), con percentuali preoccupanti in tutte le regioni centro-meridionali e, particolarmente per il Lazio, con un calo del 24,3%, circa il doppio della media nazionale. L’analisi delle retribuzioni nette dei lavoratori dipendenti mostra, inoltre, che il Lazio, tra le regioni del Centro-nord, è quella con la percentuale più alta di occupati con retribuzione inferiore ai 750 euro al mese (17% a fronte di una media nazionale del 15,2%), è seconda solo al Trentino Alto Adige per la quota di chi percepisce tra i 750 e i 1.000 euro al mese (15,7%), ed è, però, quella in cui c’è la percentuale più alta su scala nazionale di dipendenti che percepiscono una retribuzione mensile superiore ai 2.000 euro (7,8% rispetto al 5,9% dell’Italia). Il mercato del lavoro nel Lazio si presenta, dunque, come molto precario e disomogeneo sia per la presenza complessiva di lavoratori parasubordinati (seconda solo alla Lombardia), sia per i tassi di disoccupazione delle singole province, sia, infine, per le consistenti differenze retributive tra i lavoratori dipendenti, divisi tra il 55,3% che guadagna meno di 1.250 euro al mese e il 7,8% che ne percepisce più di 2.000. |
|
|
|
|
|
<<BACK |
|
|
|
|
|
|
|