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Notiziario Marketpress di Venerdì 21 Gennaio 2011
 
   
  ANDATA E RITORNO. 1980 – 2010 A MIRANDOLA GLI SCATTI DI GIORGIO GILIBERTI

 
   
  19 gennaio, 2011: Inaugura al Castello dei Pico di Mirandola, sabato 22 gennaio alle ore 16 la mostra dal titolo evocativo Andata e Ritorno. 1980 – 2010. Dopo 30 anni di attività, un’attività che lo ha portato a diventare uno dei fotografi più apprezzati dell’Emilia Romagna, Giorgio Giliberti torna in quel di Mirandola con un’antologica che comprende trent’anni di attività fotografica ed espone le sue opere in uno dei più bei castelli della provincia di Modena, restituito dopo importanti restauri alla comunità, divenuto sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, del Museo civico, ma anche perfetta cornice per mostre ed altri incontri culturali. La mostra di Giliberti, una retrospettiva che indaga tre decenni di intensa attività, si divide in più sezioni per un totale di un centinaio di immagini che sintetizzano il lavoro dell’artista. Nella sala principale del Castello dei Pico verrà collocata la Collezione Bilanciai, oltre trenta stampe Fineart 80 x 80 e 100 x 50; provengono dalle pubblicazioni realizzate da Giliberti, con il patrocinio della Società Cooperativa Bilanciai, su città estere ed italiane. Il secondo gruppo, Fuori corso, comprende dieci immagini Fineart 80 x 80 cm. È il risultato di una felice collaborazione, ancora in atto, con l’Istituto per i Beni Culturali e sono in parte tratte dall’ultima pubblicazione Leggere e guardare l’Emilia Romagna. La terza sezione della mostra dal titolo Anime senza patria, comprende diciotto stampe fine art 80 x 80 cm e un video. È un lavoro inedito sul mare e gli oggetti plasmati dal mare, studi ravvicinati delle forme dei tronchi e di pallide conchiglie. Inoltre saranno esposte foto originali stampate su carta camoscio, già allora in disuso, che l’autore riusciva ad acquistare in Germania. Le immagini sono una sintesi dalle prime pubblicazioni, Saggi di fotoreportage italiano, Galleria Il diaframma/Canon Milano, Mare d’inverno ”Fotografia contemporanea” Collana a cura di Vittorio Erlindo, Fare teatro, lavoro di ricerca in collaborazione con gli artisti sulla progettazione e preparazione di una “messinscena”, lettori in festa racconti di una città che legge, e un inedito Festa de l’Unità, ricerca personale con immagini all’infrarosso realizzate nel periodo di collaborazione con il quotidiano l’Unità e mai pubblicate. Saranno visibili nelle vetrine espositive una serie di diapositive originali da A work of art and art in the work suggestive composizioni su lastra 10x12 degni di un artista del pennello, ricorrendo spesso ad esposizioni multiple sulla stessa lastra. Un primo sguardo alle immagini che compongono questo viaggio lungo una vita, fa quasi dubitare che tutto sia opera di un solo autore, per la quantità e la varietà di pubblicazioni realizzate, progetti editoriali e culturali. Il suo è un approccio curioso, indagatore, mai soddisfatto, alla realtà dei luoghi e delle architetture che ha incontrato. La bassa modenese, le periferie urbane, le solitarie spiagge dell’alto Adriatico, gli antichi palazzi di Parigi o di Berlino si trasformano da luoghi fisici a luoghi della mente. Parallelamente alla storia fotografica dell’artista, si sviluppa la tecnica fotografica. La prima parte del percorso espositivo presenta fotografie in bianco e nero scattate con pellicola a raggi infrarossi. Gli effetti cromatici sono ottenuti con interventi manuali studiati, incredibilmente lunghi e meticolosi sulla carta. La progressiva adozione del digitale permette effetti analoghi attraverso la solarizzazione di immagini in bianco e nero, con l’aggiunta di una tridimensionalità che affascina. La varietà di approcci e la poliedricità sono in realtà frutto di una selezione ben precisa e di una coerenza interiore che si è mantenuta negli anni, permettendo a Giliberti di scegliere liberamente i soggetti del suo obiettivo. Quando nel 1979 espone per la prima volta, la fotografia in Italia è in una fase in cui si tenta di lanciare una via al mercato della fotografia, parallelo al mercato dell’ Arte Contemporanea; a Modena dove Giliberti lavora, sono attivi autori anche molto differenti tra loro come Luigi Ghirri, Franco Vaccari, Franco Guerzoni, che sperimentano e rifiutano qualsiasi automatismo stilistico. È un momento in cui la fotografia si misura anche con il contesto sociale circostante, rappresentandolo e influenzandolo, e anche per Giorgio Giliberti il suo impegno civile non poteva più limitarsi alla semplice testimonianza passiva della realtà. Il problema infatti non è più solo quello di mostrare la società attraverso la figura delle persone, occorre occuparsi dei segni nell’ ambiente, delle tracce della cultura, dei modi di percepire. La forma è sempre il segno visibile di un cammino che si sta percorrendo o si è percorso. La forma non è libera, non lascia un arbitrio assoluto di confini, è costrizione, ma anche direzione. Il mondo è costretto a obbedire alla necessità formale perché il mondo delle forme è l’anima delle cose. Le città non sono atmosfere, sensazioni, emozioni, ma sono forme rigorose a volte geometriche a volte sinuose. Anche la natura è fatta di forme che si stagliano contorte, ma nitide. Il nulla si popola di dettagli definiti, una statua, un rosone, l’angolo di una chiesa, un tronco nodoso, una piccola conchiglia. È un’ansia di scorgere nel finito l’infinito. I segni dell’uomo vivono negli spazi urbani e negli spazi naturali, modificandoli e creando un deposito della memoria; conservano le tracce della vita e delle storie di tanti uomini comuni che hanno affidato il loro “messaggio nella bottiglia” a questi monumenti o a queste baracche, che costituiscono il percorso della mostra, perché lo rendesse eterno. I segni sono portati alla luce, ma non tutto può essere visto: ci sono tracce che solo lo sguardo attento di un fotografo, Giorgio Giliberti, può rendere leggibili, come avrà modo di scoprire chi visiterà la mostra di Mirandola. Tra le collaborazioni di Giorgio Giliberti un posto di primo piano lo ha quella con la Cooperativa Bilanciai di Campogalliano, a cui appartiene una preziosa tradizione di promozione culturale (ricordiamo il Museo della Bilancia, l’ incarico conferito a Luigi Veronesi che arricchisce l’ esterno visibile della sede aziendale di una delle ultime opere del grande artista) con cui il fotografo modenese ha trovato una felice sintonia. La raccolta presente in mostra, ha infatti anche il senso di un ringraziamento da parte dell’ autore per l’appoggio coerente, consistente e duraturo alla propria opera. Dopo quella prima collaborazione ne sono venute altre, inclusa quella con Ibc, e poi un calendario dedicato al museo contadino realizzato da Ettore Guatelli sulle colline parmensi. Un libro di racconti e foto d’autore sui paesaggi della nostra regione, destinato a un progetto di scambio culturale con l’Università dell’Avana. E altri progetti ancora verranno, intanto Giliberti continua a camminare per i luoghi dell’Emilia-romagna, in cerca di immagini di un mondo che non vuole dimenticare, trasformandosi in una sorte di protettivo genius loci. Dice di lui Caterina Dellacasa, Assessore alla Cultura e alla Promozione di Mirandola: “Giorgio ha iniziato a fotografare diversi anni fa e così a collaborare con Mirandola e gli altri comuni della bassa modenese per portare il suo messaggio fotografico. Ha dato inizio sostanzialmente ad un progetto per l’immagine che l’Assessorato alla Promozione della Città e del Territorio del Comune di Mirandola sta portando avanti, … lavorando con l’arte e lo strumento fotografia, per aiutarci a progettare il futuro senza perdere il contatto con le nostre radici. Il ritorno di Giorgio Giliberti a Mirandola dopo tanti anni è parte di questo disegno: un uomo della bassa, di San Prospero, un fotografo di casa nostra e del mondo ci accompagna in un percorso fotografico attraverso le nostre terre, ma anche attraverso ricordi, sensazioni, pensieri con quelle immagini sue che diventano di tutti noi”. Giorgio Giliberti nasce a S. Prospero di Modena. È fotografo ormai da oltre trent’anni. Dopo le prime esperienze come fotoreporter ha sviluppato la sua attività operando nel campo della pubblicità, della moda, dell´industria e dell´editoria d´arte. Pubblica le sue opere in sinergia con importanti istituzioni del territorio, sia pubbliche che private. Suoi sono gli scatti che svelano la Rocca, storico monumento di proprietà della Fondazione di Vignola. Lunga e affettuosa è la collaborazione con Società Cooperativa Bilanciai che ha permesso la realizzazione dei bellissimi libri fotografici sulle città europee. Fruttuoso e importante il lavoro che svolge per Ibc, l’Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia Romagna. Gli istanti della Festa del racconto di Carpi sono stati per ben quattro edizioni documentati dagli scatti di Giorgio Giliberti. Da anni collabora con la Fondazione Ravennantica per la realizzazione di mostre e cataloghi. Le più importanti riviste di fotografia hanno pubblicato e recensito le sue immagini, che hanno suscitato l´interesse della critica. A fine 2010 Giliberti ha pubblicato il calendario per la Cooperativa Bilancia di Campogalliano, con immagini molto delicate e sfuggenti di Modena. Ha poi realizzato un calendario d’autore per la Galleria Estense, dando la sua personale interpretazione artistica dei capolavori custoditi all’interno della Galleria.  
   
 

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