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Notiziario Marketpress di Martedì 25 Gennaio 2011
 
   
  TRENTO: 25° RAPPORTO SULL´OCCUPAZIONE UNA CABINA DI REGIA PER IL LAVORO DEI GIOVANI

 
   
  Trento, 25 gennaio 2011 - Le politiche attive per l´occupazione promosse dalla Provincia autonoma di Trento punteranno nel 2011 sui giovani. Per favorire il loro ingresso nel mercato del lavoro, la Giunta provinciale istituirà a breve un´apposita Cabina di regia permanente, nella quale saranno rappresentati accanto alla Provincia le parti sociali ma anche le istituzioni formative, con il compito di individuare un pacchetto di misure specifiche. Lo ha annunciato ieri , alla presentazione del 25° Rapporto sull´occupazione, il presidente della Provincia Lorenzo Dellai. Tra le iniziative considerate urgenti ed alle quali Dellai ha fatto riferimento vi sono misure, anche di natura fiscale, che saranno definite nei prossimi giorni, volte a favorire in particolare la stabilizzazione del lavoro giovanile. "Ma occorre pensare anche - ha affermato Dellai nel suo intervento, seguito a quello di apertura di Michele Colasanto, presidente di Agenzia del Lavoro - a strumenti nuovi per rendere migliore la transizione dalla scuola al lavoro, mentre una riflessione si dovrà fare sulla stessa impostazione generale del nostro sistema scolastico, recuperando spazio agli indirizzi tecnici perchè sono le professioni tecniche quelle più richieste dalle imprese". Di più, sempre sul fronte del lavoro giovanile, dovrà essere rivisto e riattualizzato anche l´istituto dell´apprendistato. "Gli indici relativi a cassa integrazione, mobilità, occupazione e disoccupazione - ha spiegato Colasanto - collocano il Trentino in una posizione più vicina al Tirolo che non al Veneto". Due, per il presidente di Agenzia del lavoro, i segnali positivi che caratterizzano questo inizio d´anno: la ripresa degli avviamenti al lavoro, che se non si traducono necessariamente in nuova occupazione danno almeno conto di un mercato del lavoro che torna a muoversi; e la ripresa delle assunzioni nel manifatturiero. Preoccupa, però, a livello locale, la disoccupazione giovanile al 14 %, percentuale per altro largamente al di sotto della media nazionale (30 %) e inferiore a quella europea (18 %). Colasanto ha utilizzato l´immagine della fortezza con il ponte levatoio alzato per descrivere un mercato del lavoro organizzato in modo da difendere chi il lavoro già ce l´ha, ma rischia di perderlo, e che non lascia entrare chi il lavoro lo sta cercando. Dal Rapporto (vedi sintesi in allegato), emerge un Trentino che ha saputo reggere ai colpi della crisi - anche e forse soprattutto grazie all´intervento su più fronti messo in campo dall´ente pubblico - e che ha anch´esso imboccato la strada della ripresa: resta vero però che si tratta di uno sviluppo ancora insufficiente e senza occupazione. "Dobbiamo lavorare tutti sulle criticità - questo il monito di Dellai - mettendo al centro della nostra azione il lavoro". Il presidente ha fatto riferimento alle nuove deleghe ottenute dallo Stato, università e ammortizzatori sociali, attraverso le quali si potranno "ricomporre le filiere della conoscenza e del lavoro. E´ giunto il momento di avviare ufficialmente, anche a livello nazionale, il percorso di riflessione su tali aspetti e di aprire il confronto con le parti sociali che porterà al disegno di legge: sono fiducioso che tale percorso possa andare avanti e mi pare che ci sia anche largo consenso". Notevole è stato l´impegno, in termini di risorse, che la Provincia ha messo in campo a partire dalla fine del 2008. Ci saranno ancora risorse sufficienti per proseguire nell´azione di contrasto alla crisi? Dellai ha rassicurato: "Il bilancio prevede risorse sufficienti, e se non lo sono saranno integrate per dar corso a tutte le politiche attive e passive che servono". L’andamento Del Mercato Del Lavoro Locale Nel 2010 (Estratto dal Xxv Rapporto sull’occupazione in Provincia di Trento Agenzia del Lavoro) Le previsioni occupazionali formulate dalle imprese all’inizio del 2010 sembrano preannunciare il segno di un possibile cambiamento, dando conto, per il contesto italiano così come per l’area nord-orientale, di un’attenuazione del calo di uscite (dalle 994.390 del 2009 alle 980.550 del 2010) e di una ripresa delle entrate (781.600 a 802.160): sono movimenti per il momento ancora piuttosto contenuti, e che, ad onor del vero, danno vita ancora ad un saldo negativo, ma che tuttavia potrebbero essere intesi come anticipatori di un nuovo corso. La previsione rilevata per il Trentino, seppur anch’essa di segno complessivamente negativo, fornisce esiti migliori in termini comparativi: nel 2010, infatti, le imprese trentine prevedono di effettuare 20.530 assunzioni, a fronte di 21.280 uscite dal lavoro. Il saldo in valori assoluti corrisponde ad una perdita di 750 posti di lavoro (-0,6%), ma risulta comunque migliore di quello indicato l’anno prima quando erano state prospettate previsioni per oltre 2.000 posti di lavoro in meno. A soffrire più delle altre da un punto di vista occupazionale sembrerebbero essere le piccolissime imprese, quelle con meno di 10 dipendenti, che non sono abbastanza grandi da superare la stagnazione di un ancora debole mercato interno oltrepassandone i confini. Le imprese fino a 9 dipendenti in Trentino prevedono un saldo negativo pari a 530 posti di lavoro (-1,4%). Nelle imprese di classe 10-49 dipendenti e in quelle 50 ed oltre, i saldi rimangono ancora lievemente negativi, ma piuttosto vicini all’equilibrio: la differenza in valori assoluti è di una perdita di circa 100 posti di lavoro per le prime e 120 per le seconde, con saldi rispettivamente pari a -0,3% e -0,2%. In termini settoriali, il calo dell’occupazione prospettato dalle imprese per il 2010 investe in egual misura secondario e terziario: il saldo negativo per entrambi i comparti si attesta infatti a meno 0,6%. Il quadro dell’occupazione dall’indagine continua sulle forze di lavoro Istat I dati di fonte Istat mostrano ancora per i primi tre trimestri del 2010, un quadro di particolare criticità caratterizzato da un aumento delle persone entrate nel mercato alla ricerca di un lavoro, a cui non corrisponde una capacità dello stesso di assorbirle. Le forze di lavoro in questi primi nove mesi sono cresciute di circa 2.200 unità rispetto allo stesso periodo del 2009, che rappresentano il saldo tra +2.400 persone in cerca di occupazione e -200 soggetti occupati. I disoccupati crescono quindi in un anno del 30% e il tasso di disoccupazione passa dal 3,3% all’attuale 4,4%. Il Nord-est e l’Italia evidenziano livelli di disoccupazione ben più elevati di quelli locali (rispettivamente 5,4% e 8,3%). La diminuzione dell’occupazione determina un abbassamento del relativo tasso, che flette dal 66,6% (media dei primi nove mesi 2009) all’attuale 65,9%. Si conferma inoltre la tendenza all’allargamento dell’area dell’inattività che rispetto ad un anno fa conta ben 2.800 soggetti in più (nei primi nove mesi del 2009 la crescita era stata di circa 1.000 soggetti). In questo panorama, la componente più colpita rimane quella maschile che vede aumentare i disoccupati di 1.700 unità, con un tasso di disoccupazione che, a fronte di una crescita di 1,2 punti percentuali, si porta ora al 3,6%. D’altro canto la più modesta crescita del tasso femminile (+0,8 punti), non riesce a compensare una condizione di partenza più critica, per cui le donne continuano a evidenziare un tasso di disoccupazione più elevato, pari ora al 5,3%. Peraltro le donne perdono posizioni anche sul fronte dell’occupazione, con 800 occupate in meno rispetto alla situazione dei primi tre trimestri 2009, mentre i maschi riescono a incrementare di 500 unità lo stock occupazionale (medio). Una performance che non riesce comunque a garantire a questi ultimi il tasso di occupazione di un anno fa, che – complice l’aumento della popolazione – flette di 0,3 punti percentuali, portandosi al 74,7%. Sotto questo aspetto le donne pagano un prezzo più alto perdendo in un anno 1,1 punti percentuali, che portano il loro tasso di occupazione al 57,0%. Il terziario per il secondo anno di seguito ha retto meglio l’urto della recessione, totalizzando nei primi nove mesi del 2010 circa il medesimo stock di occupati del corrispondente periodo 2009 (+200 occupati), l’industria nello stesso periodo ha perso invece 600 posti di lavoro. Sotto il profilo contrattuale, tra il 2009 ed il 2010, la componente alle dipendenze dell’occupazione rimane stabile facendo registrare 180.400 occupati, a fronte di un modesto calo (-200 occupati) nel lavoro autonomo. In provincia di Trento, attualmente, l’occupazione dipendente rappresenta il 78,8% di quella complessiva. Le assunzioni dei lavoratori Il fabbisogno di personale espresso dalle imprese nei primi nove mesi del 2010, è risultato invece coerente ai segnali di miglioramento evidenziati dagli indicatori economici ed ha mostrato una performance di ripresa. Tra gennaio e settembre del 2010, rispetto all’analogo intervallo di tempo del 2009, le assunzioni in provincia di Trento sono cresciute di 3.265 unità, per una variazione del +3,4%. Anche se si guarda al dato di saldo, il valore è positivo. A fronte di 99.902 assunzioni, le cessazioni di rapporti di lavoro sono state 94.480, con un saldo a favore delle prime pari a 5.422 unità. Anche nello stesso periodo dell’anno prima le assunzioni avevano superato le cessazioni, ma per sole 2.480 unità. Il fabbisogno professionale espresso dalle imprese locali resta peraltro ancora lontano dalle performance dell’analogo intervallo temporale riferito al 2008 quando le assunzioni comunicate ai Cpi erano state 103.233. Rispetto ai primi nove mesi del 2009, l’agricoltura è l’unico settore che presenta un calo delle assunzioni: -1.077 per una variazione negativa del 6,3%. E’ un dato che risulta condizionato dalla stagionalità della raccolta e di cui diamo conto soprattutto per completezza di informazione poiché il differenziale complessivo delle assunzioni nel periodo è influenzato da questo andamento. Nello stesso periodo, nel secondario le assunzioni sono cresciute di 2.269 unità, per una variazione del +17,2% dovuta principalmente al contributo del manifatturiero (1.762 unità ed una variazione del +26,2%). Comunque positivo con +507 assunzioni e un differenziale del +7,8% è stato l’andamento del comparto costruzioni-estrazioni. Anche il terziario, a distanza di un anno, ha guadagnato 2.073 assunzioni con un andamento che sui nove mesi è stato più elevato nel Commercio (+7,8%), ma positivo anche negli altri comparti dei Servizi alle imprese (+5,4%), dei Pubblici esercizi (+2,4%) e degli Altri servizi del terziario (+2,2%). Rispetto ai primi nove mesi del 2009, quindi, la dinamica delle assunzioni è stata più positiva nel secondario, con una crescita di nuovi rapporti di lavoro superiore anche in valori assoluti a quella rilevata nel terziario. Tuttavia non bisogna dimenticare che il secondario è stato il settore più colpito dagli effetti della congiuntura e che se si guarda al numero delle assunzioni realizzate nei primi nove mesi del 2008, mancano all’appello ancora 2.805 assunzioni. Rispetto a ciò che movimentava in termini di assunzioni, il secondario risulta tuttora sottodimensionato del 15,4%. La crescita delle assunzioni nel periodo è stata trainata dai contratti a termine e in particolare da un maggior ricorso al contratto di somministrazione e al contratto intermittente. Un aumento della flessibilizzazione lavorativa che è il segnale di un’elevata prudenza delle imprese in questa fase di congiuntura che si manifesta ancora alquanto incerta. Le assunzioni con contratto di somministrazione sono passate dalle 6.768 dei primi nove mesi del 2009 alle 8.057 del gennaio-settembre 2010, per una variazione del +19,0%, grazie soprattutto all’incremento delle assunzioni nel manifatturiero. Il contratto intermittente o a chiamata, tra il gennaio ed il settembre del 2010 ha rilevato una crescita di ben 1.954 unità, per una corrispondente variazione del +41,2%. Il lavoro intermittente trova per così dire la sua ragione d’essere nel terziario dove è aumentato di 1.774 unità (1.310 solo nel comparto dei pubblici esercizi). Per genere, rispetto al gennaio-settembre del 2009 le assunzioni maschili crescono di 2.139 unità per una variazione del +4,7%, rispetto ad un aumento di 1.126 unità per le donne (+2,2%). Gli ammortizzatori sociali - Sul fronte degli ammortizzatori sociali, a consuntivo dell’anno 2010, si evidenzia invece una lieve ulteriore crescita del ricorso agli strumenti a disposizione delle imprese. Per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione, si registra un livello di ore autorizzato pari a 3.247.228 ore, in crescita del 4,7% rispetto al 2009. Tuttavia non è l’incremento dell’intervento complessivo il fattore caratterizzante del 2010, quanto piuttosto l’abbandono, da parte della maggior parte delle imprese interessate, dello strumento ordinario a favore di quello straordinario. La Cigo infatti rappresenta appena il 27,3% di tutte le ore autorizzate nell’anno e fa registrare un calo del 65% rispetto al monte ore di Cigo autorizzato nel 2009. Al contrario la Cigs fa registrare una crescita molto consistente, nell’ordine del +305,3% sempre in confronto al 2009. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di situazioni di crisi aziendale che protraendosi nel tempo, non possono essere più gestite con lo strumento ordinario, per scadenza dei termini massimi di utilizzo, e che richiedono quindi l’avanzamento di un’istanza di intervento straordinario, che prevede, quantomeno, una riorganizzazione della struttura produttiva. Anche il livello delle espulsioni dal mercato del lavoro che danno luogo all’iscrizione nelle liste di mobilità manifesta un ulteriore incremento nel corso del 2010 rispetto alla situazione che aveva caratterizzato il 2009. Lo stock di iscritti è pari a 4.447 soggetti, 508 in più rispetto al 2009, per una variazione del +12,9%. La componente più colpita rimane quella maschile che rappresenta il 66,6% di tutte le presenze in lista, contro un valore del 64,7% registrato un anno prima. La maggior parte degli iscritti (più di due terzi) proviene dalle realtà imprenditoriali di piccole dimensioni e contribuisce ad accrescere le presenze all’interno della lista relativa alla legge 236/93, tuttavia ultimamente si assiste ad una ripresa delle espulsioni anche dalla grande industria, tanto che lo stock di iscrizioni nella lista della legge 223/91 cresce nel 2010 di 318 unità, contro le 196 della lista 236. Gli iscritti stranieri in lista di mobilità sono 946 per una crescita del +8,0% rispetto al 2009. I lavoratori stranieri continuano ad essere sovra rappresentati nelle liste di mobilità, in quanto il loro peso sull’occupazione complessiva non supera l’8,4%, a dimostrazione di quanto la recessione continui ad incidere su questa componente lavorativa. La manovra congiunturale straordinaria - Anche nel 2010 è proseguita la manovra anticongiunturale sul fronte delle politiche passive, seguendo le tre linee di iniziative varate nel 2009: il sostegno al reddito, la Cig in deroga e l’indennità aggiuntiva di sostegno al reddito per i lavoratori sospesi. Il sostegno al reddito - Nel corso del 2010 sono state presentate 801 istanze di sostegno al reddito per disoccupati. Le autorizzazioni rilasciate, a beneficio di altrettanti lavoratori, sono state invece 633, delle quali 102 in riferimento a istanze presentate nel 2009 e 531 su istanze 2010. La distribuzione dei lavoratori coinvolti per settore di provenienza vede prevalere il terziario con 343 istanze autorizzate (il 54,2% del totale), seguito dal secondario con 278 domande (43,9%). All’agricoltura residua la restante quota dell’1,9% di richieste autorizzate. Si conferma la prevalenza maschile (pari al 62,9%) e il coinvolgimento di cittadini italiani (63,3%). Rispetto alla situazione del 2009, la quota maschile si è ridimensionata di otto punti percentuali (rappresentava allora il 71,2% del totale di istanze autorizzate) mentre quella della componente italiana è cresciuta di quasi tre punti. Per età, i soggetti autorizzati si distribuiscono in: 273 lavoratori al di sotto della soglia dei 30 anni, 181 soggetti tra i 30 e i 39 anni, 121 lavoratori 40-49enni e 58 dai 50 anni in su. Il prevalente coinvolgimento dei giovani sotto i 30 anni di età trova quindi conferma anche nel 2010. Conteggiando anche il sostegno partito di recente per i lavoratori in mobilità, il numero dei soggetti coinvolti si porta a 1.222 La Cig in deroga - Le istanze presentate durante il 2010 per Cig in deroga sono state 164. Di queste, dodici risultano ancora in istruttoria e quattro sono state annullate per ritiro della domanda da parte dell’azienda. Le richieste autorizzate nell’anno sono state 162 di cui 14 relative a istanze presentate nel 2009 e le rimanenti per domande del 2010. I lavoratori per i quali le aziende hanno presentato istanza di Cig in deroga sono 595, mentre i soggetti che sono stati autorizzati all’intervento sono 504 (dei quali 48 su richiesta pervenuta nel 2009 e 456 su istanza del 2010). I settori di attività più rappresentati sono il manifatturiero, che si aggiudica il 43,8% di tutte le istanze autorizzate nel 2010, seguito dagli altri servizi con il 17,1%. Il secondario, in particolare per le attività a carattere industriale, mantiene la testa della “classifica” con 261 istanze autorizzate nel 2010, che corrispondono al 51,8% del totale. Per sesso prevale ancora ampiamente la componente maschile che incide per il 68,6% delle istanze autorizzate, mentre per età sono 121 i soggetti con meno di 30 anni, 168 quelli da 30 a 39 anni, 134 i 40-49enni e 78 i cinquantenni e oltre. Sul totale dei beneficiari di Cig in deroga, gli italiani confermano una presenza largamente maggioritaria, con l’80,6% di tutte le autorizzazioni. La quota inoltre si rafforza rispetto alla situazione del 2009, quando l’incidenza si fermava al 77,0% del totale. Integrazione al reddito per i lavoratori sospesi - L’indennità aggiuntiva di sostegno al reddito è stata presa in carico, nel 2010, a beneficio delle istanze presentate da 5.918 soggetti e per un ammontare di ore di sospensione pari a 1.642.122. Il pagamento delle spettanze maturate ha coinvolto 2.572 soggetti: in larga prevalenza maschi (82%), italiani (84,5%) e d’età uguale o superiore ai 30 anni (87%). Finanziariamente gli aggregati riferiti al 2010 in termini di impegnato e pagato ammontano rispettivamente a 1.593.155 euro e 1.411.087 euro.  
   
 

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