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Notiziario Marketpress di Martedì 01 Febbraio 2011
 
   
  AL TEATRO ARSENALE DI MILANO: “ IL BANCHIERE ANARCHICO” DALL’1 AL 27 FEBBRAIO 2011

 
   
  Milano, 1 febbraio 2011 - Dopo il grande successo della scorsa stagione, torna in scena “Il Banchiere Anarchico” di Pessoa. Un successo teatrale e civile. Il pubblico infatti, in modo del tutto naturale, alla fine dello spettacolo si fermava a discuterne, approvarne o contrastarne temi e argomenti, con passione. Lo scopo del teatro! Avevamo finito di cenare. Davanti a me il mio amico, il banchiere, grande commerciante e monopolista ragguardevole, fumava […]. Sorridendo, mi rivolsi a lui. «Pensi: alcuni giorni fa mi hanno detto che lei un tempo è stato anarchico». «Non è che lo sia stato: lo sono stato e lo sono. Non sono cambiato a questo riguardo. Sono anarchico». «Questa è buona! Lei anarchico! E in che cosa lei è anarchico?...A meno che non voglia attribuire alla parola un senso differente...». «Dal comune? No, non glielo attribuisco. Uso la parola nel senso comune». Così comincia Il banchiere anarchico, racconto di Fernando Pessoa pubblicato per la prima volta sulla rivista “Contemporanea” nel maggio del 1922. La vicenda è semplice: un banchiere spiega a un interlocutore – un giovane giornalista che desidera scriverne la biografia – perché, per realizzare la sua utopia anarchica, ha dovuto diventare proprio banchiere. L’argomentazione è logicamente ineccepibile e il giovane non può che condividerla. Il colloquio si svolge al ristorante, a fine cena, come una sorta di dialogo platonico. Il banchiere, tra un sigaro e l’altro, racconta allo stupefatto giornalista perché sia sempre stato e ancora sia anarchico. Espone il cammino che lo ha portato a realizzare il suo ideale agendo “apparentemente” in maniera opposta a quanto l’anarchismo detta. Il giornalista è condotto in un viaggio nel suo pensiero che è contemporaneamente, fisicamente, un viaggio nella sua banca: la sala riunioni, la sala proiezioni, il caveau, il tutto realizzato con una serie di sipari colorati che velano e rivelano i diversi luoghi. Questo, in sintesi, il senso del dialogo: al bando le false verità, le apparenze, nella ricerca dell’intima essenza delle cose, nascosta appunto sotto il velo dell’apparenza. Afferma la regista Marina Spreafico: «Ho scelto Pessoa perché, a mio parere, è uno dei grandi autori, una delle ‘menti lucide’ del Novecento. Ama il paradosso, che amo anch’io, perché è un procedimento che rivela la realtà ‘per assurdo’. Una variazione dell’antico e sempre attuale Castigat, ridendo, mores (castiga, col riso, i costumi). Credo quindi che questo testo sia una miniera di pensiero e che, nella sua spietata inesorabilità, apra voragini sugli usi, i costumi e i comportamenti di oggi e di sempre». E aggiunge: «L’opera è un racconto in forma di dialogo. Ne ho fatto un adattamento per renderlo fruibile a un ascoltatore, che è persona diversa dal lettore. Il tema è solo in apparenza paradossale in quanto, come sostiene Pessoa, un paradosso ha valore solo quando non lo è. Il banchiere poi viene dal popolo: è un tipo simpatico, accattivante e pieno di senso dell’umorismo: quello che ci vuole per farne un personaggio teatrale». Lo spazio scenico è a cura dell’architetto Massimo Scheurer (collaboratore di Aldo Rossi fino alla sua scomparsa) che ha realizzato con il Teatro Arsenale, e in particolare con Marina Spreafico, numerosi spettacoli, il primo dei quali – La Sirenetta di Marguerite Yourcenar – risale agli esordi dell’Arsenale. I costumi sono di Giulia Bonaldi, artista che collabora da tempo con il Teatro Arsenale, così come il compositore Walter Prati, autore della sonorizzazione musicale della pièce. “ Il Banchiere Anarchico” di Fernando Pessoa, adattamento e regia Marina Spreafico con: Mario Ficarazzo il Banchiere; Mattia Maffezzoli il Giornalista; Vanessa Korn l’Anarchia. Spazio scenico Massimo Scheurer; costumi Giulia Bonaldi; oggetti Ambra Rinaldo; sonorizzazione musicale Walter Prati; luci Piera Rossi; video Ino Lucia; produzione Teatro Arsenale. Www.teatroarsenale.it/    
   
 

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