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Notiziario Marketpress di Martedì 01 Febbraio 2011
 
   
  «LA FORMA DEI PENSIERI»: PAOLO ULIAN ALL’ISIA DI FAENZA

 
   
   Faenza, 1 febbraio 2011 - Un fiammifero con due capocchie di zolfo ed è Double Match. Una piccola cialda, un Finger Biscuit – un biscotto da dito - da poter affondare con gusto nella Nutella. Infradito da mare che lasciano messaggi sulla sabbia: Who Loves Follow Me. Tre oggetti trasformati da un´idea, da un piccolo spostamento di enorme significato. È la sorprendente - e geniale - semplicità di Paolo Ulian, il più significativo e influente designer italiano del nuovo millennio. Un uomo che ha svecchiato il panorama del design italiano, dialogando con mostri sacri come Enzo Mari, Bruno Munari e Ettore Sottsass. A mo´ di chiosa, valga l´affermazione dello storico e critico del design Beppe Finessi: «Fossimo in un paese civile, Paolo Ulian sarebbe una star». La Lectio Magistralis «La forma dei pensieri» di Paolo Ulian sarà il piatto forte dell´inaugurazione dell´Anno Accademico 2010-2011 dell’Isia (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Faenza. Giovedì 10 febbraio, con inizio alle ore 17.30, l´università del design si aprirà al pubblico per celebrare così un altro anno di attività didattica. Dopo gli interventi dei professori Anty Pansera e Roberto Ossani, presidente e direttore dell´istituto faentino, e i saluti di Patrizio Bianchi, assessore regionale all´università, e di Giovanni Malpezzi, sindaco di Faenza, ci si potrà abbandonare alla fucina di idee del designer toscano. Una realtà costruita con curiosità, ironia e guizzi che trasformano i pensieri in una forma inimitabile. Seguirà aperitivo, va da sé, a tema: a base di food design. Per ulteriori informazioni: www.Isiafaenza.it; oppure chiamare allo 0546/22293. L´anima del design Quattro chiacchiere con Paolo Ulian - Tre parole-chiave per il design, oggi. Etico, didattico, sperimentale. Ha senso continuare a parlare di design made in Italy? Le economie emergenti stanno velocemente mettendo in discussione i primati raggiunti dal made in Italy e invadendo il mercato mondiale con prodotti il cui livello qualitativo é in continua evoluzione e miglioramento. Credo che in questa realtà socioeconomica le etichette non abbiano più molto senso, nel bene e nel male conta solo la qualità oggettiva delle cose. Lei si è diplomato all´Isia di Firenze nel 1990. Che cosa le ha dato quel periodo di studio? Certamente molto. Ho avuto la fortuna di avere dei docenti fantastici, pieni di passione ed energia ( Enzo Mari su tutti) che hanno lasciato delle traccie indelebili in noi studenti. Lì ho capito che il design non era semplicemente una questione di buon rapporto tra forma e funzione, non era il partecipare più o meno attivamente al sistema produttivo delle merci con l´unico obiettivo di ottenere mere soddisfazioni economiche, era qualcosa di più, qualcosa che aveva a che fare con i meccanismi mentali dell´arte, della sperimentazione e della libertà espressiva finalizzata alla ricerca dell´assoluto, sicuramente qualcosa che si avvicina più all´anima che al corpo. Come vede gli Isia nel panorama del sistema universitario in Italia? Al contrario di molte facoltà del design nate negli ultimi vent´anni, dove vige un´ insegnamento burocratico, spersonalizzato, quasi di massa, io vedo l´ Isia come una delle poche scuole ancora in grado di stabilire un sano e umano rapporto didattico tra studenti e docenti, molto vicino a ciò che avveniva negli atelier artistici rinascimentali dove il maestro passava i suoi saperi a una cerchia ristretta di assistenti, una sorta di grande famiglia in cui tutto diviene più semplice, diretto ed efficace.  
   
 

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