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Notiziario Marketpress di Giovedì 25 Maggio 2006
 
   
  LE IMPRESE FEMMINILI A ROMA

 
   
  Roma, 25 maggio 2006 - Le donne giocano un ruolo sempre più centrale nello sviluppo dell’economia romana. Tra il 2003 e il 2005, il numero delle imprese femminili attive a Roma è aumentato di 3. 562 unità, vale a dire del 6,7%, arrivando a quota 56. 876: un dato sorprendente, se si considera che il tasso di crescita medio nazionale, nel periodo indicato, è stato del 3,8%, di circa tre punti inferiore a quello provinciale. Nell’ultimo anno, Roma è stata la provincia Italiana che ha registrato la crescita più consistente di imprese guidate da donne (+4% per un incremento in valori assoluti di 2. 184 unità), strappando il primato a Milano (+3,5%), che pure costituisce il principale bacino di imprenditoria femminile in Italia. Le imprenditrici romane hanno mostrato una dinamicità di gran lunga superiore a quella dei colleghi: a fronte infatti di un tasso di crescita delle imprese femminili del 2,6% tra 2003 e 2004 e del 4% tra 2004 e 2005, per un complessivo +6,7% nel biennio, il tasso di crescita delle imprese non femminili è rimasto sostanzialmente fermo all’1,7%, sia nel 2004 che nel 2005, producendo tra 2003 e 2005 un incremento del 3,4%. Sono questi i dati più significativi che emergono dal Dossier elaborato dal Censis in occasione dell’Expo Impresa Donna per conto del Comitato per l’Imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Roma e di Bic Lazio. I dati mostrano inoltre come il tessuto imprenditoriale femminile sia stato caratterizzato da un forte consolidamento strutturale, confermato dall’aumento delle forme di impresa più solide (tra 2003 e 2005 si registra infatti un forte incremento delle imprese di capitali, +48,3%, a fronte di una crescita molto più contenuta delle società di persone e delle imprese individuali), dall’elevato dinamismo imprenditoriale delle donne (nel 2005, il tasso di natalità delle imprese femminili - imprese iscritte ogni 100 registrate - è risultato di gran lunga superiore a quello delle imprese non femminili: 10% contro 7,2%) e dalla la sostanziale solidità del tessuto imprenditoriale femminile romano che risulterebbe, dal confronto dei dati sulle imprese iscritte e cessate, meno soggetto a quei fenomeni di nati-mortalità che caratterizzano in misura rilevante l’altra metà del mondo imprenditoriale: nel 2005, ogni 100 imprese “non femminili” iscritte alla Camere di Commercio, circa 82 sono cessate; con riferimento alle imprese femminili, il valore scende a 68. La crescita dimensionale delle imprese è avvenuta tramite il consolidamento della presenza delle donne nei settori a tradizionale vocazione femminile (il commercio, in primis, ma anche e soprattutto i servizi sociali) e un significativo incremento di iniziative in comparti tradizionalmente più lontani dal mondo femminile quali costruzioni, terziario avanzato e altre nicchie del sistema dei servizi. Delle 3. 562 nuove imprese attive nate tra 2003 e 2005, ben 3. 118, vale a dire circa l’87%, si sono concentrate nei servizi. Il tasso di crescita delle imprese femminili romane nel settore (7,4%) è risultato di gran lunga superiore non solo a quello dell’imprenditoria non femminile della provincia (che ha registrato un +4% negli ultimi due anni) ma anche a quello medio femminile nazionale, attestatosi al 5,6%. Nell’ambito dei servizi, è stato il commercio a costituire il bacino più rilevante di alimentazione di nuove imprese – ne sono nate 1. 565, per un incremento del 6,9% - seguite da attività immobiliari, noleggio, informatica e ricerca, che con un saldo di 573 nuove imprese hanno registrato un incremento del 10,9%, e i servizi pubblici, sociali e personali, arricchitisi di 475 nuove unità (+8%). Anche l’industria ha registrato un saldo decisamente positivo (+7,7% contro il +3,1% delle imprese non femminili della provincia), dovuto tuttavia in misura preponderante alla crescita della presenza femminile in un settore tradizionalmente maschile: le costruzioni. Sono infatti 461 le nuove imprese operanti nel comparto, circa il 27,1% in più rispetto a due anni fa. Da sottolineare è il dinamismo delle imprenditrici straniere, se si considera che le titolari hanno registrato un saldo di 1. 857 unità (la metà del totale registrato nella provincia), raddoppiando in cinque anni la loro presenza (+108,8%). Una crescita di gran lunga superiore a quella registrata a livello nazionale, dove pure le imprenditrici straniere sono aumentate in misura significativa (+68,9%), e a quella riscontrata nell’universo maschile romano, dove, al contrario, la presenza di immigrati in posizione di titolare di aziende è stata meno netta (+71%). Se nel 2000 su 100 imprenditrici, 4,3 erano straniere, nel 2005 tale valore passava a 8,3 (a livello nazionale si è passati dal 3,5% al 5,8%); ancora, su 100 stranieri titolari di imprese, se nel 2000 le donne erano il 16,6%, nel 2005 passavano al 19,5. Un discorso a parte meritano infine le aspiranti imprenditrici, un universo sempre più copioso di donne che ambiscono ad avviare un’attività in proprio, e che alcuni dati forniti da Bic Lazio sulle domande di finanziamento ex Legge 215/92 consentono di tratteggiare con qualche ulteriore dettaglio. Se si guarda al trend, tra il 2002 (quarto bando) e il 2005 (quinto bando) il numero delle domande presentate ed ammesse in graduatoria a livello provinciale è cresciuto dell’87,3%, in linea con la tendenza regionale, che ha visto anche in questo caso crescere considerevolmente il numero delle aspiranti imprenditrici (+71%). Da un’analisi settoriale emerge al primo posto il commercio, dove si concentra il 42% delle domande inoltrate; a seguire, i servizi alla persona (24%) e i servizi alle imprese (18%). Produzione industriale e artigianale è il settore prescelto dal 12% delle aspiranti imprenditrici. .  
   
 

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