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Notiziario Marketpress di Giovedì 30 Novembre 2006
 
   
  “L’EUROPA CHE FINANZIA”

 
   
   Milano, 30 novembre 2006 - In un momento in cui le risorse comunitarie destinate all’Italia diminuiscono, perché scrivere un volume sui finanziamenti europei? Perchè da tante parti e da troppo tempo si dice che in Italia non vi si sa accedere e che spesso li si utilizza male. “È tempo di costruire una consapevolezza a vari livelli: dagli studenti che devono entrare nella collettività con una cultura e un atteggiamento nuovi nei confronti delle amministrazioni pubbliche agli operatori che, se hanno ottenuto fondi, non hanno saputo inserirli in una visione strategica di lungo periodo”. Questa l’opinione espressa da Elio Borgonovi, Professore ordinario di Economia delle Aziende e delle Amministrazioni pubbliche all’Università Bocconi, che ha sintetizzato il senso dell’incontro dibattito “L’europa che finanzia”, organizzato dalla Commissione europea Rappresentanza a Milano e da Libreria Egea per il ciclo delle “Serate del villaggio europeo”. L’occasione per parlare di Europa era fornita dalla presentazione del libro “Finanziamenti comunitari: approccio strategico, progettazione e gestione” a cura di Elio Borgonovi, Veronica Vecchi e Paolo Crugnola. Oltre a due dei tre autori del volume, presenti anche Michele Pasca-raymondo, Direttore generale aggiunto Dg Politica regionale e Roberto Santaniello, Direttore della Rappresentanza a Milano della Commissione europea, moderatore del dibattito. I relatori si sono confrontati sui problemi all’accesso ai finanziamenti su fondi strutturali e settoriali, analizzando le difficoltà dei richiedenti e le possibili soluzioni concrete. Veronica Vecchi, Professore di Management e Finanza all’Università Bocconi, ha rilevato che le difficoltà di presentare un valido progetto comunitario sono maggiori per i finanziamenti richiesti direttamente a Bruxelles. L’ampiezza dell’arena competitiva e la complessità dei formulari contribuiscono in parte a spiegare il problema, ma la vera causa degli insuccessi risiede nella mancanza di una forte progettualità e di concretezza realizzativa. La nuova modalità di valutazione da parte di Bruxelles e delle Regioni attraverso la forma dell’“accompagnamento” potrebbe essere un utile strumento per migliorare l’aderenza dei progetti ai programmi comunitari. “Nella fase di ideazione dei progetti spesso non avviene il riconoscimento di un parallelismo tra lo scopo europeo e ciò che si intende realizzare”, ha spiegato Michele Pasca-raymondo, che ha anche ipotizzato un diverso sistema dell’organizzazione territoriale nella presentazione dei progetti. Il sistema dei bandi di gara non consente la concentrazione né territoriale né tematica necessaria. Rispondendo alla domanda sugli effetti della cultura della pianificazione sull’Italia di oggi, Elio Borgonovi ha chiarito che “una delle impasse dell’Europa deriva dal fatto che si apre alla logica della pianificazione quando il mondo va verso la logica della competitività e della regolazione”. Sarebbe proprio questa logica a favorire le critiche di burocratismo fatte all’Europa e a penalizzare l’Italia, che percepisce come costretta la propria creatività. “Qualunque imposizione coercitiva – ha dichiarato Pasca-raymondo – è negativa perché obbliga i Paesi a cambiare leggi fondamentali, mentre le politiche percepite in termini più positivi dai cittadini sono quelle a livello locale”. Roberto Santaniello ha concluso sottolineando come purtroppo la percezione del cittadino sull’incidenza che i fondi comunitari hanno sul suo territorio sia ancora molto bassa: “Pochi sanno che la maggior parte dei recuperi urbanistici dei centri storici italiani sono stati finanziati dall’Ue”. Eppure questa è l’Europa dei risultati. .  
   
 

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