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Notiziario Marketpress di Giovedì 10 Febbraio 2011
 
   
  LE IMPRESE TRENTINE E L´INTERNAZIONALIZZAZIONE

 
   
   Trento, 10 febbraio 2011 - Il riconoscimento della necessità per le imprese di scommettere e lavorare per un futuro sempre più caratterizzato da processi di internazionalizzazione produttiva, che garantisca nuovi strumenti per fronteggiare le sfide delle nuove economie emergenti è ormai unanime. La realtà quotidiana ci descrive un sistema economico che non può più accontentarsi di assicurare una presenza commerciale ma deve realizzare un radicamento stabile delle imprese sui mercati esteri per sfruttarne appieno le opportunità. Il nuovo fascicolo della collana Comunicazioni del Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento vuole dare conto della partecipazione delle imprese trentine al processo di internazionalizzazione e globalizzazione dell’economia nel periodo 2000-2006 e sulle prospettive dichiarate dalle imprese per il 2007-2009. Lo studio, curato dai ricercatori dell’Università degli Studi di Trento, trova le sue basi in un’indagine condotta dal Servizio Statistica della Provincia autonoma di Trento in collaborazione con Istat sull’internazionalizzazione produttiva. L’indagine si è concentrata principalmente sulla misurazione di due fenomeni: il trasferimento delle attività economico-produttive e delle attività funzionali allo svolgimento della produzione, secondo standard definitori e di misurazione tali da garantire la confrontabilità dei risultati non solo nazionali ma anche europei. I dati rilevati per il periodo 2000-2006 confermano anche per il Trentino la tendenza nazionale di una bassa propensione all’esternalizzazione. Del resto anche i dati macroeconomici disponibili (esportazioni, investimenti all’estero e presenza di multinazionali sul territorio) segnalano quel periodo come non favorevole all’internazionalizzazione con il rallentamento degli investimenti diretti all’estero, la comparsa di fenomeni di disinvestimento delle imprese multinazionali presenti sul territorio e la sensibile riduzione delle esportazioni rispetto al decennio precedente. L’analisi dei risultati evidenzia anche una specificità tutta trentina in questa bassa propensione all’esternazionalizzazione: le imprese trentine che esternalizzano lo fanno verso soggetti nazionali piuttosto che verso soggetti operanti in altri paesi. Le motivazioni di tali comportamenti sono da ricercarsi: - nella dimensione medio-piccola delle imprese trentine. Infatti l’internazionalizzazione ha riguardato il 4,0% delle imprese di piccole dimensioni (con 20-49 addetti), il 9,0% delle imprese di dimensione media (con 50-99 addetti) ed il 13,0% delle imprese di grandi dimensioni (con oltre 100 addetti); - nella scarsa specializzazione produttiva in settori a contenuto tecnologico. Nell’industria, che rappresenta il settore dove il fenomeno si è maggiormente espresso, si ritrova un’internazionalizzazione del 20,7% tra le imprese ad alto e medio-alto contenuto tecnologico e del 7,7% tra le imprese a basso contenuto tecnologico. Anche nei servizi a fronte di un’internazionalizzazione del 4,0% tra le imprese appartenenti ai settori dei servizi ad alta intensità di conoscenza tecnologica, solo il 2,6% delle imprese dei servizi a bassa intensità di conoscenza sono internazionalizzate; - nella mancanza di capacità tecniche e manageriali per operare sui mercati esteri, fattore che occupa la terza posizione nell’elenco dei principali ostacoli all’internazionalizzazione (con il 19,7% delle imprese intervistate che dichiara questo limite come molto importante). Di converso risulta che le imprese trentine internazionalizzate sono di dimensioni medio-grandi, svolgono attività a medio-alto contenuto tecnologico e, generalmente, appartengono ad un gruppo. I risultati, oltre a confermare il ruolo di forte vincolo alla sperimentazione delle opportunità di una dimensione internazionale dei mercati svolto dalle caratteristiche del sistema economico, consentono anche di rilevare come le imprese che non hanno internazionalizzato hanno comunque valutato questa opportunità. Infatti, sempre guardando alla valutazione degli ostacoli all’internazionalizzazione, il primo posto per importanza è occupato dagli esiti di un’apposita valutazione costi-benefici attesi, potendosi concludere che almeno il 27,3% delle imprese non internazionalizzate ha effettuato questo primo passo verso il trasferimento. Il risultato per classe dimensionale conferma questa conclusione; infatti sia le grandi imprese, sia le medie, sia le piccole imprese dichiarano di aver condotto una valutazione costi-benefici e di ritenere il risultato come un ostacolo molto importante rispettivamente nel 31,7%, nel 28,4% e nel 26,2% dei casi.  
   
 

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