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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Marzo 2011
 
   
  STUDIO ESAMINA L´IMPATTO DEL MUTAMENTO CLIMATICO SULL´ALBERO DELLA VITA

 
   
  Il mutamento climatico del Xxi secolo cambierà la forma dell´albero della vita? Una nuova ricerca finanziata dall´Ue dimostra che potrebbe non essere così. Un´analisi di alberi filogenetici ad alta risoluzione rivela che, anche se l´albero potrebbe assottigliarsi a seguito del mutamento climatico, è improbabile che perda del tutto alcuni rami, pertanto la sua struttura complessiva rimarrà pressoché la stessa. Presentato sulla rivista Nature, lo studio è stato in parte finanziato dal progetto Ecochange ("Challenges in assessing and forecasting biodiversity and ecosystem changes in Europe"), che si è aggiudicato 7 milioni di euro nel quadro dell´area tematica "Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi" del Sesto programma quadro (6°Pq). Il Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc) stima che circa 20-30% delle specie del mondo potrebbe essere a rischio di estinzione se il riscaldamento globale superasse il limite dei 2,5 °C. Se raggiungesse i 3,5 °C, per l´Ipcc sarebbe il 40-70% delle specie a estinguersi. I ricercatori sono preoccupati del fatto che il mutamento climatico possa innescare una perdita sbilanciata di diversità se le estinzioni non sono distribuite in modo disuniforme lungo l´albero della vita. Usando 6 modelli di distribuzione delle specie, 4 scenari inerenti alle emissioni e 3 modelli ad alta risoluzione del mutamento climatico, l´équipe ha modellato l´impatto potenziale del cambiamento del clima nel corso dei prossimi decenni su 1.280 piante, 140 mammiferi e 340 uccelli in Europa. "Per distinguere le estinzioni determinate dal mutamento climatico da quelle che si verificherebbero in condizioni normali abbiamo creato scenari di regolare estinzione disuniforme come parametro di controllo", spiega Wilfried Thuiller del Centro nazionale francese di ricerca scientifica (Cnrs), autore principale dello studio. In contrasto con le teorie precedenti, lo studio ha dimostrato che anche se l´albero della vita si assottigliasse un po´, la struttura rimarrebbe intatta e non si verificherebbero significative perdite di biodiversità che, al contrario, si avrebbero solo se alcuni "rami" localizzati venissero totalmente eliminati. "Il motivo è che le specie vulnerabili non hanno né un numero inferiore di parenti né parentele più strette degli altri cladi", scrivono gli autori. "Le riduzioni più significative di diversità filogenetica si avranno nell´Europa meridionale, mentre se ne prevede un aumento nelle regioni a latitudini o altitudini più alte. Tuttavia, le perdite non saranno bilanciate dagli arricchimenti e l´albero della vita segue una tendenza verso l´omogeneità in tutto il continente". Lo studio spiega che la scomparsa delle specie nel corso della storia del pianeta non è una novità: il cambiamento è la regola nell´evoluzione. Solo 3% delle specie mai vissute sulla Terra sono ancora in vita. Il problema principale è, comunque, che l´attività umana sta accelerando questo processo. Ora gli esperti stanno cominciando a ritenere plausibile la possibilità che sia in corso una nuova estinzione di massa, come quella che ha innescato la scomparsa dei dinosauri 65 milioni di anni fa. Benché nello studio non abbiano preso corpo previsioni sul numero di specie in estinzione a causa dell´attuale corso del mutamento climatico, i dati fanno suonare un campanello di allarme sul fatto che dobbiamo contenere questa minaccia e garantire la sostenibilità delle specie. Miguel Araújo, dell´Università di Évora e del Museo nazionale di scienze naturali di Madrid, Spagna, dichiara: "Se le estinzioni disuniformemente distribuite lungo l´albero della vita saranno più o meno pericolose delle estinzioni localizzate in punti molto specifici dell´albero dipenderà soltanto dai livelli del mutamento climatico. Se l´estinzione è moderata, la perdita di parti specifiche dell´albero può essere più pericolosa delle estinzioni sparse, se non altro perché colpisce il potenziale dell´evoluzione sulla Terra. Ma se le estinzioni raggiungono il livello già sperimentato in casi di estinzioni di massa, allora un modello di estinzione più diffuso può essere catastrofico perché compromette il futuro di troppi gruppi biologici". Ciò che differenzia questo studio da altri è che l´équipe ha indagato sugli effetti del mutamento climatico su gruppi filogenetici piuttosto che su gruppi tassonomici. Benché offrano informazioni chiave sulle relazioni evoluzionistiche, questi ultimi si basano su morfologia e funzione e sono, pertanto, meno precisi nella predizione di future evoluzioni. I gruppi filogenetici, invece, sono completamente basati sulle reciproche parentele genetiche tra le specie. Per maggiori informazioni, visitare: Nature: http://www.Nature.com/  Ecochange: http://www.Ecochange-project.eu/  Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc): http://www.Ipcc.ch/    
   
 

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