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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Marzo 2011
 
   
  RIFORME IN TOSCANA: RIORGANIZZAZIONE INDUSTRIALE, RIPARTIRE DAI SISTEMI METROPOLITANI

 
   
  Firenze, 8 marzo 2011 – La pubblica amministrazione è un’industria diffusa: 3 milioni e 700 mila addetti, il 16,5% degli occupati di tutta Italia. E poiché di industria si tratta, è necessaria una vera ‘riorganizzazione industriale’ per essere pronti a rispondere alle nuove sfide. Usa queste due metafore Alessandro Petretto, già direttore dell’Irpet ed oggi membro dell’Osservatorio regionale sull’attuazione del federalismo fiscale, che sulla pubblica amministrazione e l’assetto istituzionale della Toscana elenca numeri e statistiche. Poco dopo, sempre dal palco del convegno dedicato a federalismo e riforme organizzato ieri a Sant’apollonia dalla Regione, Antonio Calafati dell’Università politecnica delle Marche sottolinea la “sottocapitalizzazione dei sistemi urbani” in Toscana, la loro scala troppo piccola e il ritardo nell’elaborare un modello di governo moderno ed adeguato ai tempi. “Dopo venti anni di stasi una riforma istituzionale non può più essere rinviata e il punto di partenza – dice – dovrebbero essere proprio i sistemi metropolitani”. Guardando a Stoccarda ad esempio, la capitale del Baden Wurttemberg spesso citata come modello europeo e di cui ha parlato, concludendo il convegno di stamani, anche Peter Straub, presidente del parlamento del Land tedesco. 2919 consiglieri comunali e 1115 assessori - La Toscana, spiega Petretto, ha meno Comuni rispetto ad altre Regioni: 287. E meno Comuni al di sotto dei cinquemila abitanti: 112, il 47% contro il 70% dell’Italia.. Ha anche meno consiglieri e assessori, di conseguenza. Sono 2919 consiglieri comunali (7,8 ogni 10.000 abitanti, contro i 13,6 dell’Italia) e 1115 assessori (3 per 10.000 abitanti rispetto ai 5,5 della media italiana), di cui il 42% in comuni con meno di cinquemila abitanti. Le Province sono 10. E poi ci sono 3 aree vaste, 1 città metropolitana in costruzione, 13 comunità montane che sopravvivvono, 7 Unioni di Comuni, 36 ambiti territoriali. Ci sono anche le Asl e le società della salute, gli Ato per la gestione delle risorse idriche e lo smaltimento dei rifiuti, consigli di circoscrizione dove sopravvivono, consorzi di bonifica, camere di commercio, agenzie: 383 diversi livelli di governo o amministrazione solo in ambito locale, dice Petretto, 391 considerando gli uffici dell’amministrazione centrale. Spesi 96 euro a testa, nel 2009, per la Pa in Toscana - Limitandosi ai Comuni, la Toscana conta 8 dipendenti ogni 1.000 abitanti: quanti in Emilia Romagna, meno che in Sicilia (11,8) ma qualcuno in più che in Veneto (6) e in Lombardia (6,7). E di più sono i dirigenti: uno ogni 8043 toscani, contro gli 8216 dell’Emilia Romagna, i 12.999 del Veneto, i 15.998 della Lombardia o i 12.917 della Sicilia. Più alta in Toscana è anche la spesa per l’amministrazione generale nel suo complesso, comprese università e uffici dello Stato: 96 euro pro capite nel 2009, contro una media italiana regionale di 38 euro. “Ma occorre stare attenti – avverte sempre Petretto – Il grado di esternalizzazione delle attività falsa infatti i confronti interregionali”. Una più chiara divisione di compiti - La ricetta? Compiti più chiari, divisioni di competenze e unioni anche per i comuni con 10 mila abitanti, tanto per iniziare. La Regione deve legiferare , programmare e regolamentare, ricorda Petretto. Le Province gestiscono i servizi a rete delle tre aree vaste, con una semplificazione che dovrà gradualmente ma progressivamente portare a tre unioni di province. Nel corso del convegno c’è stato anche l’intervento delle categorie economiche. Sandro Bonaceto, direttore di Confindustia Toscana, invita la Regione ad esercitare senza indecisioni il ruolo di ente che deve coordinare, senza delegare troppo. Massimo Biagoni, per la Confesercenti, manifesta l’esigenza di una maggiore chiarezza tra le competenze dei singoli enti, evitando poteri concorrenti.  
   
 

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