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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Marzo 2011
 
   
  LIBIA, DE CORATO A MARONI: “MINISTRO PARLA DI 8.000 CLANDESTINI IN UN MESE. MILANO HA GIÀ DATO: NON C’È SPAZIO NÉ PER PROFUGHI NÉ PER IRREGOLARI” SERVONO NUOVI CIE: BUSSARE ALLE PORTE DI CITTÀ ANCORA SPROVVISTE E PRENDERE IN CONSIDERAZIONE MALPENSA

 
   
  Milano, 8 marzo 2011 - “Se lo stesso ministro Maroni parla di ‘emorragia di sbarchi’, non vedo come si possa chiedere a Milano di farvi fronte. Che si tratti della caserma di viale Suzzani o di via Saponaro, la risposta è la stessa: Milano non ha posto, perché Milano ha già dato. E il fatto che si parli di 8.000 clandestini sbarcati in un mese conferma che il problema non sono tanto le strutture da destinare all’accoglienza dei profughi, comunque già sature quelle milanesi, bensì i Cie. Quello di via Corelli è costantemente sovraffollato perché regge da solo il peso della Regione, e in un certo senso del Nord, dove ci sono solo altri due centri, a Torino e Gradisca. È il momento quindi di bussare alle porte di quelle città che ancora ne sono sprovviste. Basterebbe cominciare da Malpensa che, come ha già rilevato lo stesso Maroni, è diventato ormai una seconda Lampedusa. Una richiesta che ho inoltrato al ministro in tempi non sospetti, su cui ancora non è arrivata risposta, e che ribadisco con forza oggi che la situazione è emergenziale”. Lo dichiara il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato a commento delle dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Interno Roberto Maroni sui flussi determinati dalle tensioni in Maghreb. “Nella nostra città – conclude De Corato – c’è uno straniero ogni 5 abitanti, tra regolari e irregolari, una proporzione ben superiore alla media del Paese dove gli immigrati sono il 7% della popolazione, circa uno ogni 15. Con queste premesse, non si può pensare di chiedere a Milano sforzi ulteriori. Perché non è solo un problema di spazi, che comunque sono già saturi, ma di personale e di fondi. E anche di sicurezza visto che, oltre agli 8.000 irregolari dell’ultimo mese, non vanno dimenticati gli 11mila evasi dalle carceri tunisine. Per non parlare del rischio di infiltrazioni terroristiche paventato dal capo della Polizia Manganelli. La misura è colma”.  
   
 

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