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Notiziario Marketpress di Martedì 08 Marzo 2011
 
   
  PARADOSSI DI UN CONTINENTE RICCO: IL DEFICIT PROTEICO DELL´UE

 
   
   Avete letto bene: deficit proteico. Ma come può essere? L´ue è uno dei continenti meglio nutriti del pianeta, e di solito - semmai - si mette in guardia del contrario: troppa carne nella dieta europea. Eppure c´è un accordo internazionale che spiega perché l´Ue non è un grande produttore di proteine. Almeno, non di quelle vegetali... Un accordo del Gatt del 1992 (l´antenato del Wto) garantisce all´Ue la possibilità di produrre grandi quantità di cereali, e in cambio offre ad altri paesi - in particolare gli Stati Uniti - condizioni favorevoli per importare senza dazi soia, legumi e altre culture proteiche. Così, oggi, solo il 3% del suolo coltivato nell´Ue produce proteine, e l´Europa copre appena il 30% del suo fabbisogno di proteine vegetali usate come mangimi per gli animali. Secondo la relazione della commissione Agricoltura discussa in plenaria e curata dal verde tedesco Martin Häusling, è tempo di bilanciare questo squilibrio, iniziando a riscoprire le colture proteiche, per il bene degli animali, degli esseri umani e dell´ambiente. Proteine vegetali: fanno bene agli animali e all´ambiente - Ma perché la "divisione del lavoro" fra Ue e Stati Uniti non funziona? "Gli agricoltori stanno soffrendo dell´aumento dei prezzi dei mangimi a causa della speculazione sui mercati, spiega il deputato. "Una maggiore produzione locale vorrebbe dire più indipendenza e margini più elevati per i produttori, ma anche una qualità più alta dei mangimi e quindi della carne e del latte". Il problema, infatti, è anche che i prodotti d´importazione non necessariamente rispondono alle regole Ue, normalmente più severe, in materia di sicurezza e sanità. "Il rapporto sottolinea l´importanza che le culture proteiche possono avere per rispondere a nuove sfide quali i cambiamenti climatici, la conservazione dei suoli, dell´acqua e della biodiversità. L´europa deve dipendere di meno dalle importazioni", spiega il deputato. Le culture leguminose, infatti, possono contribuire alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra grazie alla loro capacità di assorbimento e fissazione dell´azoto nel suolo. Inoltre la rotazione delle culture permette una migliore conservazione delle terre e della biodiversità. La soluzione? Tornare a produrre - "L´accordo del 1992 dovrebbe essere abolito, e dovremmo introdurre nella politica agricola comune misure che incoraggino la coltivazione e la rotazione di colture proteiche", conclude Häusling.  
   
 

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